Libro sei capitoli 22, 23: L'ultimo esperimento di Pandora Lovegood

 





Liberamente ispirato a Harry Potter e il Principe Mezzosangue, libro sei capitoli 22, 23: Dopo il funerale, Gli Horcrux





Macchie di luminoso cielo azzurro cominciavano ad apparire sopra le torri del castello, ma quei precoci segnali dell'estate non migliorarono l'umore di Harry.

Sia i tentativi di scoprire cosa faceva Malfoy sia quelli di spingere Lumacorno a rivelare il ricordo represso per decenni erano stati frustrati.
Harry cominciava a pensare che sarebbe stato più facile strappare a uno Stregatto di sua conoscenza la promessa di essere meno dispettoso, almeno sotto le feste.

"Per l'ultima volta, scordati Malfoy" lo esortò Hermione.

Erano seduti in un angolo assolato del cortile. Sia Hermione che Ron avevano in mano un volantino del Ministero della Magia (Errori Comuni di Materializzazione e Come Evitarli) per l'esame di quel pomeriggio, ma i volantini non erano serviti a calmare i nervi: Ron sussultò e cercò di nascondersi dietro Hermione quando una ragazza apparve da dietro l'angolo.

"Non è Lavanda" fece Hermione stufa.
"Oh, bene" disse Ron rilassandosi.
"Harry Potter?" chiese la ragazza, che in realtà era lo Stregatto Conan trasformato con la Pozione Polisucco Speciale per felini magici. "Devo darti questo"
"Grazie..."

"Miao, ma vi divertite così tanto a far sobbalzare il povero Weasley?" chiese Daisy nascosta dietro un muretto del cortile insieme ai suoi amici.
"Abbiamo soltanto unito l'utile al dilettevole, ghghgh!" sogghignò Pietra stiracchiandosi. "Dovevamo fare un piacere a Hagrid e abbiamo preso la palla di pelo al balzo!".
"Immagino che riguardi la sorte della sua adorata Acromantula" mormorò Daisy rattristata.
"Morte e mala sorte sempre son alle porte" sibilò Pietra abbandonandosi ai proverbi. "Però mi stava simpatica quella bestiaccia".
"Ti sei già dimenticato che Aragog ha dato il permesso ai suoi figli di mangiare Harry e Ron!" esclamò Eileen con un tono di voce stizzito.
"E chi sono io per negare un pasto agli affamati?" miagolò Pietra accarezzandosi il pancino. "Piuttosto, vorrei fare qualcosa di più costruttivo. Per esempio, divulgare a Ron la nostra tecnica magica dell'Evaporazione Smaterializzante...E poi puff!".
"L'ultima volta che hai tentato di insegnarla a uno studente umano, abbiamo faticato a rimetterlo insieme: tante bollicine" fece notare Eileen. "Quel Tassorosso...era Ernie McMillan"
"Ah si, come potrei scordarlo?" miagolò lo Stregatto allargando le zampette. "Ci ho messo un'intera giornata per ricostruirgli il naso; faceva starnuti effervescenti, ghghgh!".
"E nonostante tutto la punta del naso gli curva ancora verso l'alto, come un trampolino olimpionico di salto con gli sci, eh, eh, eh!" concluse Conan sghignazzando.

Intanto Harry prese la piccola pergamena con un tuffo al cuore.
Quando la 'ragazza' fu abbastanza lontana osservò: "Silente ha detto che non ci sarebbero state altre lezioni finché non avessi ottenuto il ricordo!"
"Forse vuole controllare che cosa stai facendo" suggerì Hermione. Harry srotolò il foglio, ma invece della lunga stretta calligrafia obliqua di Silente trovò una scrittura larga e scomposta, molto difficile da leggere per la presenza di grosse macchie d'inchiostro colato.

"Cari Harry, Ron e Hermione,
Aragog è morto stanotte. Harry e Ron, voi l'avete conosciuto, e sapete com'era speciale. Hermione, sono sicuro che ti poteva piacere pure a te. Ci tengo tanto se riuscite a fare un salto giù per il funerale stasera. Lo faccio verso il crepuscolo, era il suo momento preferito. So che non dovete stare fuori col buio, ma potete usare il Mantello. Non ve lo volevo chiedere ma da solo non ce la faccio. Hagrid" 

"Guarda qui". Harry passò il biglietto a Hermione.
"Oh, per l'amor del cielo" esclamò lei, scorrendolo in fretta e porgendolo a Ron, che lo lesse con crescente incredulità.
"E' pazzo!" sbottò, furente. "Quella cosa ha detto ai suoi compagni di mangiare me e Harry! Gli ha detto che si potevano servire! E adesso Hagrid si aspetta che andiamo laggiù a piangere su quell'orrendo cadavere peloso!".

"Che cos'ha contro i cadaveri pelosi?" chiese Pietra a Conan appena riunitosi al gruppo felino. "Anche noi diventeremo cadaveri pelosi un giorno, magari per proteggere lui!". 
"Si, miao, ma non saremo proprio 'orrendi', eh, eh, eh!" ridacchiò ancora Conan facendo spallucce.

"Non è solo quello" rincarò Hermione. "Ci chiede di uscire dal castello di notte, e sa che la vigilanza è un milione di volte più stretta, e che finiremmo in guai seri se ci prendessero".

Siamo già andati a trovarlo di notte" le ricordò Harry.
"Si, ma non per una cosa così" rispose lei. "Abbiamo rischiato molto per dare una mano a Hagrid, ma dopo tutto...Aragog è morto. Se ci fosse questione di salvarlo..."

"...Avrei ancora meno voglia di andarci" concluse Ron, deciso. "Tu non l'hai conosciuto, Hermione. Credimi, da morto può solo migliorare, e tanto".

"E' quello che la McGranitt ha detto di noi due a Silente qualche tempo fa" mormorò lo Stregatto a Conan in un orecchio.
"Già, miao!...Minerva ha sempre intravisto il nostro enorme potenziale felino inespresso" convenne Scintillo sogghignando.

Harry riprese il biglietto e fissò le macchie d'inchiostro.
Chiaramente erano cadute fitte lacrime sulla pergamena...

"Harry, non puoi pensare di andare" gemette Hermione. "E' una cosa troppo inutile per farsi punire".
Harry sospirò.
"Si, lo so" ammise. "Immagino che Hagrid dovrà seppellire Aragog senza di noi".
"Proprio così" concluse lei sollevata. "Senti, a Pozioni non ci sarà praticamente nessuno oggi pomeriggio: quasi tutti saranno all'esame...Cerca di ammorbidire un po' Lumacorno!"
"Con la fortuna che ho avuto finora..." concluse Harry amareggiato.
"Fortuna" saltò su Ron all'improvviso. "Harry, è così...Devi essere fortunato!".
"Cioè?"
"Usa la pozione della fortuna!"
"Ron...ma si, si!" fece Hermione, a bocca aperta. "Ma certo! Perché non ci ho pensato io?"
Harry li fissò entrambi. "La Felix Felicis?" chiese. "Non so...la tenevo da parte..."
"Per cosa?" domandò Ron incredulo.
"Cosa diavolo c'è di più importante di quel ricordo, Harry?" insistette Hermione.

Harry non rispose, ma immaginava di usarla diversamente, per conquistare il cuore di Ginny.
"Harry? ci sei?" gli chiese Hermione
"Co...?" Si certo" rispose lui, riprendendosi. "Bè...d'accordo. Se non riesco a far parlare Lumacorno oggi pomeriggio, prenderò un po' di Felix e ritenterò stasera"
"E' deciso, allora" concluse Hermione brusca".
Si alzò e fece un'aggraziata piroetta. "Destinazione...Determinazione...Decisione..." mormorò.

                                 

Mentre i grifondoro continuavano la conversazione sulla disgrazia accaduta alle sorelle Montgomery, il cui fratellino era stato ucciso dal famigerato Lupo Mannaro Fenrir Greyback, gli Stregatti stavano riordinando le idee.

"Ci vorrebbe una Felix Felicis Speciale per Stregatti per sconfiggere il Signore Oscuro" brontolò Pietra stropicciandosi gli occhietti.
"Anche tre" aggiunse Conan meditabondo. "Perfino sette, il numero magico più potente"
"Perché non chiediamo di prepararla a Severus?" domandò Eileen con un tono di voce incerto. 
"La Felix per Stregatti è da anni in fase sperimentale" osservò Daisy preoccupata. "Severus potrebbe fare la stessa fine della madre di Luna Lovegood".
"In effetti, è stato suo il primo tentativo di crearla. Era scritto nella Gazzetta del Miagolio Profetico" miagolò Conan annuendo. "Le pergamene con le sue promettenti ricerche sono gelosamente custodite da sua figlia  Luna".
"Promettenti si, ma di sicuro qualcosa è andato storto, e lei è morta" osservò Pietra serio. "Tuttavia, Severus potrebbe riuscire a capire quale ingrediente o procedimento sbagliato ha portato al disastro e...".
"E' un rischio enorme!" lo interruppe Daisy. "Innanzitutto Luna dovrebbe consegnarci le ricerche sperimentali e non lo farà mai".
"Le faremo capire che sua madre non deve essere morta invano!" esclamò Pietra risoluto. "E che i risultati dei suoi esperimenti potrebbero condurre il professor Piton alla pozione a cui lavorava da una vita intera: voleva chiamarla Felix Felicis Miagolix".
"Come fai a sapere che lei desiderava chiamarla così?" domandò Daisy insospettita. "Sono trascorsi tanti anni e..."

Lo Stregatto non rispose e voltò improvvisamente le spalle ai suoi amici.

"Perché Pandora Lovegood lavorava a quella pozione, Pietra?" lo incalzò Eileen incuriosita.
"Perché glielo avevo chiesto io" mormorò Pietra tremante. "Non avrei dovuto..."
Poi alcune lacrime sgorgarono dal suo musetto, colto dal senso di colpa mai superato.

La campanella suonò nel castello e sia Hermione che Ron balzarono in piedi, terrorizzati.
"Andrete benissimo" augurò Harry a tutti e due, mentre si dirigevano alla Sala d'Ingresso per incontrarsi con i compagni che dovevano affrontare l'esame di Materializzazione. "Buona fortuna".
"Anche a te!" replicò Hermione con uno sguardo eloquente". Harry si avviò verso i sotterranei.

Erano solo in tre alla lezione di Pozioni, Harry, Ernie, e Draco.
Tutti studenti che non potevano sostenere l'esame di Materializzazione a causa del mancato compimento dei diciassette anni.
Lumacorno sembrava di buon umore e, vista la situazione, chiese ai ragazzi di preparargli delle pozioni a piacere, ma che fossero in grado di sorprenderlo. 

Dopo circa un'ora e mezzo, Ernie aveva tentato di creare una pozione di sua invenzione, ma il risultato fu una sorta di gnocco violaceo in fondo al calderone. 
Draco andò sul sicuro preparando una Pozione Singhiozzante, che l'anziano professore definì passabile.
Invece Harry, aiutato dal solito libro di Pozioni Avanzate, presentò a Lumacorno una Pozione di Euforia pesantemente corretta dal Principe Mezzosangue.

"Bè, ma guarda, ha un'aspetto delizioso" mugolò Lumacorno battendo le mani e fissando il contenuto giallo sole del calderone di Harry. "Euforia, suppongo. E cos'è che sento? Mmm...hai aggiunto un ciuffetto di menta piperita, vero? Poco ortodosso, ma è stato un lampo d'ispirazione, Harry. Certo, serve a controbilanciare gli sporadici effetti del canto
 esagerato e del pizzicore al naso...Non so proprio dove trovi queste idee folgoranti, ragazzo mio...a meno che..."

Harry spinse col piede il libro del Principe Mezzosangue più a fondo nella borsa.

"...non siano i geni di tua madre che si risvegliano in te!"
"Oh...si, forse" balbettò Harry sollevato.

Sia Ernie che Malfoy uscirono non appena suonò la campana.

"Signore" esordì Harry, ma Lumacorno si guardò subito indietro; quando vide che nella stanza erano rimasti soltanto lui e Harry, corse via più veloce che poteva.
"Professore...professore, non vuole assaggiare la mia po...?" gridò Harry disperato.
Ma Lumacorno era sparito. 

"Pensi che abbia visto per un attimo il mio musetto e si sia impaurito?" chiese Pietra alla spalle di Harry, mentre volteggiava in alto insieme a Conan con la cappottina invisibile.
"Considerati i nostri catastrofici precedenti a Pozioni, chi può dargli torto?" mormorò Conan. "Ma non escluderei che stavolta il suo problema principale si chiami Potter".
"Siamo stati forse retrocessi da Horace a problema secondario?" chiese lo Stregatto ingrugnito.
"Temo di si" miagolò Conan sbuffando. "Harry è Harry, fattene una ragione".

Deluso, Harry vuotò il calderone, raccolse le sue cose, uscì dalla segreta e salì lentamente le scale fino alla Sala Comune.

Ron e Hermione tornarono nel pomeriggio tardo. 
Il povero Ron era stato bocciato per aver lasciato indietro mezzo sopracciglio, invece Hermione se l'era cavata splendidamente come al solito.
Entrambi furono messi al corrente da Harry del nuovo tentativo fallito con Lumacorno.

Passarono gran parte della cena a insultare l'esaminatore di Materializzazione per la sua pignoleria, poi si ritirarono in Sala Comune.

"Allora Harry...hai intenzione di usare la Felix Felicis?" chiese Ron.
"Si, mi sa che dovrò" rispose Harry. "Non credo che mi servirà tutta, copre dodici ore, e non mi ci può volere la notte intera...Ne berrò un sorso. Due o tre ore dovrebbero bastare"
"E' una sensazione magnifica" evocò Ron con aria nostalgica. "Come se non potessi fare niente di sbagliato".
"Ma che cosa dici?" rise Hermione. "Tu non l'hai mai presa!"
"Già, ma credevo di si!" ribatté Ron, come se spiegasse una cosa ovvia. "Non fa differenza..."

                                       

Siccome avevano appena visto entrare Lumacorno in Sala Grande, indugiarono per un po' nella Sala Comune. Il piano prevedeva che Harry gli lasciasse il tempo di mangiare con calma, prima di andare a trovarlo nel suo ufficio.
Quando il sole discese fino a sfiorare le cime degli alberi nella foresta proibita, salirono nel dormitorio furtivamente, poi Harry tirò fuori la bottiglia scintillante, nascosta in un paio di calzini nel fondo del suo baule.

"Bè, eccola" disse; la sollevò e bevve un sorso attentamente misurato.
"Che cosa si prova?" sussurrò Hermione

Per un attimo Harry non rispose. Poi, lenta ma costante, lo pervase un'euforica sensazione di infinite possibilità; si sentiva in grado di fare qualunque cosa al mondo...e ottenere il ricordo di Lumacorno all'improvviso non sembrò solo fattibile, ma decisamente facile...
"Ottimo" dichiarò. "Davvero ottimo. Bene...vado da Hagrid"
"Cosa?" esclamarono in coro Ron e Hermione, atterriti.
"No, Harry...devi andare a trovare Lumacorno, ricordi?" lo incalzò Hermione.
"No" rispose Harry, sicuro di sé. "Vado da Hagrid, sento che è una buona idea andare da Hagrid".
"Senti che è una buona idea seppellire un ragno gigante?" chiese Ron, esterrefatto.
"Si" ribadì Harry, sfilando dalla borsa il Mantello dell'Invisibilità. "Sento che è là che devo essere stasera, capite?"
"No" risposero gli altri due all'unisono, ormai decisamente preoccupati.
"Siamo sicuri che questa sia la Felix Felicis?" chiese Hermione ansiosa, tenendo la bottiglietta controluce. "Non è un'altra boccetta piena di...non so..."
"Essenza di Idiozia?" suggerì Ron, mentre Harry si gettava il Mantello sulle spalle.
Harry rise e Ron e Hermione si accigliarono ancora di più.
"Credetemi" li tranquillizzò. "So quello che faccio...o almeno..." e andò con calma verso la porta. "Lo sa la Felix Felicis".

Si tirò sulla testa il Mantello dell'Invisibilità e, con Ron e Hermione alle calcagna, scese le scale e varcò la porta aperta.
Tuttavia, mentre si dirigeva verso il ritratto della Signora Grassa passando attraverso Ginny e Dean, i suoi amici furono bloccati da una gelosissima Lavanda Brown che, avendo visto Hermione uscire dal dormitorio dei maschi insieme a Ron, pretendeva spiegazioni.
Il ritratto si richiuse dietro Harry e, con crescente euforia, attraversò il castello senza incontrare nessuno: quella sera era la persona più fortunata di Hogwarts.

Non aveva idea del perché andare da Hagrid fosse la cosa giusta. Era come se la pozione illuminasse pochi passi alla volta: non vedeva la destinazione finale, non vedeva quando sarebbe entrato in scena Lumacorno, ma sapeva che quello era il percorso giusto per ottenere il ricordo.

Quando raggiunse la Sala d'Ingresso scoprì che Gazza si era dimenticato di chiudere il portone. Raggiante lo spalancò e respirò l'odore di erba e aria pulita, prima di scendere la scalinata e tuffarsi nel tramonto. 
Quando mise piede sull'ultimo gradino gli venne in mente che sarebbe stato molto piacevole arrivare da Hagrid attraverso l'orto. Non si trovava proprio sulla strada, ma gli fu chiaro che era un capriccio da seguire, quindi lo fece. 
Nell'orto fu  lieto, ma non del tutto sorpreso, di trovare il professor Lumacorno immerso in conversazione con la professoressa Sprite.
Harry si appostò dietro un basso muretto di pietra, in pace con il mondo, e ascoltò le loro chiacchere.

"...Ti ringrazio per avermi dedicato il tuo tempo, Pomona" disse Lumacorno, affabile. "Gran parte delle autorità convengono che sono efficaci al massimo se colte al crepuscolo"
"Oh, è verissimo" ribatté la professoressa Sprite con calore. "Ti bastano?".
"Bastano, bastano" rispose Lumacorno che trasportava una bracciata di piante fronzute. "Dovrebbero esserci foglie sufficienti per ciascuno dei miei ragazzi del terzo anno, e un po' di scorta se qualcuno le cuoce troppo...Bè, buonasera a te, e mille grazie ancora!"

La professoressa Sprite svanì verso le sue serre nell'oscurità crescente e Lumacorno si diresse verso Harry, invisibile.
Preso dall'immediato desiderio di rivelarsi, Harry si sfilò il Mantello con uno svolazzo. 

"Buonasera, professore".
"Per la barba di Merlino, Harry, mi hai spaventato" esclamò Lumacorno, immobilizzandosi con aria guardinga. "Come hai fatto a uscire dal castello?"
"Credo che Gazza si sia dimenticato di chiudere a chiave il portone" rispose allegramente Harry, e fu contento di vedere Lumacorno incupirsi.
"Denuncerò quell'uomo: è più preoccupato dell'immondizia che di una sorveglianza accurata, se vuoi saperlo...Ma perché sei qui fuori, Harry?"
"Bè, signore, è per Hagrid" spiegò Harry, sapendo che la cosa giusta da fare in quel momento era dire la verità. "E' sconvolto...ma lei non lo dirà a nessuno, professore? Non voglio che finisca nei guai..."
La curiosità di Lumacorno ormai era destata.

"Bè, non posso prometterlo" borbottò. "Ma so che Silente si fida ciecamente di lui, quindi sono sicuro che non può essere alle prese con niente di terribile..."
"Bè, è per via di quel ragno gigante, l'ha tenuto per anni...viveva nella Foresta...sapeva parlare eccetera..."
"Ho sentito dire che c'erano delle Acromantule nella Foresta" sussurrò Lumacorno, guardando la massa di alberi neri. "E' vero, allora?".
"Si" rispose Harry. "Ma questo, Aragog, il primo che Hagrid abbia mai avuto, è morto ieri notte. Lui è distrutto. Vuole compagnia per seppellirlo e io ho promesso che sarei andato".
"Commovente, commovente" mormorò Lumacorno distratto, gli occhi fissi sulle luci lontane della capanna di Hagrid. "Ma il veleno dell'Acromantula è molto prezioso...se la bestia è appena morta forse non si è ancora essiccato...è ovvio non farei nulla che possa turbare Hagrid...ma se ci fosse un modo per procurarsene un po'...insomma, è praticamente impossibile prendere il veleno a un'Acromantula quando è viva..."
Lumacorno sembrava più rivolto a se stesso che a Harry.
"...è un orribile spreco non raccoglierlo...una pinta potrebbe fruttare cento galeoni...Per essere sincero il mio stipendio non è molto alto".

E Harry seppe con chiarezza che cosa doveva fare.
"Bè" cominciò, con un'esitazione del tutto convincente, "bè, se vuole venire, professore, a Hagrid farebbe tanto piacere...per dare un addio più degno a Aragog, sa..."
"Si, certo" rispose Lumacorno, gli occhi lustri di entusiasmo. "Sai cosa ti dico, Harry? Ci vediamo giù con un paio di bottiglie...Berremo alla...bè, non alla salute...della povera bestia, ma le diremo addio con stile, comunque, una volta sepolta. E mi cambierò la cravatta, questa è un po' vivace per l'occasione...".

Corse indietro al castello, e Harry filò da Hagrid, felice. 
Ma il ragazzo non era solo: Kitty Tiffany detta 'Hope' e la sua amica Bia Langdon avevano ricevuto l'ordine dal loro direttore felino di seguirlo con discrezione.

"Dentro le mura del castello?" aveva obiettato Hope con aria annoiata. "Dobbiamo proteggere Potter dalla sua ombra?".
"Non mi fido delle Acromantule" aveva miagolato lo Stregatto. "Vanno sempre dove le porta il vento oscuro".
"Ma Aragog è morto" aveva aggiunto Bia. "E il Signore Oscuro è troppo impegnato per presentarsi a un funerale".
"A quanto pare Aragog è a pancia all'aria" aveva ribadito Pietra. "Ma i suoi figli no"
"Non usciranno mai dalla loro tana prima di aver deciso il suo successore" aveva replicato Bia sorridendo diplomaticamente.
"Neanche se glielo ordinasse il Signore Oscuro, miao?" aveva domandato Pietra sgarbatamente. "In ogni caso, il successore di Aragog si chiama Buragog, il figlio maggiore".

                              

Un lieve soffio di vento parve schiaffeggiare le studentesse feline proprio in quel momento.

Quando Harry arrivò alla Capanna il giovane grifondoro trovò il suo amico in uno stato pietoso.

"Dove lo seppelliamo?" chiese Harry dopo aver cercato di giustificare l'assenza di Ron e Hermione. "Nella Foresta?"
"Porca vacca, no" rispose Hagrid, asciugandosi gli occhi col lembo della camicia. "Gli altri ragni non mi lasceranno mica avvicinare alle loro ragnatele adesso che Aragog è morto. Ho scoperto che era solo per lui che non mi hanno mangiato! Ma ci credi, Harry?"

La risposte sincera era 'si'. Harry ricordava fin troppo bene quando lui e Ron si erano trovati faccia a faccia con le Acromantule: avevano chiarito senz'ombra di dubbio che solo la presenza di Aragog aveva impedito loro di mangiarsi Hagrid.

Anche gli Stregatti la pensavano alla stessa maniera.
"Era l'ora che Hagrid si svegliasse!" borbottò Conan nascosto insieme agli altri felini sul tetto della capanna.
"No, no" lo corresse Eileen scuotendo la testolina. "Ancora non ci crede".
"Anche noi abbiamo avuto problemi con le Acromantule" ammise Daisy. "Ma siamo sempre stati in buoni rapporti con Aragog. Era un tipo allegro, riconoscente, e sportivo".
"Si, vinceva sempre lui a tennis" aggiunse Pietra stizzito. "Bè, giocava con sei racchette".

C'era però un pensiero che faceva soffrire Hagrid più del comportamento dei figli di Aragog.

"Non c'è mai stato un posto della Foresta dove non potevo andare!" sospirò Hagrid, scuotendo la testa. "Mica é stato facile tirar fuori di là il corpo di Aragog, te lo dico io...Di solito i morti se li mangiano, sai...Ma io volevo darci una bella sepoltura...un addio come si deve..."

"E' vero, non è stato semplice coprire la fuga di Hagrid mentre trascinava il corpo di Aragog verso la Capanna" ammise Eileen. "Ho perso il conto di quante bestiacce abbiamo schiantato".
"Oh, Rubeus credeva di essere stato più lesto di loro, hi, hi, hi!" ridacchiò Daisy. "E' così ingenuo da far tenerezza"
"E io ho avuto l'onore di conoscere e battere in duello Buragog il nuovo 'Re' delle Acromantule" esclamò Pietra battendosi il petto. "Il tempo di uno starnuto ed è crollato con un destro alla mandibola, ghghgh!". 
"Buragog è allergico ai peli di Stregatto: aveva perso prima di cominciare" mormorò Conan ad un orecchio dell'amico.
"Ehm, in effetti..." miagolò sottovoce Pietra sogghignando.

Intanto Hagrid proruppe in singhiozzi e Harry riprese a dargli pacche sul gomito, dicendo (perché la Felix Felicis sembrava suggerirlo) : "Il professor Lumacorno mi ha visto venire quaggiù, Hagrid".
"Non sei mica nei guai, eh?" chiese lui, alzando la testa allarmato. "Lo so, è colpa mia, non devi stare fuori del castello la sera..."
"No, no, quando ha saputo che cosa facevo ha detto che piacerebbe anche a lui venire a rendere l'estremo omaggio a Aragog" rispose Harry. "E' andato a mettersi qualcosa di più adatto, credo...e ha detto che avrebbe portato delle bottiglie per bere alla memoria di Aragog".

Hagrid era stupito dalla tanta disponibilità mostrata dall'anziano maestro di Pozioni, ma apprezzò la sua 'sensibilità' nei confronti di un collega in lutto: il dono di vedere solo la parte migliore delle persone e le loro buone intenzioni lo rendeva unico al mondo.

"Lo seppelliamo qui, Hagrid, nel tuo giardino?" chiese Harry.
"Appena dietro il campo delle zucche, direi" rispose Hagrid con voce soffocata. "Ho già scavato la...insomma...la fossa. Pensavo che potevamo dire qualcosa su di lui. Ricordi felici, sai...".

"A proposito di ricordi...durante una partita al buio, a Wimbledon, Aragog ha voluto giocare con sei palline e mi ha fatto un 'ace' " brontolò Pietra. "Un ricordo felice, no?".
"Non è una media da John McEnroe" commentò Conan sbadigliando. "Ma si, è un ricordo felice, eh, eh, eh!".
"Bene, miao, adesso lasciamo che Kitty e Bia si occupino di Potter e andiamo alla Sala Comune di Corvonero" mormorò lo Stregatto facendo cenno ai compagni di Smaterializzarsi con il solito 'puff'.
"Vuoi parlare con lei?" chiese Eileen
"Cosa ho da perdere?" rispose lo Stregatto
"E se Luna non volesse..." miagolò Daisy senza finire la frase
"Non insisterei" concluse Pietra mettendosi la zampetta sul cuore.

La voce di Rubeus tremò e si spezzò. Qualcuno bussò alla porta e lui andò ad aprire, soffiandosi il naso nell'enorme fazzoletto a pallini. Lumacorno varcò la soglia, con parecchie bottiglie fra le braccia; portava una lugubre cravatta nera.

"Hagrid" esordì con voce profonda e contrita. "Mi spiace della tua perdita".
"Molto gentile da parte tua" replicò Hagrid. "Grazie mille, e grazie che non hai punito Harry, anche..."
"Non me lo sarei mai sognato" ribatté Lumacorno. "Triste notte, triste notte...dov'è la povera creatura?"
"Qui fuori" sospirò Hagrid con voce tremante. "Dobbiamo...dobbiamo cominciare, allora?"

Uscirono in giardino. I raggi della luna, che scintillava pallida tra gli alberi, si mescolavano con la luce che dalla finestra illuminava il corpo di Aragog sul bordo di una grande fossa, accanto a un cumulo di terra alto tre metri.

"Magnifico" osservò Lumacorno, avvicinandosi alla testa del ragno. 
A Harry parve di udire un tintinnio di bottiglie mentre Lumacorno si chinava sulle tenaglie, osservando l'enorme testa pelosa.
"Mica tutti capiscono la loro bellezza" commentò Hagrid alla schiena di Lumacorno, con le lacrime che traboccavano dagli occhi ridotti a fessure. "Non sapevo che ti interessassero le creature come Aragog, Horace".
"Se mi interessano? Mio caro Hagrid, io le venero" rispose Lumacorno allontanandosi dal corpo. 
Harry vide una bottiglia luccicare per un istante sotto il suo mantello, ma Hagrid non notò nulla.
"Ora...procediamo alla sepoltura?" continuò Horace. 
Hagrid annuì, Aragog fu deposto nella fossa, e il maestro di Pozioni si offrì  di dire due parole in commemorazione dell'Acromantula.

'Deve aver spremuto da Aragog un sacco di ottimo veleno' pensò Harry, perché Lumacorno si avvicinò all'orlo della fossa con un cipiglio soddisfatto e declamò con voce lenta e solenne:" Addio, Aragog, re degli aracnidi, la cui lunga e fedele amicizia non sarà mai dimenticata da coloro che ti conobbero! Anche se il tuo corpo si decomporrà, il tuo spirito aleggia nei luoghi tranquilli e fitti di ragnatele della tua foresta natia. Possano i tuoi discendenti dai molti occhi prosperare e i tuoi amici umani trovare consolazione per la perdita che hanno subito".

"Dove ha detto che aleggia il suo spirito?" chiese Kitty Hope distrattamente accucciata dietro una enorme zucca.
"Dove gli pare, miauuuhhh" rispose Bia sbadigliando. 

                                   

"E' stato...è stato...bello!" ululò Hagrid. Lumacorno lo rincuorò, poi con un colpo di bacchetta sotterrò Aragog sotto un cumulo regolare di terra.

"Andiamo dentro a bere qualcosa. Reggilo dall'altra parte, Harry...così...Vieni, Hagrid...bravo..."

Depositarono Hagrid su una sedia vicino al tavolo, dove il suo cagnone Thor si avvicinò posandogli la testa pesante in grembo.
Lumacorno ammise di aver fatto 'provare' il contenuto delle bottiglie dagli Elfi domestici, per assicurarsi che non vi fossero veleni.
Harry si immaginò la faccia di Hermione se fosse venuta a conoscenza di questo abuso, ma decise di non farne mai parola con lei.
D'altra parte Lumacorno riteneva cinicamente che, dopo quello che era successo a Ron, ribattezzato 'Rupert' nell'occasione, il fine giustificasse i mezzi.
E infine, dopo aver versato il vino in dei grossi boccali, brindarono alla memoria di Aragog.

Sia Lumacorno che Hagrid bevvero molto. Invece Harry, illuminato dalla Felix Felicis, finse solo di mandare giù un sorso e posò il boccale sul tavolo.

"Ce l'avevo da quando era un uovo" rammentò Hagrid malinconico. "Era una cosina, quando è uscito. Grande come un Pechinese".
"Che dolce" commentò Lumacorno.
"Lo tenevo in un armadio su a scuola finché...bè..."
Hagrid si rabbuiò. Harry sapeva il perché: Tom Riddle era riuscito a farlo espellere da scuola con l'accusa di aver aperto la Camera dei Segreti.

"Ma il Drago Pechinese è enorme!" obiettò Hope sorpresa origliando dal vetro aperto di una finestra.
"Ti sbagli con il Petardo Cinese" la corresse Bia Langdon. "Comunque, Rubeus parlava di cani, quelli con una testa sola".

Ma Lumacorno non sembrava ascoltare, era già in cerca di altri tesori all'interno della capanna, come i rari crini di Unicorno che pendevano dai rami del soffitto.
Quando l'anziano insegnante glieli fece notare, Hagrid gli spiegò che li usava come bende per curare gli animali feriti.

A questo punto la Felix Felicis diede a Harry come un colpo di gomito, facendogli notare che la scorta di alcool si stava rapidamente esaurendo.
Lui non era ancora arrivato a eseguire l'Incantesimo Rabbocco senza pronunciarlo ad alta voce, ma quella sera l'idea di non riuscirci era ridicola.
E per la prima volta in vita sua il giovane grifondoro eseguì un Incantesimo non verbale.

Dopo un'ora Hagrid e Lumacorno cominciarono a fare brindisi bizzarri: a Hogwarts, a Silente, al vino elfico e a...
"Harry Potter!" urlò Hagrid, versandosi un po' del quattordicesimo secchio di vino sul mento.
"Oh, si" gridò Lumacorno con voce un po' incerta. "A Perry Otter il Ragazzo Prescelto Che...bè...qualcosa del genere" borbottò, e bevve d'un fiato a sua volta.

Dopo non molto, Hagrid si fece di nuovo piagnucoloso e consegnò un'intera coda di unicorno al collega, il quale la intascò brindando all'amicizia, alla generosità, e ai dieci galeoni al pelo.
Poi cantarono abbracciati una canzone triste dedicata a un mago chiamato Odo.

"...Terribile" grugnì Hagrid prima di addormentarsi. 
La canzone gli aveva ricordato la tragica fine di James e Lily.
"Mi spiace" biascicò Lumacorno con un singhiozzo. "Sono stonato da far paura".
"Hagrid non parlava del suo modo di cantare" mormorò Harry. "Parlava della morte dei miei genitori".
"Oh" fece Lumacorno, soffocando un rutto. "Oh, caro, si, è stato...è stato davvero terribile...terribile...terribile".
Non sapeva cosa dire e così tornò a riempire i boccali.
"Non...non te lo ricordi, Harry, vero?" chiese un po' impacciato.
"No...bè, avevo solo un anno quando sono morti" replicò Harry. "Ma nel frattempo ho scoperto quello che accadde. Mio padre morì per primo. Lo sapeva?"
"Io...no" rispose Lumacorno con voce soffocata. 
"Si...Voldemort lo uccise e poi scavalcò il suo corpo per andare da mia madre" raccontò Harry.
Lumacorno rabbrividì, ma sembrava incapace di distogliere lo sguardo dal volto di Harry.
"Le disse di togliersi di mezzo" continuò Harry, implacabile. "A me ha detto che lei non doveva morire. Voleva solo me. Lei poteva fuggire".
"Oh, cielo" esalò Lumacorno. "Poteva...non c'era bisogno...è orribile..."
"Vero?" disse Harry, la voce poco più di un sussurro. "Ma lei non si mosse. Mio padre era già morto, ma lei non voleva che morissi anch'io. Cercò di supplicare Voldemort. Lui rise..."
"Basta!" esclamò Lumacorno all'improvviso, alzando una mano tremante. "Non riesco a immaginare chi non potesse, dopo averla conosciuta...così coraggiosa...così divertente...E' stata una cosa assolutamente orribile..."
"Ma lei non vuole aiutare suo figlio" disse Harry. "Mia madre mi ha dato la sua vita, ma lei non vuole darmi un ricordo".

Il russare tonante di Hagrid riempiva la capanna. Harry fissò gli occhi pieni di lacrime di Lumacorno, che sembrava incapace di distogliere lo sguardo.

"Non dire così" sussurrò. "Non è questione di...se fosse per aiutare te, naturalmente...ma non serve a nulla..."
"Serve" insisté Harry con voce chiara. "Silente ha bisogno di informazioni. Io ho bisogno di informazioni".

Sapeva di essere al sicuro: La Felix Felicis gli stava dicendo che Lumacorno non avrebbe ricordato nulla la mattina dopo. Guardandolo dritto negli occhi, si chinò appena verso di lui.

"Io sono il Prescelto, io devo ucciderlo. Io ho bisogno di quel ricordo" disse Harry.

Lumacorno divenne più pallido che mai, la sua fronte scintillava di sudore.

"Tu sei davvero il Prescelto?"
"Certo che lo sono" rispose Harry tranquillo.
"Ma allora...mio caro ragazzo...mi chiedi molto...mi chiedi, in effetti, di aiutarti nel tentativo di distruggere..."
"Non vuole liberarsi del mago che uccise Lily Evans?"
"Harry, Harry, certo che si, ma..."
"Ha paura che lui scopra che mi ha aiutato?"

Lumacorno non disse nulla; era terrorizzato.

"Sia coraggioso come mia madre, professore..."
"Non vado fiero..." sussurrò Lumacorno, che per un attimo parve un neonato enormemente cresciuto. "Mi vergogno di quello...di quello che il ricordo mostra...Credo di aver provocato un grosso danno quel giorno..."
"Rimedierebbe a qualsiasi danno, consegnandomi il ricordo" dichiarò Harry. "Sarebbe un'azione molto coraggiosa e nobile".

Hagrid si agitò nel sonno e continuò a russare, mentre Lumacorno e Harry si fissarono in silenzio. Un silenzio che la Felix suggerì a Harry di non rompere.
Poi, molto lentamente, Lumacorno si mise la mano in tasca e estrasse la bacchetta.
Infilò l'altra mano nel mantello e prese una bottiglia vuota.
Senza levare gli occhi da Harry, si sfiorò la tempia con la bacchetta e ne staccò un lungo argenteo filo di memoria appeso alla bacchetta. Il ricordo si tese sempre di più finché non si spezzò e dondolò, luminoso e opalescente.
Lumacorno lo depose nella bottiglia dove si acciambellò, poi si dilatò, vorticando come gas. Tappò la bottiglia con mano tremante e la passò sopra il tavolo a Harry.

"Grazie mille, professore"
"Sei un bravo ragazzo" piagnucolò Lumacorno, con le lacrime che gli colavano dalle guance grasse ai baffoni da tricheco. "E hai i suoi occhi...Però non pensare troppo male di me quando lo vedrai..."

"Ma perché dovrebbe pensare male di lui?" domandò Kitty Tiffany alla sua amica.
"I professori hanno sempre qualcosa da farsi perdonare quando danno i voti" borbottò Bia
"Chissà se Pietra è  disposto a darci qualcuno dei suoi ricordi" miagolò Kitty ridacchiando
"Magari un ricordo da lui dimenticato, che però non dimentica Pietra" aggiunse Bia facendo spallucce. "Un ricordo che vuole essere ricordato....ma cosa sto miagolando?".
 
E anche il Maestro di Pozioni posò la testa sulle braccia come aveva fatto Hagrid, sospirò profondamente e si addormentò.

                                  

Nel frattempo, alla Torre Ovest, nella Sala Comune di Corvonero, Luna Lovegood guardava solitaria fuori dalla finestra, grata a chi le riportava sempre indietro gli oggetti che gli altri studenti gli nascondevano in giro per Hogwarts.

"Miao, Luna...devo miagolarti di..." iniziò Pietra quasi sottovoce, spinto in avanti bruscamente da Eileen, Conan e Daisy.
"Di mia madre, Professor Pietra?" lo interruppe lei voltandosi verso di loro. "Dopo tutte le scarpe che mi hai riportato in questi anni, cominciavo a domandarmi quando ti saresti deciso a..." 
"...Si, vorrei parlarti della mia amica Pandora Lovegood" miagolò lo Stregatto sospirando, "e dell'esperimento magico in cui perse la vita".

Luna osservò il soffitto della Sala Comune dove era presente un cielo stellato con delle stelle color bronzo, poi il suo sguardo s'incontrò con quello del felino.

"Ti ricordi quando ero piccola, a casa mia?...Ingoiasti un'enorme Prugna Dirigibile e ti legammo come un palloncino per non farti volare via" continuò Luna come se non avesse sentito le parole di Pietra. "Mia madre ti adorava: non aveva mai conosciuto nessuno che aveva confuso i cervelli dei Gorgosprizzi e dei Nargilli. Di solito avviene il contrario".

Lo Stregatto fece di tutto per non sghignazzare, ma non poté fare a meno di abbozzare un sorriso.

"Si, miao, a volte mi prestavo...come cavia...per i suoi..." miagolò il direttore di Violafucsia lentamente.
"Oh, lei amava fare esperimenti" precisò Luna prendendo un pacco pieno di pergamene dal suo zaino. "La Mamma non desiderava fare altro nella vita".
"Ma il suo ultimo esperimento è stata un'idea mia, sigh-miao"
"Glielo avevi proposto tu, vero. Ma prima o poi lo avrebbe fatto anche da sola, proprio perché era tua amica. Proprio perché amava 'sperimentare' ogni nuovo tipo di magia e di pozioni".
"Ecco io... Davvero credi...?"
"Si, è così. E tu vuoi il suo materiale di ricerca sulla Felix Felicis Miagolantis"
"Se non hai niente in contrario"
"Puoi averlo. Spero che qualcuno riesca a finire il suo lavoro, per esempio il professor Piton"
"Certamente non io, Luna. Dov'è la relazione di Pandora?"
"Come si diverte a dire la mia amica Helena Corvonero...'se lo chiedi non lo saprai mai, se lo sai devi solo chiedere'..."
"Per i baffi del gatto di Merlino! Devo cercarla per anni nella Stanza delle Necessità?"
"No, stavo scherzando" ridacchiò Luna porgendogli il pacco. "E' tutto qui dentro: cinque anni di ricerche".
"Ti ringrazio, Luna" miagolò Pietra facendole un inchino prima di lasciarla ai suoi pensieri. "Ti aggiornerò costantemente sui progressi del professor Piton, lo giuro".
"Il professor Piton ha già accettato?" chiese Luna incuriosita.
"No, miao" miagolò Pietra sogghignando. "Per Sev sarà una...sorpresa!".
"Capisco, il solito Pietra Stregatto"
"Grazie infinite Luna, miao"

Lo Stregatto e gli altri felini scomparvero, mentre un altro paio di scarpe 'smarrite'  e un dispettoso studente di Corvonero schiantato giacevano davanti alla ragazza compiaciuta.

"Quello  Stregattaccio mattacchione farà in modo che il tuo ultimo sogno si realizzi, mamma" mormorò Luna guardando delle nuvole allontanarsi dal castello che assumevano forme in cui lei ricercava i lineamenti del volto di sua madre. "Lo so, lo so: Pietra avrà bisogno di molta Fortuna Liquida per uscire vivo da un altro scontro con il Signore Oscuro".

Intanto nell'ufficio del professor Piton, il Libro Stregatto degli Stregatti si materializzò all'improvviso accanto all'insegnante, che sobbalzò leggermente, intento a correggere i compiti di Tiger e Goyle.

"Non smetti mai di lavorare, miao?" chiese il Fondatore della Casa di Violafucsia ridacchiando.
"A dire il vero, ho quasi finito" sibilò Severus accartocciando le pergamene e gettandole nel cestino sotto la sua scrivania. "A cosa devo l'onore della tua visita?"
"Sei stato scelto, scscsc!" esclamò Violafucsia. "Congratulazioni!!!"
"Ti riferisci alla questione di Silente?" chiese Severus nascondendo le mani sotto il mantello. 
"No, no, no" rispose il Libro Magico. "Però, gli altri quattro Fondatori nei ritratti sono d'accordo con la sua strategia, specialmente Salazar"
"Dovrò ricordarmi di passare al terzo piano nella Sala dei Ritratti a ringraziarli" disse il maestro di Pozioni con un tono di voce carico di ironia.
"Veramente...mi riferivo a Pietra. Ebbene si, sei stato scelto da lui" continuò il Fondatore lasciandosi andare a qualche colpetto di tosse teatrale. "Si dà il caso che il mio erede sia entrato in possesso del lavoro quinquennale di Pandora Lovegood sulla Felix Felicis Miagolix e stia per piombare nel tuo ufficio".
"E' incompleto" sibilò Piton secco, l'espressione improvvisamente seria. "La donna è morta perché non ha selezionato bene l'ingrediente in grado di far quagliare la pozione senza farla esplodere"
"Ma tu hai scoperto qualcosa durante le tue ricerche a Hogwarts, non è così?" domandò Violafucsia soave. "Hai capito che un veleno naturale potrebbe aiutare a...".
"Ciò è corretto" replicò Severus lievemente innervosito. "In questi anni ho portato avanti studi teorici su decine e decine di veleni, ma nessuno di essi garantisce il risultato sperato".
"Ehm, hai provato con il veleno dell'Acromantula, caro Sev?"
"E' praticamente impossibile ottenere il veleno da un'Acromantula viva" sibilò il direttore di Serpeverde arricciando le labbra, "mentre da morte vengono mangiate dai loro simili, pertanto...".
"Si dà di nuovo il caso che il tuo collega Lumacorno abbia estratto una fiala di veleno da Aragog, l'amico defunto di Hagrid, prima di seppellirlo " fece notare lo Stregatto Violafucsia sbattendo la copertina come per applaudire.
"Davvero?" sibilò Severus colto di sorpresa. "Bè, il professor Horace Lumacorno non lo cederà mai. Il veleno di Acromantula è così raro che..."
"...Che, su mio suggerimento, Pietra glielo ha già rubato" concluse Violafucsia sogghignando. "Buona Fortuna Liquida, Sev!"
"Almeno stavolta non è stata coinvolta la professoressa McGranitt" commentò Piton pensando agli innumerevoli furti nell'ufficio della direttrice di Grifondoro.

E mentre Piton lo fissava ansioso di mettersi all'opera con la temibile pozione, il Fondatore felino scomparve in un 'puff' miagolante.
Poi qualcuno bussò alla porta dell'ufficio del direttore di Serpeverde.

"Ah, sei tu, Pietra?" domandò Severus fissando la maniglia della porta che si abbassava. "Accomodati pure"

La porta si aprì, ma fece capolino la professoressa McGranitt.

"Spiacente di deluderti, Severus" disse Minerva, lo sguardo inferocito. "Sto cercando la bestiaccia, sai dirmi dove..."
"Cosa ha fatto stavolta il nostro  stimato collega?" la interruppe Piton, gli occhi a fessura.
"Ha ordinato una cassa del miglior idromele per Horace; pare che debba farsi perdonare qualcosa"
"Con i galeoni del tuo borsellino, suppongo"
"Era troppo facile da indovinare!"
"Silente ti rimborserà"
"D'accordo, ma rivoglio anche il mio borsellino; era un regalo del mio defunto marito...E non è la prima volta che se lo prende!".
"Considerala 'cosa fatta'. Provvederò personalmente a restituirtelo. Domani mattina a colazione, Minerva?"
"Certo, grazie Severus, ma se stasera incrocio il professor Stregatto in un corridoio, solo una Felix Felicis potrà salvarlo!...E la pozioni specifica per Stregatti non è stata ancora inventata, giusto?"
"Non ancora, Minerva"

                                   

Nel frattempo Harry tornò al castello, consapevole che l'effetto della Felix Felicis stava cominciando a dissiparsi.
Grazie a Nick-Quasi-Senza-Testa, lo studente venne a sapere che il Preside si trovava nel suo ufficio, appena tornato da uno dei suoi misteriosi viaggi.
La mezzanotte era ormai trascorsa, ma il ragazzo era sicuro che non c'era niente di più importante di andare ad avvisare Silente che la missione affidatagli era stata compiuta: il prezioso ricordo originale della discussione tra Tom Riddle e Horace Lumacorno era in suo possesso.
Invero Harry non si era sbagliato: Silente si congratulò con lui e poi, senza perdere altro tempo, prese il Pensatoio per visitare quelle fondamentali memorie.
Naturalmente, alla conversazione che ne seguì e alle conclusioni tratte da Silente, erano presenti anche Eileen e Daisy, con le cappottine invisibili attivate.
Inutile dire che, il giorno dopo, le Stregatte furono costrette a riferire a Pietra e Conan per fare il punto miagolante della situazione, subito dopo colazione.

"Ormiaodunque, ricapitolando, l'agenda telefonica di Tom Riddle e l'orecchino di Orvoloson erano degli Horcrux" miagolò Pietra assonnato
"Il diario di Tom Riddle e l'Anello di Orvoloson" lo corresse Daisy pazientemente
"Mentre la maledizione che proteggeva l'anello ha ferito al piede Albus" continuò Conan barcollando tra gli sbadigli, "annerendogli le unghie sotto i calzini". 
"Lo ha ferito alla mano!" sbottò Eileen. 
"E Harry dovrebbe distruggere ancora quattro Horcrux, che presumibilmente sarebbero Nagini, la Coppa di Tassorosso, il Medaglione di Serpeverde, e il Diadema di Grifondoro, giusto?" domandò lo Stregatto appoggiandosi alla spalla dell'amico
"O era la Spada di Corvonero?" chiese Conan aprendo lentamente un occhio venato
"Si tratta del Diadema perduto di Corvonero, idioti!" borbottò Daisy senza più trattenersi
"Ahhh si, d'accordo, miao...ma perché non utilizzare un oggetto rappresentativo della quinta Casa segreta!" esclamò Pietra con un tono di voce deluso. "Per esempio, la famosa Ciotola del latte del Fondatore Stregatto Violafucsia"
"Evidentemente, perché al Signore Oscuro non importa nulla della quinta Casa segreta di Violafucsia" concluse Eileen sbrigativamente.
"Bè, il settimo frammento è dentro Voldemort" miagolò Conan a bocca aperta. "Ma dove intende metterlo?"
"Da nessuna parte, rimane dentro di lui" sibilò Daisy paonazza. "E' ovvio, come farebbe senza un pezzo della sua anima, per la barba di Merlino!!!".
"E se gli Horcrux fossero otto?" mormorò lo Stregatto in vena di ipotesi azzardate. "Avete preso in considerazione la McGranitt? Secondo me il suo carattere è influenzato da un..."
"No, no, e poi no!" esclamò Eileen inferocita. "Se ci fossero più di sette Horcrux, Minerva non è uno di quelli. Altre domande stupide?"
"Anche io, a differenza del Signore Oscuro, possiedo la capacità di amare" miagolò Pietra risentito. "Allora, perché non ho ancora sconfitto il Signore Oscuro?".
"Bene, sei prossimo al completo risveglio: non è una domanda stupida" proseguì Daisy senza preoccuparsi di rispondere. "Quindi..."
"...Dobbiamo aiutare Harry a cercare e a distruggere gli altri Horcrux" la interruppe Conan sbrigativamente. "Nella speranza che il ragazzo non lasci perdere tutto e si dia alla macchia".
"Ecco, si miao. A proposito, buongiorno!" rispose Eileen sospirando. "E' quanto ci è richiesto da Silente: il destino tracciato dalla profezia per Harry si intreccia inevitabilmente con il nostro percorso"
"E' la differenza tra l'essere trascinato verso un frigorifero vuoto ad affrontare la realtà della mancata spesa dei Babbani e scendere in cucina a testa alta sapendo già che digiunerai" aggiunse Pietra con due lacrimucce agli occhi.
"Più o meno" miagolarono in coro Eileen e Daisy digrignando i denti.

Ci fu un lungo momento di silenzio, poi il direttore di Violafucsia alzò una zampetta per richiamare l'attenzione.

"Comunque, voglio provare a cercare un rimedio Babbano per la mano di Silente, visto che Severus ha già fatto il possibile" continuò lo Stregatto animato da buone intenzioni. "E pertanto, domani zampetterò in una parafarmacia!"
Dove?" chiesero in coro gli altri Stregatti allibiti
"Andrò in una Parafarmacia di un centro commerciale londinese,,,si chiama 'Harrods' " ribadì Pietra soave. "Me lo ha consigliato Arthur Weasley"
"Vengo con te" miagolò Conan sommessamente. "Tentare non costa nulla". 
Daisy e Eileen erano ancora troppo sconcertate per miagolare, ma i rimedi magici erano finiti.

                                  

Il giorno dopo Pietra e Conan si presentarono ai magazzini Harrods dopo aver bevuto una Pozione Polisucco speciale per Stregatti.
Pietra aveva preso le sembianze di Arthur Weasley e Conan quelle di Ron.
E visto il medesimo colore dei capelli, i due Stregatti davano sicuramente l'impressione di essere padre e figlio.

"Cos'è quella fila con uman...ehm, uomini e donne con bastoni e carrozzine a rotelle?" chiese Pietra-Arthur appena entrato a una guardia giurata. "C'è stata una guerra e nessuno mi ha detto nulla?"
"E' solo la cassa dove le persone con un handicap hanno la priorità, signore" rispose il giovane Babbano guardandolo con sospetto. "C'è un apposito cartello. Riguarda anche i disabili psichici, naturalmente"
"Avere qualcuno che desidera ucciderti ogni giorno è considerato un handicap?" domandò Conan-Ron. "Sempre che la mania di persecuzione non sia una disabilità psichica...".
"Soltanto se la persona che si sente perseguitata è dichiarata dalle autorità sanitarie 'disabile', ragazzo mio" replicò la guardia osservando il ragazzo con la testa inclinata di lato.
"Allora...Alastor Moody potrebbe mettersi in fila per pagare la merce a quella cassa" disse Pietra-Arthur  sogghignando. "I medici umani lo riconoscerebbero disabile in tutti i sensi!"
"Alastor pensa le sue ferite siano medaglie al valore" rispose Conan-Ron secco.
"Ho sempre pensato che Moody e la McGranitt facciano una coppia perfetta per..." brontolò Pietra-Arthur sbuffando.
"...Per darci la caccia, si" proseguì Conan divertito salutando la guardia.

Giunti a un punto informazioni, gli Stregatti si avvicinarono a una signorina vestita in divisa da commessa per capire a chi dovevano rivolgersi per trovare un rimedio alla mano annerita di Silente.

"Mi scusi, saprebbe indicarmi dove posso acquistare i farmaci più potenti che avete?" domandò Pietra-Arthur lievemente imbarazzato. "Molto potenti!".
"Per l'impotenza, signore?" chiese la ragazza con un certo cipiglio professionale.
"Bè, sono all'ultimo disperato tentativo!" sbottò Pietra allargando le braccia. "Sa, il mio amico sta morendo".
"Il suo amico?...Capisco, signore" disse la ragazza guardando imbarazzata verso il basso e indicando un reparto alla sua destra. "Laggiù in fondo sempre dritto, c'è la parafarmacia"
"Ah, parafarmacia nel senso di paranormale?" chiese Conan-Ron strabuzzando gli occhi
"Parafarmacia nel senso di parafarmacia, ragazzino" replicò la commessa ridacchiando. "Non c'è niente di paranormale ai magazzini Harrods".

Così gli Stregatti proseguirono secondo le indicazioni ricevute, osservando delle scale mobili con Babbani che salivano e scendevano carichi di buste e pacchi regalo. 

"Buongiorno, lei è un Paraguaritore?" chiese Pietra-Arthur all'uomo dietro il bancone dei medicinali con il camice bianco.
"Sono un farmacista, signore" rispose frettolosamente il dottore indaffarato con il cliente precedente. "Bè, adesso è il suo turno...".
"Ehm...cosa mi consiglia per una mano con pelle annerita?" domandò lo Stregatto sulla difensiva.
"Uno scrub ai microgranuli di albicocca" rispose il farmacista prontamente.
"E' una sostanza simile a un milkshake?" chiese Conan-Ron.
"Non direi, ma l'importante è non berla. E' simpatico suo figlio" disse l'uomo rivolgendosi a Pietra e mostrando un sorriso di circostanza. "Come lei saprà, si tratta di un trattamento dermocosmetico diretto a esfoliare la pelle attraverso l'asportazione delle cellule morte".
"Funziona anche quando le mani sono raggrinzite come le dita di quella Signora?" lo incalzò Pietra.

Una donna si girò all'improvviso verso di loro, si guardò preoccupata le mani e poi se ne andò con il marito che la rassicurava sulla bellezza delle sue dita. 

"Mio Dio, no" rispose il Farmacista preoccupato. "E' sicuro che non sia un'infezione o qualcosa di peggio?".
"E' una potente maledizione magica" precisò Conan-Ron. "Ha mai letto di mago Merlino o degli Stregatti di Alice?"
"Capisco, va ben oltre lo scrub, piccolo..." disse l'uomo con tatto. 
"Sono tutto fuorché piccolo" brontolò Conan-Ron leggermente risentito.
"D'accordo...Era forse un modo carino per dire che una mano sta andando in cancrena?".
"Ehm...una cosa del genere" mormorò Pietra sospirando. "E' una specie di grave infezione che si sta facendo strada nel corpo di un nostro amico: la sua mano si sta polverizzando".
"Potrebbe essere necessario amputare l'arto" replicò il farmacista. "In tal caso, serve un chirurgo, non una pomata qualunque".
"Se la soluzione del problema fosse stata così facile" rispose Conan-Ron, "il nostro amico Albus si sarebbe già tagliato il braccio da solo".
"E' un chirurgo molto coraggioso, mi piacerebbe conoscerlo" disse il farmacista con un tono di voce scettico.
"Oh no, è solo una persona pragmatica" replicò Pietra-Arthur lasciando l'uomo a bocca aperta. "Ma molto coraggiosa, si".
"E' lodevole il vostro tentativo di aiutarlo" mormorò il dottore con un sorriso sincero. "Ma credo che una cura per il vostro amico esista solo nel Paese delle Meraviglie".
"No, si sbaglia" replicò Conan-Ron scuotendo la testa. "Abbiamo già domandato al Bianconiglio, niente da fare".
"Allora...sono spiacente di non potervi essere utile" concluse il farmacista pensando a una battuta ironica. "Il Biancon...Chi?".
"Bè, acquisto lo stesso una confezione di scrub all'albicocca per mia zia" proseguì Pietra-Arthur pensando a un regalo per Minerva. "L'importante è non dirle a cosa serve, altrimenti si offende".
"Giusto!" disse l'uomo con un applauso pacato. "Faccio un pacco regalo e quando lo aprirà lei sarà già molto lontano da lei".
"Ottimo, lei è una creatura umana veramente comprensiva" disse Pietra-Conan. "Posso pagare in Galeoni?"
"In cosa, scusi?"
"In monete d'oro massiccio. Eccole...Bastano cinque?"
"Assolutamente si" rispose il farmacista lustrandosi gli occhi
"Si tenga il resto, simpatico umano"
"Grazie, grazie" rispose l'uomo con un inchino. "Anche voi siete simpatici..."
"...Stregatti!"
"Strega...Chi?"

Poi davanti al farmacista, le due persone si trasformarono in Stregatti ed evaporarono salutando educatamente. Nessun testimone della scomparsa in quell'istante. 
Erano rimaste solo le monete d'oro.

"Devo leggere più libri su Mago Merlino, sugli Stregatti, e sui Lepricani in Irlanda" pensò il dottore rigirando le pesanti monete d'oro fra le dita. "Meglio immergersi nella cultura magica che nella psicanalisi, suppongo". 
E poi, anche le monete d'oro sparirono. 
  
      
 Si avvisa miagolamente che, causa pigrata estiva, il prossimo capitolo uscirà a Settembre 





 




















  






   











 

















 

















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