Libro sei capitoli 18, 19: Sorprese di Compleanno, Roba da Elfi

  
  
               
                     Liberamente ispirato a Harry Potter e il Principe Mezzosangue, libro sei, capitolo capitoli 18, 19: Sorprese di Compleanno, Roba da Elfi




Il giorno dopo Harry confidò l'incarico che gli aveva assegnato Silente sia a Ron che a Hermione, anche se in separata sede, perché Hermione si rifiutava di stare in presenza di Ron più del tempo necessario a rifilargli un'occhiata sprezzante.


Ron era convinto che Harry non avrebbe avuto problemi con Lumacorno che, a suo dire, lo adorava. Al contrario, Hermione era più pessimista e, cosa sorprendente per Harry, non aveva mai sentito parlare di Horcrux. Non c'era dubbio che fosse una Magia oscura molto avanzata, e forse era per questo che non ve n'era traccia nei testi scolastici e nelle cosidette letture 'leggere' studiati dalla ragazza.  

"...Harry, dovrai stare molto attento a come affrontare Lumacorno, architettare una strategia..." disse Hermione seria in volto. "Secondo Ron basta che oggi pomeriggio mi fermi dopo Pozioni..." replicò Harry distrattamente. 
"Oh, bè se Ronron la pensa così, è meglio che tu segui il suo consiglio" sbottò, infiammandosi subito. "Dopo tutto quando mai Ronron ha sbagliato giudizio?"
"Hermione, non puoi..."
"No!" esclamò lei con rabbia, e se ne andò di corsa lasciando Harry solo sprofondato fino alle caviglie nella neve.
 
Come se non bastasse una palla di neve spuntata dal nulla colpì il grifondoro alla nuca.
 
"Stai abbassando la guardia, ghghgh!" miagolò lo Stregatto sogghignando. "Se era una maledizione...".
"Ah, Pietra!...Ehm, neanche tu potresti..."
"...Miagolare con Hermione di Ron? Può darsi" rispose Pietra tenendosi sul vago. "Ma ora la tua priorità è comprendere il genio del Mago Golpalott e le sue leggi sugli antidoti!"
"Mi aiuterebbe a sconfiggere il Signore Oscuro?"
"Ti aiuterebbe a non perdere la stima di Lumacorno: Horace non prende in considerazione chi arriva al secondo posto"
"Non ho mai sentito parlare di Golp...Golp chi?"
"Non ha importanza, miao, nel libro di Pozioni Avanzate del Principe Mezzosangue c'è l'aiuto di cui hai bisogno, proprio oggi. Anche un Magonò sa leggere, ammesso che non sia così deficiente da non trovare la pagina giusta".
"Grazie per l'avviso...e per la fiducia" mormorò Harry con un tono di voce leggermente stizzito.
"Prego, prego. D'altro canto, la Signorina Granger non riesce a sapere sempre tutto, e stavolta non ti aiuterà" mormorò Pietra mentre scompariva sbadigliando. 

                                        

Le ore di Pozioni erano molto sgradevoli in quel periodo, perché dovevano condividere il tavolo. Quel giorno Hermione spostò il suo calderone in modo da stare vicina a Ernie e ignorò gli altri due.
Poi, in accordo con quanto predetto dallo Stregatto, il professor Lumacorno introdusse la lezione sulla Terza Legge di Golpalott.
Su richiesta dell'insegnante, fu proprio Hermione a recitarla a memoria: "L'antidoto per un veleno composto è maggiore della somma di ciascuno dei singoli componenti".

Harry avrebbe dovuto credere a Lumacorno sulla parola riguardo a tale concetto pozionistico perché non ci aveva capito niente. 
Ma nessun altro tranne Hermione parve comprendere il testo.

"Naturalmente supponendo di aver compiuto una corretta identificazione degli ingredienti della pozione grazie al Rivelaincanto di Scarpin" spiegò Lumacorno, "il nostro scopo primario non è quello relativamente semplice di scegliere gli antidoti agli ingredienti contenuti, ma di scoprire il componente aggiunto che, grazie a un processo alchemico, trasformerà tali diversi elementi..."

"Guardateli! Harry e Ron sono già a bocca aperta per lo stupore, eh, eh, eh!" miagolò Conan in fondo all'aula, invisibile insieme ai suoi colleghi felini.
"Si, si...assomigliano a Pietra all'ora di pranzo" mormorò Daisy.
"Questa volta Hermione lo batterà" affermò Eileen con un tono di voce risoluto.
"Non credo" miagolò Pietra ridacchiando. "Nel libro di Sev c'è la soluzione al problema: la missione di Potter deve continuare".
"Ammesso che Potter capisca al volo ciò che ha scritto Sev" aggiunse Daisy soave.
 
Un brivido gelido corse lungo la schiena dello Stregatto fino alla punta della coda: se Harry  avesse perso la fiducia di Horace per colpa sua, Silente non glielo avrebbe mai perdonato. 
 
"...E quindi" concluse Lumacorno, "voglio che ciascuno di voi prenda una di queste fiale sulla mia cattedra. Contengono un veleno al quale dovete creare un antidoto prima della fine della lezione. Buona fortuna, e non dimenticate i guanti protettivi!". 

Hermione fu la prima a prendere la sua fiala e a versarne il contenuto nel calderone.

"E' un peccato che il Principe delle Pozioni non possa aiutarti granché questa volta, Harry" disse allegramente la ragazza. "Qui si tratta di capire il concetto. Niente scorciatoie o trucchetti!".

Irritato, Harry stappò il veleno che aveva preso dalla cattedra di Lumacorno, un liquido di un rosa sgargiante, lo versò nel calderone e vi accese sotto il fuoco. Non aveva la minima idea di che cosa fare. Guardò Ron, che aveva copiato tutte le sue mosse e ora stava lì con espressione idiota.
 
"Sicuro che il Principe non ha qualche suggerimento?" borbottò a Harry.
 
Harry prese il suo fidato Pozioni Avanzate e andò al capitolo sugli antidoti. C'era la Terza Legge di Golpalott, parola per parola come l'aveva pronunciata Hermione, ma senza una singola nota illuminante a spiegare che cosa volesse dire. Evidentemente il Principe, come Hermione, non aveva avuto difficoltà a capirla. 
 
"Niente" rispose Harry funereo. 
 
Hermione agitava entusiasta la bacchetta sopra il suo calderone. Non riuscirono nemmeno a copiare l'incantesimo che stava eseguendo perché ormai era diventata così brava in quelli non verbali che non aveva più bisogno di dirli ad alta voce. Ernie McMillan però stava borbottando 'Specialis Revelio' sul suo paiolo, che suonava bene, così Harry e Ron si affrettarono ad imitarlo. 
A Harry bastarono cinque minuti per capire che la sua reputazione di miglior artefice di pozioni della classe stava per crollare.
Invece, Hermione procedeva a decantare gli ingredienti del suo veleno a vele spiegate, con un'espressione soddisfatta.
Per evitare quello spettacolo irritante, Harry si chinò sul libro del Principe Mezzosangue e voltò alcune pagine con inutile energia.
Ed eccola lì, scarabocchiata attraverso una lunga lista di antidoti. 
 
'Ficcagli un Bezoar in gola'. 

Harry fissò le parole per un istante. 
E proprio in quell'istante, gli sembrò di aver sentito delle vocine miagolanti alle sue spalle litigare: "...E' un Bezoar non una salsiccia, idiota, non si deve mangiare!...Perché io che ho miagolato? Ho solo osservato che i Bezoar non hanno bisogno di condimento...appunto!...Appunto cosa?....Insomma, io non ho alcuna intenzione di mangiarli... ".

Una volta, durante la prima lezione di Pozioni a Hogwarts, Harry aveva sentito parlare di Bezoar da Piton: 'Una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni'. 

"...Pensi sempre a ingozzarti!...Ho miagolato soltanto che sono rari come i tartufi e basta!...Se solo ti azzardi ad andare verso l'armadio delle scorte ti pietrifico..." continuavano a mormorare le vocine dietro di lui.

Non era una risposta al problema di Golpalott, e se Piton fosse stato ancora il suo insegnante Harry non avrebbe osato farlo, ma a mali estremi estremi rimedi.
Si affrettò verso l'armadio delle scorte e vi frugò dentro, spingendo da parte corni di Unicorno e grovigli di erbe essiccate finché non trovò proprio in fondo, una scatolina con su scarabocchiata la parola 'Bezoar'.
Aprì la scatola proprio mentre Lumacorno gridava: "Ragazzi, ancora due minuti!". 
Dentro c'erano alcuni oggetti raggrinziti, più simili a reni secchi che a vere pietre. Harry ne afferrò uno, rimise la scatola nell'armadio, e corse indietro al suo calderone.
 
"Tempo scaduto" gridò Lumacorno gioviale iniziando a fare il giro della stanza. "Bè, vediamo che cos'avete fatto! Blaise...che cos'hai da farmi vedere?".

Lumacorno fece lentamente il giro della stanza, esaminando i vari antidoti. Nessuno aveva portato a termine il compito, anche se Hermione stava ancora cercando di ficcare alcuni ingredienti nella sua bottiglia prima che Lumacorno arrivasse da lei. Ron aveva rinunciato, e cercava solo di non inalare i fumi putrescenti che si levavano dal suo calderone. 
Harry rimase in attesa all'ultimo banco, con il Bezoar stretto nella mano sudata.
 
"E tu, Harry?" domandò Lumacorno. "Che cosa mi hai preparato?" 

Harry tese la mano con il Bezoar sul palmo.
Ancora una volta le vocine feline dietro di lui si fecero vive: "...E' un Prescelto intelligente, che vi miagolavo? E' tutto me e sua Madre....Abbi almeno la decenza di stare zitto!".
 
Lumacorno lo fissò per dieci secondi buoni. Harry si chiese per un istante se gli avrebbe urlato addosso. Poi gettò indietro la testa e scoppiò in una risata ruggente.
 
"Hai del coraggio, ragazzo!" tuonò, prendendo il Bezoar e alzandolo in modo che tutti potessero vederlo. "Oh, sei come tua madre...Bè, niente da dire...un Bezoar è senza dubbio un antidoto a tutte queste pozioni!".
 
Hermione, lustra in volto e macchiata di fuliggine sul naso, era livida. Il suo antidoto incompiuto, che contava cinquantadue ingredienti compresa una ciocca dei suoi capelli, ribolliva pigro alle spalle di Lumacorno, che aveva occhi solo per Harry.
 
"E ci hai pensato da solo al Bezoar, vero, Harry?" gli chiese la Granger a denti stretti.

Subito una vocina dal tono dispettoso mormorò all'orecchio destro di Hermione: "Ovviamiagolamente no, ghghgh! Ma in questo momento il tuo amico non può perdere la stima di Lumacorno, fattene una ragione!".
 
"Questo è lo spirito inventivo di cui un vero pozionista ha bisogno! cinguettò Lumacorno, prima che Harry le potesse rispondere. "Proprio come sua madre, la stessa padronanza intuitiva della materia, L'ha sicuramente ereditata da Lily...Si, Harry, se hai un Bezoar a portata di mano, naturalmente funzionerà...anche se, visto che non funzionano con tutto, e sono rari, vale comunque la pena di sapere come preparare un antidoto...". 

Poi suonò la campanella e Harry, che era risultato il primo della classe senza fare nulla, decise di rimanere solo con il professore per esperire il primo tentativo di portare avanti la missione affidatagli dal Preside.
Purtroppo, l'approccio disinvolto sul ricordo mostrato da Silente e la domanda a bruciapelo sugli Horcrux non dettero i risultati sperati, facendo insospettire l'anziano Maestro di Pozioni.
 
"Signore" tentò Harry disperato, "pensavo solo che potesse esserci qualcos'altro in quel ricordo..."
"Ah si?" chiese Lumacorno sentendosi alle strette. "Bè, ti sei sbagliato, sai? SBAGLIATO!"
 
Urlò l'ultima parola, e prima che Harry potesse dire altro, uscì sbattendo la porta.

                                

Né Ron né Hermione furono per nulla comprensivi con lui quando raccontò del suo disastroso colloquio. L'una ribolliva ancora per il modo con cui Harry aveva trionfato senza merito; l'altro ce l'aveva con lui perché non gli aveva passato un Bezoar.
Furioso per il suo fallimento e per l'atteggiamento dei suoi amici, nei giorni seguenti Harry decise che per il momento avrebbe finto di aver dimenticato tutto; meglio che Lumacorno si cullasse in un falso senso di sicurezza prima di tornare all'attacco.
Di conseguenza, Lumacorno tornò a trattarlo con il consueto calore, come se non fosse successo niente, ma senza concedergli altre occasioni di interrogarlo. 
 
Nel frattempo, la biblioteca di Hogwarts aveva tradito Hermione per la prima volta a memoria d'uomo. Era così sconvolta che dimenticò perfino di essere irritata con Harry per il trucchetto del Bezoar.
 
"Non ho trovato una sola spiegazione degli effetti di un Horcrux" gli rivelò. "Nemmeno una! Ho cercato in tutto il Reparto Proibito e perfino nei libri più orrendi, quelli che ti spiegano come preparare le pozioni più raccapriccianti...niente! Sono riuscita a trovare solo questo, nell'introduzione a Delle Magie Fetide e Putridissime...sentite qui: 'Dell'Horcrux, la più malvagia delle magiche invenzioni, non discorreremo né daremo istruzione'...Ma allora perché citarlo?" esclamò con impazienza, chiudendo bruscamente il vecchio libro, che emise un lamento spettrale. "Oh stai zitto" sbottò, e lo ricacciò nella borsa.

La neve si sciolse attorno alla scuola all'arrivo di febbraio, sostituita da un'umidità fredda e desolata, accompagnata da una pioggia gelida. 
Così, la prima lezione del corso di Materializzazione per gli studenti del sesto anno si tenne al riparo, in Sala Grande: si trattava di un corso di dodici settimane.
Normalmente era impossibile Materializzarsi o Smaterializzarsi entro i confini di Hogwarts, ma il Preside aveva interrotto l'Incantesimo per un'ora e solo per la Sala Grande, proprio allo scopo di far esercitare i ragazzi. 
Era sabato mattina e davanti agli studenti si trovavano tutti i direttori delle Case e il mago istruttore inviato dal Ministero della Magia Wilkie Twycross, un uomo dalle ciglia trasparenti. 

Harry fece appena in tempo ad entrare in Sala Grande per sentire Draco discutere curiosamente con Tiger e Goyle. 

"Non so quanto tempo ancora durerà, va bene?" sibilò Malfoy a Tiger, ignaro di Harry alle sue spalle. "Ci vuole più tempo di quanto immaginassi".
Tiger aprì la bocca, ma l'altro lo anticipò.
"Senti, quello che faccio non ti interessa, tu e Goyle fate come dico io e state di guardia!".
"Io racconto ai miei amici che cosa ho in mente, se vogliono che facciano la guardia per me" fece Harry, abbastanza forte perché Malfoy lo sentisse. 

Draco si voltò di scatto e la mano gli volò alla bacchetta, ma in quel preciso istante i quattro direttori delle Case gridarono "Zitti!". E calò di nuovo il silenzio. Malfoy si voltò lentamente per guardare davanti a sé, poi la lezione cominciò. 
Ma dopo un'ora di tentativi, 'lo spaccamento' di Susan Bones, ovvero il verificarsi del fenomeno della separazione casuale di parti del corpo, era ancora la cosa più interessante interessante che fosse successa.  

"A sabato prossimo, voi tutti, e non dimenticate: Destinazione, Determinazione, Decisione" disse Twycross alla fine, rammentando il principio delle famose tre 'D'.

Subito Ron raggiunse Harry per commentare entusiasta i sui primi tentativi di Smaterializzazione, mentre Hermione tirò dritto davanti a loro lanciando una piccola frecciatina su Lavanda. 
Per Harry la questione di Lavanda e Ron era ormai scesa in secondo piano. 
Non c'era alcun dubbio che la missione affidatagli da Silente doveva avere la priorità, ma anche le attività sospette di Malfoy e i suoi amici dovevano essere sorvegliate.
Così il giovane mago trascinò Ron nel dormitorio di Grifondoro, dove ad attenderli in un baule c'era la Mappa del Malandrino.

Eppure, nonostante lo scrupoloso controllo di Harry, la Mappa magica non rivelò granché sui movimenti dei tre studenti di Serpeverde: Malfoy non era visibile nella pergamena, mentre Tiger e Goyle sembravano andarsene in giro per la scuola senza una meta precisa. 
Passarono due settimane, e il mistero di Draco che scompariva dalla Mappa dei Malandrini era sempre più grande.

Marzo prese il posto di febbraio senza che il tempo mutasse, a parte il tempo che si aggiunse all'umidità. 
Nell'indignazione generale, in tutte le bacheche delle sale comuni apparve un cartello: la gita successiva a Hogsmeade era stata cancellata, Ron era furente.

""Era il giorno del mio compleanno!" si lagnò. "L'aspettavo tanto!".
"Non è una gran sorpresa, però, no?" ribatté Harry ripensando alla collana di opali maledetta. "Dopo quello che è successo a Katie".
"Adesso l'unica cosa che ho da aspettare è quella stupida lezione di Materializzazione!" borbottò Ron immusonito.  "Bel regalo di compleanno...".

Dopo tre lezioni, Materializzarsi era sempre difficilissimo, anche se altri erano riusciti a 'spaccarsi'.

"Buon compleanno, Ron" disse Harry il primo di marzo, quando furono svegliati da Seamus e Dean che scendevano rumorosamente a colazione. "Un regalo per te".
"Bene" mormorò Harry iniziando a rovistare nel proprio baule per tirare fuori la Mappa dei Malandrini, al fine di controllare i movimenti di Malfoy.

Tante cose si sparsero per terra, compresa una scatola mai aperta di Cioccocalderoni che Harry aveva ricevuto da Romilda Vane per San Valentino.

"Belli!" esclamò Ron entusiasta, sventolando il regalo di Harry: un nuovo paio di guanti da portiere.
"Prego" replicò Harry distrattamente, cercando Malfoy nel dormitorio di Serpeverde. "Ehi...non mi pare che sia a letto...".

Ron non rispose: era troppo occupato a scartare regali, e ogni tanto lanciava un'esclamazione di gioia. Rimase lievemente perplesso solamente quando scartò un regalo trovandoci un vasetto di crema per le mani all'erba gatta.
Invece, Harry era troppo impegnato a capire dove fosse finito Malfoy, e non si accorse che il suo amico stava mangiando i Cioccocalderoni di Romilda, contenenti un potentissimo filtro d'Amore.

Inutile dire che in pochi secondi la situazione precipitò: Ron desiderava assolutamente che Harry gli presentasse Romilda, giurando di amarla perdutamente, mentre Harry pensò bene di fingere di assecondare le sue richieste per condurlo dal professor Lumacorno e fargli bere un antidoto.
Neanche Lavanda Brown con un regalo nelle mani valse a fermare Ron dal varcare la porta della Sala Comune di Grifondoro per andare a...a fare 'ripetizioni di Pozioni con Romilda' nell'ufficio dell'anziano insegnante.

                                        

Harry era un po' preoccupato che Lumacorno non ci fosse, invece aprì la porta del suo ufficio non appena sentì bussare.
"Harry" borbottò. "E' molto presto...di solito il sabato dormo fino a tardi...".
"Professore, mi dispiace disturbarla" bisbigliò Harry, mentre Ron si issava in punta di piedi nel tentativo di vedere la stanza oltre Lumacorno. "Ma il mio amico Ron ha ingerito per sbaglio un filtro d'Amore. Non potrebbe dargli un antidoto? Lo porterei da Madama Chips, ma noi studenti non dovremmo possedere niente che provenga da Tiri Vispi Weasley, e sa...strane domande...".

Nell'Ufficio erano presenti anche Pietra e Conan.
Si trovavano nell'unica stanza del castello dove, proprio il sabato mattina, potevano nascondersi per pigrare tranquillamente fino all'ora di pranzo. Ronfavano invisibili sotto un divano. Poi il lento risveglio al bussare di Harry.

"Avrei pensato che riuscissi a preparargli un rimedio tu, Harry, un pozionista abile come te..." obiettò Lumacorno.
"Ehm" fece Harry, un po' distratto dalle gomitate di Ron che cercava di entrare a forza nella stanza. "Bè, non ho mai preparato un antidoto per un filtro d'Amore, signore, e nel tempo che impiegherei a fare quello giusto Ron potrebbe combinare qualcosa di grave...".
Per fortuna Ron scelse quel momento per mugolare: "Harry non la vedo...la tiene nascosta?".
"La pozione era scaduta?" chiese Lumacorno, osservando Ron con interesse professionale. "Possono irrobustirsi se conservate a lungo". 

In effetti, San Valentino era passato da un pezzo.

"Questo spiegherebbe parecchie cose" ansimò Harry, ormai impegnato in un corpo a corpo con Ron per impedirgli di stendere Lumacorno. "E' il suo compleanno, professore" aggiunse in tono supplichevole.
"Oh, d'accordo, entrate, allora, entrate" acconsentì Lumacorno, addolcito. "Ho l'occorrente qui nella mia borsa, non è un antidoto difficile...".
Poi rassicurò Ron che Romilda non era ancora arrivata, e iniziò a preparare la pozione.

"Ci ha raggiunto anche qui..." miagolò Pietra con gli occhi cisposi.
"Chi?...Voldemort?" domandò Conan di rimando.
"No, peggio...Potter".

"Bene" disse Ron con ardore. "Come ti sembro?" 
"Bellissimo" disse Lumacorno soave, e porse a Ron un bicchiere di liquido trasparente. "Adesso bevilo, è un tonico per i nervi, ti calmerà fino al suo arrivo".
"Ottimo" approvò Ron entusiasta, e bevve rumorosamente l'antidoto.

Harry e Lumacorno lo osservarono. Per un attimo Ron sorrise;  poi, molto lentamente, il sorriso si afflosciò e svanì, sostituito da un'espressione di intenso orrore.
"Sei tornato normale, allora?" chiese Harry sollevato. Lumacorno ridacchiò. "Grazie mille, professore".
"Di niente, ragazzo mio, di niente" replicò Lumacorno mentre Ron crollava in una poltrona con aria devastata. 
"Ha bisogno di un cordiale" aggiunse trafficando su un tavolo carico di bottiglie. "Ho della Burrobirra, ho del vino, ho un'ultima bottiglia di questo Idromele Barricato...mmm...volevo regalarlo a Silente per Natale...Ah, bè..." scrollò le spalle. "Non può sentire la mancanza di ciò che non ha mai ricevuto! Perché non lo apriamo adesso per festeggiare il compleanno del signor Weasley? Non c'è niente come un buon superalcolico per cacciare via le pene d'Amore non corrisposto".
Ridacchiò di nuovo e Harry lo imitò. 

"E per una pigrata non corrisposta cosa abbiamo?" mormorò Pietra sbadigliando.
"Solo tanto sonno arretrato" replicò Conan. "Ma anche le Burrobirre andranno bene". 

"Ecco qua" continuò Lumacorno, e porse ai ragazzi due bicchieri d'Idromele prima di levare il suo. "Bè, buonissimo compleanno, Ralph...".
"...Ron..." sussurrò Harry. 

"Sentì anche tu questo odore?" chiese Conan sfruttando il suo potente olfatto degli Stregatti. "Proviene dall'Idromele..."
"Avvelenato, miao" rispose Pietra annusando a pancia all'aria. "Dobbiamo interv...Maledizione!".

Ma Ron, che sembrava non aver sentito il brindisi, aveva già bevuto.

Ci  fu un secondo, appena più di un battito cardiaco, nel quale Harry capì che c'era qualcosa che non andava, qualcosa di terribile, e Lumacorno evidentemente no.

"...E cento di questi..."
"Ron!"

Ron aveva lasciato cadere il bicchiere; si alzò a metà della poltrona, e poi si afflosciò, con le braccia e le gambe che sussultavano incontrollabili. Aveva la schiuma alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite. 

"Professore!" urlò Harry. "Faccia qualcosa!".

Ma Lumacorno sembrava paralizzato dallo spavento. Ron si contorceva e soffocava, la sua pelle stava diventando blu. 
"Cosa...ma..." farfugliò Lumacorno.

Harry balzò oltre un basso tavolino e corse alla cassetta di Pozioni di Lumacorno, estrasse barattoli e sacchetti, mentre i terribili rantoli di Ron riempivano la stanza.
Poi la trovò: la pietra simile a un rene raggrinzito che Lumacorno gli aveva preso a Pozioni. 

Si precipitò di nuovo accanto a Ron, gli spalancò la bocca e gli ficcò in gola il Bezoar. 
Ron fu scosso da un grande brivido, inspirò con un suono rasposo e il suo corpo divenne molle e immobile.

"Non avrei saputo far di meglio, appena svegliato s'intende" miagolò lo Stregatto stiracchiandosi. "Il ragazzo sta crescendo, eh?".
"Si, si, un bello scatto, eh, eh, eh! Stavolta ci ha battuti in velocità" commentò Scintillo, gli occhi di nuovo chiusi. "E meno male che non abbiamo sgranocchiato l'ultimo Bezoar rimasto".
"E questo è il nostro contributo...involontario certo, ma è sempre un contributo!" osservò Pietra. "Difendere Potter significa fare grandi sacrifici, già. Domani cercheremo altri Bezoar nella pancia delle pecore....o erano capre?".

                                  

Era sera; l'infermeria del castello era tranquilla, le tende tirate, le lampade accese. Il letto di Ron era il solo occupato. Harry, Hermione e Ginny erano seduti attorno a lui; avevano aspettato tutto il giorno fuori dalla porta doppia, cercando di guardare dentro tutte le volte  che qualcuno entrava o usciva. 
Madama Chips li aveva lasciati passare solo alle otto. Fred e e George erano arrivati dieci minuti dopo. I genitori di Ron gli avevano fatto visita un'ora prima. 
Per ultimo giunse Hagrid che era stato a far visita al suo amico malato Aragog. 

Fra le altre, Rubeus portò la notizia di un litigio tra Piton e Silente ai margini della foresta, che rese Harry ancora più sospettoso nei confronti del Maestro di Pozioni. 
Invece gli Stregatti erano nell'ufficio del direttore di Violafucsia in miagolosa riunione. 

"Cosa ci faceva del veleno nell'Idromele?" chiese Eileen incupita.
"Chiediamo alla ditta produttrice?" chiese Conan soave. "Gli scriviamo una lettera di reclamo...'Potete mettere il divieto di balneazione per il veleno dentro il vostro Idromele, da ora in poi? Grazie!".
"Chi volevano avvelenare?" domandò Daisy senza lasciarsi distrarre dalla battuta di Scintillo.
"Tutti i poveri consumatori! Oppure solo Ron...Sapete, l'Amore non corrisposto...!" miagolò Pietra giocando con un fermacarte. "E hanno anche il coraggio di farselo pure pagare!".
"Ron si è ripreso, ma stava per morire!" gridò Eileen perdendo le staffe. "Siate seri, per favore!".
"Seri?...Noi?" chiese Conan di rimando. "Lo sapete bene chi è stato e chi vogliono uccidere!".
"Ma non ci è permesso di toccarlo perché è uno studente!" mormorò Pietra con una nota di delusione nella voce. "...'lasciatelo agire, ci penserà Severus', ha detto Silente. Così, dopo la Collana di Opali, è arrivato l'Idromele". 
"Dunque pensate che sia ancora opera di Draco Malfoy?" chiese la Stregatta.
"Di chi altro, miao?" replicò Conan strizzando un occhietto. "Quella bottiglia doveva essere regalata al Preside, no?".
"E del litigio tra Silente e Sev che ne pensate?" incalzò Scintille digrignando i denti.
"Sev ha detto ad Albus che dà tutto per scontato, e che forse lui non voleva farlo più..." spiegò Pietra grattandosi il pancino. "Ne abbiamo già miagolato qualche tempo fa: io di certo non lo farei".
"Neanche io" aggiunse Scintillo.
"Neanche noi!" si unirono in coro le stregatte avvilite.
"Però sapete bene che le previsioni di Silente sono sempre accompagnate da un altissimo grado di probabilità che si avverino" osservò lo Stregatto sospirando. "E la sua mano annerita ci fa supporre che i tempi sono quasi maturi".
"Si, miao...Alla fine tutto andrà come Albus ha preveduto e Sev farà il suo dovere" sibilò Conan. "Come ha sempre fatto!".
"E Harry?" continuò Daisy. "Come la prenderà?"
"Odierà Piton ancora di più e lo considererà un traditore, ma si tratta di un danno collaterale accettabile per Albus" proseguì Scintillo. "Sappiamo bene che il Preside non vuole morire in un letto dell'infermeria con Madama Chips che gli tiene la zampa sana, a causa di una orribile maledizione".
"La mano!" lo corresse Daisy indispettita.
"Bè, in ogni caso" proseguì Pietra, "il piano di Silente deve essere rivelato anche alle nostre migliori e giovani Agenti...Kitty Tiffany e la sua amica Bia Langdon".
"Sono solo studentesse del sesto anno" obiettò Eileen. "Vuoi ammetterle nell'Ordine di Gattaca?".
"Si, ufficialmente, miao!" rispose lo Stregatto senza ammettere repliche. "Io e Conan siamo stati ammessi nell'Ordine di Gattaca al quinto anno".
"Infatti, abbiamo avuto modo di ammirare i brillanti risultati!" sbottò Eileen infuriata. "Tu sei rimasto a Hogwarts solo perché Silente ha impedito a Minerva di denunciarti per furto continuato di borsellini e Conan è stato tirato fuori da Azkaban per grazia ricevuta, mentre i vostri studenti sono una vera banda di delin...".

"Ehm, ehm, miao!...Non vorrei interrompere il pregevole elenco delle imprese dei miei Eredi" interruppe bruscamente il  Fondatore Stregatto Violafucsia, appena comparso nella sua solita forma di Libro Stregatto degli Stregatti, "Ma stavolta Pietra ha ragione: le due studentesse sono pronte".
"Da cosa lo hai dedotto?" chiese Daisy incuriosita.
"Come voi, sono pronte a morire per una giusta causa, miao" replicò Violafucsia secco.
"Ehi, un momento! Io non ho mai miagolato di essere pronto a..." miagolò Pietra, la sua risatina si stava spegnendo lentamente. 

Lo sguardo truce del Fondatore non gli permise di terminare la frase.

"Non...non prima dei pasti, ecco tutto!" precisò Pietra rapidamente.
"Allora, informeremo l'Oscuro Signore che Pietra è pronto a morire solo dopo cena" sospirò Daisy incrociando le zampette. "D'accordo?".
Pietra annuì subito senza riserve.

Soddisfatto della conclusione della Stregatta, il Libro Stregatto degli Stregatti emise un grugnito di approvazione e scomparve in una piccola nuvoletta di fumo.

                                      

Era molto tardi, finita la visita a Ron, Harry e Hermione tornarono in Sala Comune.
La ragazza augurò la buonanotte a Harry e lo lasciò solo a pensare, vicino al fuoco del camino. 
Hagrid li aveva salvati pochi minuti prima da una punizione di Gazza, per essere stati trovati in giro per il castello quando avrebbero dovuto essere già a letto.
Tuttavia, l'insegnante di Cura delle Creature Magiche aveva anche alimentato in Harry i peggiori sospetti sulle attività di Severus Piton.

E così Silente aveva litigato con Piton. Nonostante tutto quello che aveva detto a Harry, nonostante insistesse a fidarsi ciecamente di Piton, aveva perso le staffe con lui...Pensava che non avesse indagato abbastanza a fondo tra i Serpeverde...o su un solo Serpeverde; Malfoy?
Forse Silente non voleva che Harry facesse qualcosa di stupido, o che prendesse l'iniziativa, e per questo aveva finto che non ci fosse nulla di fondato nei suoi sospetti...Probabile. 
O forse desiderava che nulla distraesse Harry dalle loro lezioni, o dalla missione con Lumacorno. Forse non riteneva giusto confidare i propri sospetti sugli insegnanti a un sedicenne...

"Eccoti, Potter!"

Harry balzò in piedi spaventato, la bacchetta pronta. Era convinto che la Sala Comune fosse vuota. E invece Cormac McLaggen aveva aspettato il suo ritorno dall'Infermeria per parlargli: era il portiere di riserva di Grinfondo; doveva prendere il posto di Ron per la partita contro Tassorosso, ed era lì a ricordarglielo. 
L'invadente McLaggen aveva molti suggerimenti e schemi di gioco da proporre al suo Capitano nell'allenamento del giorno dopo. 
Ma chiamare i suggerimenti di Cormac 'proposte' era da considerarsi un eufemismo, visto il carattere irruento del ragazzo.

"D'accordo" fece Harry senza entusiasmo. "Bè, li ascolterò domani. Adesso sono stanco...ci vediamo...".

La notizia dell'avvelenamento di Ron si diffuse in fretta il giorno dopo, ma non provocò lo scalpore suscitato dall'attacco a Katie Bell. Tutti sembravano pensare che fosse stato un incidente, visto che in quel momento Ron si trovava nella stanza dell'insegnante di Pozioni, e siccome gli era stato somministrato un antidoto sul posto non era successo niente di grave.
In effetti i grifondoro erano più interessati alla partita successiva e ai commenti inopportuni rilasciati per l'occasione da Zacharias Smith, il Cacciatore di Tassorosso. 

Harry tuttavia non era mai stato meno interessato al Quidditch; era ossessionato da Draco Malfoy. Continuava a controllare la Mappa dei Malandrini appena poteva, e a volte andava dove si trovava Malfoy, ma non l'aveva ancora sorpreso a combinare qualcosa di strano. 
E c'erano sempre quei momenti inesplicabili in cui Malfoy svaniva dalla Mappa...
Harry però non ebbe molto tempo per meditare sull'argomento: gli allenamenti del Quidditch lo stavano impegnando severamente, mentre l'arroganza di Cormac McLaggen e le domande su Ron di Lavanda Brown rappresentavano due spine nel fianco di non poco conto.

La mattina della partita contro Tassorosso Harry andò in infermeria a trovare Ron, consigliandogli di chiarire con Lavanda la conclusione del loro rapporto una volta per tutte. 
Poi corse nei corridoi deserti per raggiungere lo stadio, dove erano presente tutta la scuola, eccetto Malfoy. 
Lo studente di Serpeverde avanzava verso di lui in compagnia di due ragazze dall'aspetto imbronciato e rabbioso; sembrava completamente disinteressato alla partita che stava per cominciare.
Malfoy si bloccò alla vista di Harry, poi scoppiò in una breve risata tetra e continuò a camminare.

"Dove vai?" chiese Harry.
"Già, e lo vengo a dire a te, perché sono affari tuoi, Potter" lo schernì Draco beffardo. "E' meglio che ti sbrighi, saranno tutti lì ad aspettare il Capitano Prescelto, il Ragazzo che
Segnò, o come diavolo ti chiamano adesso".

Una delle ragazze scoppiò in una risatina poco convinta. Harry la fissò. Lei arrossì. Malfoy spinse da parte Harry e lei e la sua amica lo seguirono trotterellando, voltarono l'angolo e sparirono. 
Harry li guardò andarsene. Era esasperante: già ce l'avrebbe fatta solo per un soffio ad arrivare puntuale in campo, ed ecco che Malfoy si aggirava furtivo, quando il resto della scuola era assente. Stava per perdere l'occasione migliore per scoprire che cosa stava combinando.

Dall'incontro sportivo Harry ne uscì nel peggiore dei modi: una sonora sconfitta e un trauma cranico provocato dal suo portiere Cormac McLaggen.

"Mai mettersi nel mezzo tra una mazza e un bolide, ghghgh!" aveva commentato Pietra sogghignando alla fine della partita.
"Mai intromettersi tra un idiota come Cormac e il suo desiderio di dare lezioni sul quidditch" aveva aggiunto Conan ridacchiando. "Povero Potter, vittima del fuoco amico, eh, eh, eh!".

A seguito dell'incidente, Harry si ritrovò in infermeria a far compagnia a Ron.

"Carino da parte tua, fare un salto qui" lo accolse Ron con gran sorriso.

Harry batté le palpebre e si guardò intorno. Ma certo: era in infermeria. La partita doveva essere finita da ore...come ogni speranza di sorprendere Malfoy. 
"Che cosa è successo?"
"Frattura cranica" rispose Madama Chips, arrivando in fretta e sospingendolo di nuovo contro i cuscini. "Niente di grave, l'ho sistemata subito, ma ti tengo qui stanotte. Non dovresti fare sforzi eccessivi per qualche ora".
"Non voglio restare qui per la notte" sbottò Harry, alzandosi a sedere e gettando indietro le coperte, "voglio trovare McLaggen e ucciderlo".
"Mi spiace, ma temo che rientri nella definizione di 'sforzi eccessivi' " rispose Madama Chips. Lo spinse di nuovo sul letto e alzò la bacchetta, minacciosa. "Tu rimani qui finché non ti dimetto, Potter, o chiamo il Preside". 
Tornò nel suo ufficio e Harry ricadde sui cuscini, fumante di rabbia".

I due grifondoro parlarono della partita contro Tassorosso persa trecentoventi a sessanta, della probabile 'vendetta' del resto della squadra nei confronti di McLaggen, e della buffa telecronaca fatta da Luna Lovegood.
Ma Harry era ancora troppo arrabbiato per vedere il lato divertente.

"Ginny è passata a trovarti mentre eri svenuto" riprese Ron dopo una lunga pausa, e l'immaginazione di Harry schizzò a velocità stellare, edificando una scena in cui Ginny, in lacrime sul suo corpo esanime, confessava il profondo sentimento che provava per lui mentre Ron impartiva la sua benedizione. "Dice che sei arrivato appena in tempo. Come mai? Sei uscito di qui abbastanza presto".
"Oh..." fece Harry. "Si...bè, ho visto Malfoy aggirarsi con due ragazze che non sembravano avere voglia di stare con lui, ed è la seconda volta che non viene al campo di Quidditch con il resto della scuola". 

Era chiaro che la questione di Malfoy stava diventando un ossessione, a prescindere da quello che Harry aveva sentito dire a Piton, e Ron non mancò di farglielo notare. 

"Voglio prenderlo con le mani nel sacco!" esclamò Harry, frustrato. "Voglio dire, dove va quando scompare dalla Mappa?".
"Non saprei...a Hogsmeade?" suggerì Ron sbadigliando.
"Non l'ho mai visto percorrere nessuno dei passaggi segreti. E credevo che adesso fossero sorvegliati" replicò Harry.
"Bè, allora non lo so" concluse Ron.

                                          

Un sonoro russare si levò dal letto dell'amico e Madama Chips chiuse le tende con dei colpi di bacchetta prima di allontanarsi.
Tuttavia, per Harry rimaneva un problema da risolvere, ovvero come far pedinare Malfoy.
Poi, ripensando ai suoi tre infortuni precedenti, a causa del Quidditch, si ricordò di una visita inaspettata in infermeria al secondo anno.
Aveva la soluzione, finalmente, era solo furioso per non averci pensato prima: chiedere aiuto al suo non troppo affabile Elfo Domestico.
Piano, esitante, Harry parlò nel buio.

"Kreacher!"

Si udì un sonoro crac, e uno scalpiccio e degli strilli riempirono la stanza silenziosa. Ron si svegliò con un guaito.
"Che cosa...?".

Harry puntò rapido la bacchetta verso la porta dell'ufficio di Madama Chips e borbottò "Muffliato!" in modo che non accorresse. Poi si precipitò ai piedi del letto per vedere che cosa stava succedendo. 
Due elfi domestici si rotolavano sul pavimento, litigavano fra di loro con la benedizione di Pix il Poltergeist, che li aizzava l'uno contro l'altro: il solito Kreacher stava offendendo Harry in memoria dei gloriosi tempi andati in cui la Signora Black era ancora viva, mentre Dobby stava difendendo l'amico Prescelto a suon di pugni.

Fra i complimenti di Ron, Harry scacciò Pix usando una fattura del geniale Principe Mezzosangue: il 'Languelingua' costrinse il Poltergeist a ritirarsi in silenzio. 

"Allora...vi proibisco di lottare! Bè, Kreacher, ti proibisco di litigare con Dobby. Dobby, so che non ho il permesso di darti ordini..." disse Harry alle due creature. 
"Dobby è un Elfo Domestico libero e può obbedire a chi gli pare e Dobby farà tutto quello che Harry Potter vuole!" singhiozzò il giovane Elfo mentre le lacrime scorrevano dal faccino raggrinzito del suo pullover.
"Bene, allora" disse Harry, e sia che Ron liberarono gli Elfi, che caddero a terra ma non ripresero a lottare.
"Il padrone mi ha chiamato?" gracchiò Kreacher, profondendosi in un inchino ma lanciando a Harry un'occhiata che palesemente gli augurava una morte dolorosa. 
"Si" rispose Harry, guardando verso l'ufficio di Madama Chips per accertarsi che l'incantesimo Muffliato tenesse. "Ho un lavoro per te".
"Kreacher farà tutto quello che vuole il padrone" borbottò l'Elfo, inchinandosi così tanto che le sue labbra quasi sfiorarono gli alluci nodosi, "perché Kreacher non ha scelta, ma Kreacher si vergogna di aver un simile padrone, si...".
"Lo farà Dobby, Harry Potter!" squittì Dobby, gli occhi grandi come palline da tennis inondati di lacrime. "Dobby sarà onorato di aiutare Harry Potter".
"Adesso che ci penso, sarebbe bello avere tutti e due" osservò Harry. "Bene, allora...voglio che pediniate Draco Malfoy".
"Ignorando il misto di sorpresa ed esasperazione comparso sul volto di Ron, Harry continuò: "Voglio sapere dove va, con chi si incontra, cosa fa. Voglio che lo seguiate ventiquattr'ore su ventiquattro".
"Si, Harry Potter!" esclamò subito Dobby, con gli occhioni luccicanti. "E se Dobby sbaglia, Dobby si butterà dalla torre più alta, Harry Potter!"
"Non ce ne sarà alcun bisogno" assicurò Harry in fretta.
"Il padrone vuole che io segua il più giovane dei Malfoy?" gracchiò Kreacher. "Il padrone vuole che io spii il pronipote Purosangue della mia vecchia padrona?"
"Proprio quello" confermò Harry, prevedendo un enorme pericolo e deciso a impedirlo subito. "E ti proibisco di avvertirlo, Kreacher, e di mostrargli cosa stai facendo, e di rivolgergli la parola, e di scrivergli messaggi, e...di metterti in contatto con lui in qualunque modo, capito?".

Gli parve di vedere Kreacher affannarsi a cercare una scappatoia nelle istruzioni ricevute, e attese. Dopo qualche istante, con sua enorme soddisfazione, Kreacher fece di nuovo un profondo inchino e mormorò, amareggiato e risentito: "Il padrone pensa a tutto e Kreacher deve obbedirgli anche se Kreacher preferirebbe servire il ragazzo Malfoy, oh, si...".
"E' deciso" concluse Harry. "Voglio rapporti regolari, ma state attenti che non ci sia nessuno intorno quando venite da me. Ron e Hermione sono a posto. E non dite a nessuno che cosa state facendo. State solo appiccicati a Malfoy come un paio di cerotti antiverruche". 

                                

Prima di adempiere agli ordini, Kreacher e Dobby tornarono nelle cucine del castello a finire il lavoro domestico, ma questa volta ebbero loro una visita inaspettata.

"Kreacher, permetti un miagolio?" chiese Pietra appena materializzatosi dinanzi a lui.
"Lo Stregatto che è sopravvissuto al Signore Oscuro?" gracchiò l'Elfo facendo un inchino. "Kreacher sa che sei il direttore della Casa di Violafucsia e che aiuti la lurida feccia come Harry Potter. Kreacher si domanda come hai fatto a sopravvivere al Signore...".
"Chi stava aiutando Regulus Arcturus Black prima di morire?" gli chiese Pietra a bruciapelo.
"Kreacher sa solo che il buon padron Regulus aveva cambiato idea sul Signore Oscuro" rispose l'Elfo domestico. "Ma Kreacher non ha mai compreso...".
"...Le ragioni della sua scelta" miagolò Pietra sospirando.
"Si" replicò Kreacher secco, le lacrime agli occhi.
"L'affetto che ti lega sempre al tuo eroico padrone è la via migliore per indagare il suo cuore e il significato delle sue decisioni" proseguì lo Stregatto.  
"Kreacher cercherà di comprendere, Professor Pietra" concluse l'anziano Elfo. "In nome di Padron Regulus".




  




 
 
                                              

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