Libro 2, Capitolo 10: Un ritorno inaspettato

Libro 2, Capitolo 10: Un ritorno inaspettato
Liberamente ispirato a Harry Potter e la Camera dei Segreti, Capitolo dieci: il bolide fellone.

La Sala d'Ingresso della Quinta Casa di Violafucsia si trovava al terzo piano, in fondo all'enorme salone che aveva ospitato lo Specchio delle Brame.
L'accesso era consentito unicamente tramite una dispettosa Porta Gattaia mimetizzata, che conduceva poi alla Sala Comune degli studenti felini, comunicante, a sua volta, con le diverse aule e altre stanze segrete.
Inoltre, i Violafucsia potevano contare su una biblioteca dotata di migliaia di zampascritti.
Ad onor del vero, si trattava un piccolo 'gioiello' di struttura scolastica, nascosta nel cuore di Hogwarts.

Gli uffici dei professori, consistenti in quattro piccole stanzette, erano collegati tra loro da un breve corridoio, che finiva poi per unirle alla Sala Miagolante, l'equivalente della Sala Grande.
Sulla Porta Gattaia, apparentemente scardinata e tarlata, c'era un cartello recante una scritta ingannevole: "Magazzino dei quadri e degli arazzi da restaurare. Attenzione, Sfinge egiziana da guardia!".


Ogni anno, Silente avvisava sempre i nuovi studenti di tenersi alla larga dal terzo piano, a meno che non volessero fare una fine orribile e molto dolorosa.
Infatti, fin da quando Silente era stato nominato Preside, tale avvertimento non aveva avuto valore soltanto per la temporanea presenza di eventuali animali o oggetti pericolosi, come l'affabile Fuffi o lo Specchio delle Brame, ma anche per ciò che il terzo piano rappresentava in via permanente, cioè la sede della Quinta Casa segreta e dell'Ordine di Gattaca.

Quel venerdì pomeriggio, Severus giunse di fronte all'entrata degli uffici della Casa di Violafucsia; bussò tre volte e fece una pausa, poi bussò altre due volte, poggiando delicatamente il palmo della mano sulla lettera "S" della parola "Sfinge", dipinta sul minaccioso cartello.
All'improvviso, la scritta iniziò a brillare e la porta si aprì, annunciando l'ospite con un miagolio soffuso: «Miaooohhh, udite, udite... L'Illustrissimo professor Severus Piton ci onora miagolamente della sua presenza!».

Negli anni passati, il professor Piton era stato molte volte in quel luogo, ed anche quel giorno ebbe modo di constatare che non era cambiato niente.
In quel misterioso luogo di Hogwarts esisteva una magica dualità di opposti in equilibrio che, allo stesso insegnante, aveva sempre richiamato alla mente il pensiero filosofico orientale basato sui concetti di Yin e Yang.

In effetti, la confusione che regnava sovrana nell'ufficio di Pietra era seconda solo al ruolo assegnato al caos nella genesi dell'universo, almeno secondo la teoria del Big Bang: corde di salsicce penzolanti dagli scaffali della libreria tendenti a congiungersi con il fogliame sparso sul pavimento, croccantini al pollo, disposti apparentemente a casaccio sulla scrivania, che minacciavano l'integrità di importanti documenti didattici, e un frigobar "asportato" da un pub londinese vicino la Stazione di King Cross, dominavano la stanza.
Tuttavia, lo Stregatto sembrava avere individuato un ordine segreto nel proprio caos, perché riusciva a ritrovare qualunque cosa, compresi i numerosi calzini "presi in prestito" a Silente.
Inoltre, sulla porta graffiata del Direttore della Casa di Violafucsia imperava un altro cartello, affisso con spine di pesce Shrake, dove era riportata una frase del noto filosofo Friedrich Nietsche, leggermente rimiagolata: "Il caos che è in ognuno di noi, ci aiuterà a concepire una stella danzante... e miagolante!".
In sostanza, quella era l'unica frase di una certo spessore intellettuale che Pietra aveva adottato, senza neanche aver studiato un briciolo della filosofia di Nietsche, al solo scopo di giustificare la propria allergia al corretto concetto di ordine.

Dalla parte opposta, invece, erano situati gli uffici "modello" di Eileen e Daisy, che potevano definirsi, senza ombra di dubbio, le stanze più ordinate e pulite del castello, profumate addirittura con aromi floreali: ogni documento era al proprio posto nelle librerie oppure sulle lucidissime scrivanie, dove erano presenti meravigliosi bouquet di fiori e alcuni vassoi in cristallo colmi di Cioccorane per i visitatori.
Affisso sulle porte degli uffici delle due professoresse si trovava un grazioso cartello decorato, recante la seguente scritta: "Promemoria per il Direttore: si ricorda che le Cioccorane sono riservate esclusivamente agli ospiti della Quinta Casa. Tenere le zampette alla larga!".


Richiamati dall'annuncio della porta miagolante, i tre docenti felini sgattaiolarono allegramente incontro a Severus facendogli le fusa, poi lo invitarono ad accomodarsi sul morbido divano nella stanza di Daisy.
La stessa Stregatta fece subito gli onori di casa, offrendo al professore di Serpeverde un piatto di Cioccorane assortite accompagnate da una coppa di vino elfico.
Invece, Eileen regalò al gradito ospite uno Stemma in rilievo della Casa di Violafucsia, con i bordi ricamati in oro zecchino e budello essiccato di salsiccia.

Dopo un brindisi alla salute di tutti i presenti, il Maestro di Pozioni ringraziò per la calorosa accoglienza ed esordì: «Ho letto la vostra interessante relazione sulla...come chiamarla? Ah, si, suppongo la Banda Potter».
«Ti ringraziamo per essere stato così sollecito, Severus! Non potevamo tacere questa situazione proprio a te, la vittima designata di un futuro ladrocinio» rispose Daisy mentre stava riempiendo di nuovo le coppe con l'ottimo vino trafugato da Pietra dalla dispensa delle cucine elfiche. «Stiamo miagolando di un progetto di furto da parte di Potter e suoi amici, appunto!».

«Se ho ben compreso, dovrei fare finta di non accorgermi di essere stato derubato, da quei tre furfanti, di alcuni ingredienti facenti parte delle mie scorte personali» sibilò Piton in tono ironico, cercando di scegliere le parole giuste.
«Esatto Severus... per permettere alla signorina Granger di preparare la Pozione Polisucco, al fine di carpire informazioni a Draco Malfoy sulla Camera dei Segreti... Del resto, miao, se quei bambini venissero colti in flagranza di furto della pelle di Girilacco e del Corno di Bicorno, sarebbero sicuramente espulsi! E noi non lo desideriamo, giusto?» miagolò Eileen in tono supplichevole. «Perché Albus Silente di certo non lo desiderera».

«Miagola per te!» soffiò lo Stregatto indispettito. «Se fossi Sev coglierei al volo l'occasione e li farei espellere!...Non riesco più a pigrare come si conviene alla nostra specie da quando questo Potter è arrivato a romperci le salsicce nel paniere!».
Ci fu un breve momento di silenzio. Eileen e Daisy ne approfittarono per fulminare Pietra con delle occhiatacce, mentre Severus sembrava divertirsi a osservare quel cannoneggiamento incrociato di sguardi felini in atto di fronte a lui.

«Comprendo il giusto risentimento di Pietra, ma se la volontà del Preside è diretta a lasciare che questi amabili studenti esprimano le loro qualità umane, sviluppando le proprie personalità e abilità magiche attraverso un furto nella scuola... è evidente che ha capito, meglio di noi, quale sia la loro vera natura» mormorò Piton con un ghigno beffardo, lanciando un'occhiata d'intesa allo Stregatto. «Chi siamo noi per mettere in discussione delle future e brillanti carriere da ladri? ...Forse un giorno, riusciranno a compiere una fantastica rapina alla Gringott: il coronamento di una professione degna almeno dei Potter, dal momento che James era già un ladro di incantesimi creati da altri».

«Miao Severus, eravamo certi di poter contare su di te! ...Sappiamo, inoltre, che l'autorizzazione a prendere in prestito il libro "De Potentissimis Potionibus, dal Reparto Proibito della biblioteca, è stata già concessa dal professor Allock. Invece, il luogo segreto di preparazione della Pozione Polisucco sarà il bagno fuori uso di Mirtilla Malcontenta» miagolò Daisy tirando un respiro di sollievo. «Probabilmente, la pozione sarà preparata dalla signorina Granger».

«Probabilmente? ...Muahahahahahah!!! Bella battuta Daisy!» ridacchiò lo Stregatto a pancia all'aria sul divano. «Sev non si aspetta certo che la pozione sia preparata da Ron, o peggio ancora, da Harry Potter! Se fosse diversamente, allora, si tratterebbe di un altro tipo di furto: infanzia rubata alla Granger. Muahahaha!!! Chissà in quale abominio potrebbe trasformarsi quella povera bambina con una pozione preparata da quei due!».

«Forse, si trasformerà in uno stupido gattaccio spelacchiato di infima classe, come te, e si vergognerà di farsi vedere da tutti!» rispose Daisy in tono acido. «Un altro miagolio fuori luogo e ti faccio ingoiare, a tua insaputa, una Polisucco con un capello di Harry Potter!».
Pietra rimase ammutolito, basito e rigido come una statua, esibendo un'espressione scioccata.
Per un momento qualcuno pensò che il mostro della Camera dei Segreti avesse colpito di nuovo, poi scoppiò una risata generale: era alquanto raro strappare un accenno di sorriso a Severus Piton, ma in questi casi, lo Stregatto era veramente... un mago!

Calata di nuovo un'atmosfera consona alla serietà dell'argomento, Eileen ne approfittò per chiarire un ultimo dubbio, e domandò: «Riferiremo a Minerva la strategia adottata i suoi studenti?».
«E' inutile rendere edotta la professoressa McGranitt delle malefatte del suo fuoriclasse» sibilò Severus. «Sarà più prudente non aiutarla troppo a scoprire le elevate doti morali dei suoi studenti, potrebbe venire sopraffatta dall'emozione».

«Miao, ha ragione Severus! ...L'ultima volta che tentai di aiutare Minerva stava quasi per lanciarmi una Maledizione Cruciatus! Non contate su di me!» miagolò indignato lo Stregatto scomparendo sotto il divano.
Sentite quelle parole, Daisy fu colta di sorpresa e, vinta dalla curiosità, chiese: «E quando mai avresti aiutato la direttrice della Casa di Grifondoro?».
In principio, lo Stregatto fece spuntare timidamente i suoi baffetti tra i piedi del professor Piton, poi sospirò, e infine, miagolò pigramente la sua inedita avventura con l'anziana insegnante.
  
I rapporti tra Pietra e la professoressa McGranitt non erano mai stati troppo idilliaci, soprattutto a causa della forte amicizia che aveva sempre legato lo Stregatto al professor Piton.
Tuttavia, il rispetto e la collaborazione didattica non erano mai mancati, e Silente era sempre stato grato a entrambi per non aver mai trasformato la scuola in un teatro di guerre tra maghi, oltretutto di specie diversa.
Infatti, per l'occasione delle nozze tra Minerva e il marito Elphinstone, lo Stregatto aveva cordialmente inviato, come regalo di nozze, il Manuale della Previdenza Sociale Magica, con un'appendice riguardante i viaggi di luna di miele scontati.
Questi ultimi erano organizzati appositamente per i maghi pensionati, nelle Riserve dei parchi naturali adibiti alle creature magiche, dove vivevano Draghi, Troll e altre creature da brivido.
Anche se il libro si era rivelato un dono a dir poco inopportuno, e sebbene Pietra non si fosse mai rivelato un drago in tema di scelta di regali di nozze, un tale pensiero aveva dato prova di una certa sensibilità affettiva felina nei confronti della collega.
Tuttavia, l'ultima goccia tra i due doveva ancora traboccare, e straripò come il Tamigi in piena in una fredda giornata invernale di pioggia londinese!


Una volta rimasta prematuramente vedova, Minerva decise di andare al Ministero della Magia per ritirare alcuni effetti personali del marito e, in particolare, delle foto che la raffiguravano insieme a lui nel periodo in cui avevano lavorato insieme per il Ministero.
Quel giorno, il destino volle che Minerva dimenticasse i suoi occhiali a Hogwarts e che lo Stregatto zampettasse nei paraggi del Ministero, per fare importanti spese in favore dell'Ordine di Gattaca: rifornimento di trippa per la mensa dei piccoli studenti felini.
Vedendo Minerva barcollare indecisa tra le buche dei marciapiedi, il felino accorse subito da lei, offrendole il destro da bravo cavaliere.
Desiderava semplicemente aiutarla ad attraversare le pericolose strade Babbane, regolate da quella strana creatura infernale chiamata... semaforo!

Era veramente una giornata terribile, la pioggia batteva incessantemente sull'asfalto e una fitta nebbia sembrava essere scesa apposta per mietere vittime in incidenti stradali.
In tali circostanze, Pietra poteva essere considerato al pari di una mina vagante: non aveva mai avuto a che fare, prima di allora, con dei semafori.
Pertanto, non era mai stato al corrente che i colori di un semaforo Babbano erano esclusivamente tre, il rosso, l'arancione e il verde e che, naturalmente, avevano un valore oggettivo, cioè regolavano indistintamente la condotta di tutti i pedoni e degli altri utenti della strada.

Al contrario, lo Stregattaccio aveva sempre pensato al semaforo come ad una specie di creatura malriuscita, che rilasciava autorizzazioni personali a chiunque desiderasse effettuare l'attraversamento, adeguando il segnale colorato alla personalità del soggetto che aveva di fronte, di volta in volta.
In buona sostanza, il povero felino era erronemente convinto che il rosso dovesse rappresentare l'autorizzazione al passaggio per Grifondoro, il verde per Serpeverde, il giallo-arancione per i Tassorosso e il blu per i Corvonero.
Per l'esattezza, Pietra non aveva mai visto spuntare il blu.
Così aveva frettolosamente concluso che il professor Vitious avrebbe dovuto protestare con il Primo Ministro Babbano, per l'assenza del colore adatto agli appartenenti alla sua Casa.
Secondo lui, era assolutamente ingiustificabile che quelle creature paliformi dotate di tre occhi lampeggianti, che infestavano ogni incrocio stradale di Londra, non rispettassero il principio della libertà di circolazione dei Corvonero.

Di conseguenza, Pietra attese con pazienza felina che il semaforo gli concedesse il permesso di percorrere le strisce pedonali, manifestando un segnale con il colore a lui congeniale, ovvero il Violafucsia, oppure un segnale del colore che era proprio della direttrice di Grifondoro, cioè ...il rosso!!!

Fu così che, in quella indimenticabile mattinata, lo Stregatto aveva fatto aspettare per un quarto d'ora una inferocita McGranitt sotto una battente pioggia alluvionale, nella speranza di veder scattare il colore Violafucsia.
Poi, persa ogni speranza, decise di far attraversare l'anziana insegnante al sopraggiungere del segnale di colore rosso per i pedoni, mentre un autobus a due piani avanzava inesorabile con il verde a favore.
Il famoso double-decker londinese li mancò per un pelo, cioè grazie a un doppio "puff!" di emergenza da record.
Dulcis in fundo, il Direttore della quinta casa era anche riuscito nell'impresa di rompere l'ombrello preferito di Minerva, quello che le aveva regalato la buonanima di Elphinstone per il loro ultimo anniversario.

«Benedetta donna! Poteva miagolarmelo prima che c'era un pulsante per aprire l'ombrello!» aveva borbottato lo Stregatto prima di darsi alla fuga nella nebbia.
Qualche tempo dopo, in considerazione della buona fede del povero felino e del salvataggio della vegliarda, Pietra fu perdonato e costretto dalla McGranitt a seguire un corso per la patente B Babbana, superando l'esame di teoria sotto lo stretto controllo dell'insegnante di Babbanologia, al settimo tentativo.

Alla fine del racconto, spinto dall'ilarità che traspariva sotto i baffetti di Daisy e Eileen, Severus si alzò dal divano di buon umore e aggiunse: «Sono certo che la professoressa McGranitt non dimenticherà mai più i suoi occhiali, specialmente domani, quando si lustrerà gli occhi per vedere la partita di Quidditch di Grifondoro contro Serpeverde».


Infatti, il sabato mattina alle ore undici, dopo il solito fervorino di Baston, le due squadre iniziarono a giocare sotto lo sguardo vigile di Madama Bumb, il direttore di gara.
Era una una giornata umida e coperta, e nell'aria c'era odore di temporale, ma il peggio per Harry Potter doveva ancora arrivare.
E puntualmente, giunse pochi secondi dopo il fischio d'inizio: una disgrazia volante sotto forma di Bolide stregato tormentò il Cercatore di Grifondoro per tutta la prima fase della partita, al punto che il capitano Baston fu costretto a chiedere una pausa per decidere il da farsi.

La situazione era assolutamente preoccupante: non si era mai visto un Bolide da Quidditch accanirsi così tanto contro un solo giocatore!
Solo il coraggio e la determinazione di Harry convinse Baston e gli altri Grifondoro a continuare a giocare quella partita maledetta, dove il bambino sopravvissuto sembrava essere la vittima designata del bolide fellone.

La pioggia cadeva fitta.
Un sibilo vicino all'orecchio disse a Harry che il Bolide lo aveva mancato un'altra volta per un pelo; virò immediatamente e si diresse a tutta velocità dalla parte opposta.
«Ti alleni per il balletto, Potter?» gli gridò Malfoy mentre Harry era costretto a fare una stupida piroetta a mezz'aria per evitare il proiettile impazzito.
Harry volò via sempre con il Bolide alle calcagna, che lo tallonava a breve distanza. Poi, mentre si girava per lanciare uno sguardo carico d'odio a Malfoy, lo vide: eccolo lì, il Boccino d'Oro!
Era sospeso pochi centimetri sopra l'orecchio sinistro di Malfoy che, troppo impegnato a farsi beffe di lui, non se n'era accorto.

Per un attimo Harry rimase immobile, sospeso a mezz'aria, senza osare lanciarsi verso Malfoy, per paura che lui alzasse gli occhi e vedesse il boccino.
Wham!
Era rimasto fermo un secondo di troppo. Il Bolide impazzito lo aveva colpito al gomito, e Harry sentì l'osso rompersi.

Nonostante la vista annebbiata dal dolore e dalla pioggia, si lanciò in picchiata con l'unico braccio ancora sano verso il Cercatore di Serpeverde, mentre la folla urlava di terrore.
Credendo che Potter volesse colpirlo, Draco si spostò dalla sua traiettoria di volo, permettendo così al suo avversario di afferrare agevolmente il Boccino alato e vincere la partita, per poi atterrare malamente sul terreno fangoso e svenire.
Al suo risveglio, Harry era ancora disteso sul campo di gioco, felice per la vittoria, ma allarmato dalla presenza del Professor Allock, il quale, per mettersi in mostra a spese di Harry, si dichiarò competente nel campo delle fratture, facendogli sparire con un incantesimo tutte le ossa dal braccio rotto.


«Miao, nemmeno Voi Sapete Chi era mai riuscito in un'impresa simile!» miagolò lo Stregatto appollaiato sopra una tettoia della tribuna, azionando più volte il suo Omniocolo per rivedere l'azione dello scontro con il Bolide. «Sono sicuro che Potter sarà in buone zampe con Madama Chips».
«Già, è vero! Però, vorrei esaminare meglio quel Bolide» rispose Daisy sniffando sospettosamente l'aria. «Sto rilevando... odore di magia elfica!».
«Miao, anch'io!...Una traccia elfica, oltretutto già conosciuta!» aggiunse Eileen con un improvviso lampo di comprensione intuitiva. «Per tutte le code Violafucsia! ...E' ancora lui, Dobby!».

A sentir pronunciare quel nome, lo Stregatto avvampò di rabbia, rischiando di scivolare dalla tettoia.
Aveva sempre pensato che Dobby fosse dalla parte del piccolo Grifondoro, e anche se il suo istinto felino non gli aveva fatto cambiare idea, sentiva su di sé tutta la responsabilità di quel folle incidente.
Forse, l'elfo avrebbe dovuto capire, una volta per tutte, che anche un sentimento ossessivo di protezione poteva rivelarsi controproducente, se non addirittura mortale per il suo amico Harry.
Così Pietra prese la sua decisione e miagolò: «Lasciatelo a me! Questa notte sarò nei paraggi dell'infermeria di Madama Chips a fare la guardia del corpo a Potter! Sono convinto di riuscire a chiarire questa situazione entro le prime luci dell'alba.»

«D'accordo, lo lasciamo alle tue cure!» replicò Eileen poco convinta, lanciando una preventiva occhiata a Daisy. «Ma cerca di non commettere sciocchezze: ricordati che a Hogwarts serve un'infermeria intatta!».
«E soprattutto, risolvi la questione con Dobby senza scatenare una guerra contro gli elfi domestici!» aggiunse Daisy per niente convinta.
Non ci fu risposta, solo un'espressione che tradiva un sentimento di delusione per aver difeso Dobby la prima volta, seguita da un..."puff"!
Sarebbe stata, comunque, una notte molto agitata per Pietra, specialmente in assenza di una sana pigrata in cuccia, e la colpa era del solito famoso ragazzino pestifero. Sempre lui, Potter!


Alcune ore più tardi, nel cuore della notte, Harry si svegliò all'improvviso ed emise un lieve gemito di dolore: ora il braccio sembrava come pieno di grosse schegge.
Per un attimo pensò fosse stato quello a svegliarlo. Ma poi, con un brivido di orrore, si rese conto che qualcuno, nel buio, gli stava bagnando la fronte con una spugna.
«Giù le mani!» disse ad alta voce, e poi: «Dobby!»
«Harry Potter è tornato a scuola!» bisbigliò tristemente l'elfo. «Dobby aveva avvertito Harry Potter. Ah, signore, perché non avete dato retta a Dobby? Perché Harry Potter non è tornato a casa quando ha perso il treno?».

Harry si sollevò sui cuscini e scansò la spugna.
«Che cosa ci fai qui?» chiese Harry. «E come fai sapere che ho perso il treno?»
Le labbra di Dobby tremarono e Harry fu colto da un improvviso sospetto.
«Sei stato tu!» disse il bambino scandendo le parole. «Tu hai impedito che la barriera ci lasciasse passare!».
Con gli occhi gonfi di lacrime, Dobby confessò non solo la sua responsabilità per aver impedito al bambino sopravvissuto e a Ron Weasley di prendere l'Espresso per Hogwarts, ma anche quella per la frattura del braccio, avendo stregato personalmente il proprio Bolide prima della partita.

«Il tuo Bolide?» sentendosi montare di nuovo la rabbia. «Come sarebbe a dire il tuo Bolide? Hai mandato tu quel coso per ammazzarmi?!».
A sentire quelle parole, Dobby si disperò per non essere stato compreso.
Così, prima chiarì le sue buone intenzioni a modo suo, poi raccontò al ragazzo la condizione degli elfi ai tempi di Voldemort e i miglioramenti di vita conseguiti dopo che lo stesso Harry Potter lo aveva battuto, nonostante la permanenza della condizione di schiavitù domestica.

Alla fine del suo triste discorso, l'elfo si lasciò sfuggire una frase che non avrebbe mai dovuto pronunciare: «...E ora a Hogwarts stanno per accadere cose terribili, forse stanno già accadendo, e Dobby non può lasciare che Harry Potter rimanga qui ora che la storia sta per ripetersi, ora che la Camera dei Segreti è di nuovo aperta!»
«Allora esiste una Camera dei Segreti?» sussurrò Harry. «E dicevi che era già stata aperta una volta? Raccontami tutto, Dobby!».

Purtroppo, l'elfo domestico dei Malfoy si era infine reso conto di aver parlato troppo, violando i propri doveri nei confronti dei suoi padroni e, sopraffatto dalle insistenti domande del ragazzo, realizzò che era giunto il momento di tornare a Villa Malfoy.
«Dobby deve andare!» ansimò l'elfo terrorizzato dopo aver sentito dei rumori provenire dal corridoio antistante l'infermeria.
Si udì uno schiocco, e il polso dell'elfo che Harry stringeva svanì.

Un attimo dopo Silente e Minerva entrarono in infermeria, per depositare su uno dei letti liberi quella che sembrava una statua.
Si trattava il piccolo Colin Canon, l'ennesima vittima del mostro della Camera dei Segreti.
Oltretutto, la pellicola della sua macchina fotografica era stata letteralmente bruciata, lasciando i presenti completamente allibiti e senza nessuna prova dell'esistenza di un mostro.
Senza perdere tempo, Silente chiese a Minerva di chiamare immediatamente Madama Chips.

Quest'ultima arrivò pochi minuti dopo, ancora in camicia da notte, constatando la condizione di Colin e del suo rullino fotografico.
«Fuso» disse Madama Chips sorpresa. «Tutto fuso...».
«Che cosa significa questo Albus?» incalzò la McGranitt.
«Significa» le rispose Silente «che la Camera dei Segreti è stata davvero di nuovo riaperta».
«Ma Albus...insomma... chi?» replicò Minerva sospirando profondamente.
«La questione non è chi» disse Silente con gli occhi posati su Colin. «La questione è come...».
E, a quel che Harry poté vedere del viso in ombra della McGranitt, lei non aveva capito più di quanto avesse capito lui.


Nel frattempo, per la seconda volta in pochi mesi, la smaterializzazione di Dobby non aveva dato i risultati sperati: il famiglio di Lucius si ritrovò materializzato in un luogo ben diverso rispetto alla soffitta di Villa Malfoy, ovvero all'interno delle cucine elfiche del castello, proprio sotto la Sala Grande.
Dopo quanto era accaduto d'estate, vicino a casa Dursley, l'elfo aveva già compreso quale era la causa del suo dirottamento ed era consapevole che era impossibile tentare la fuga: il potere magico di uno Stregatto lo stava bloccando di nuovo.

Ben presto, l'attenzione di Dobby fu attirata da un incessante sgranocchiare, proveniente da dietro lo sportello aperto di una delle celle frigorifere.
All'improvviso, un osso di rosticciana rosicchiato volò in aria colpendo la testa dell'elfo, poi la coda di Pietra Stregatto fece dispettosamente capolino.
«Vuoi approfittare per un ultimo pasto, Dobby? Offrono i tuoi colleghi elfi!» miagolò lo Stregatto freddamente. «Lo sai che a cena non si invecchia mai, quindi... Cosa puoi miagolarmi affinché io possa cambiare idea sulla tua condanna a morte per aver rotto il braccio di Harry Potter?»
«Dobby riceve minacce di morte tutti i giorni signor Pietra, è abituato alle minacce, anche dagli amici» mormorò terrorizzato l'elfo. «In ogni caso, Dobby sperava di incontrarla ancora...Dobby è felice di rivedere il suo amico Pietra Stregatto!»

«Miao, lo so amico mio, ma questa potrebbe essere l'ultima minaccia che giunge alle tue orecchie da pipistrello... se non sarai convincente!» soffiò orrendamente lo Stregatto facendo brillare il collare. «Ti avverto! Non mi farò prendere per la coda un'altra volta da te... Prometti sulla tua specie di non tentare mai più di salvare la vita a Potter, se non sarà lui a chiedertelo!».
«Dobby promette! Qualunque cosa per aiutare Harry Potter!» rispose piangendo il povero famiglio. «E per scusarsi, Dobby restituirà agli Stregatti un libro molto importante, qualcosa che avrebbe dovuto appartenervi da sempre!».
«Miewoorr... non dirmi che hai ritrovato una copia del manuale di ricette di lasagne con salsicce di Lord Garfield» miagolò speranzoso lo Stregatto, con la lingua ciondolante. «Dimmi, di si! Dimmi di si!!!...Ohhhhhhhhh, yeeeeeaaaaaaaaaaahhhhh!!!».

In silenzio, Dobby tirò fuori un pacchetto da sotto il suo vestito lacero e lo aprì.
Poi afferrò un antichissimo zampascritto con una copertina pelosa e una coda felina che faceva da segnalibro, posandolo senza indugio tra le zampe dello Stregatto.
Felice di aver compiuto la sua missione, l'elfo aggiunse: «Dobby è venuto a Hogwarts anche per consegnarvi questo questo libro, ma è impossibile trovarvi».
Una volta letto il titolo, Pietra rimase sbalordito e per poco non fu colto da infarto felino.

Ciò che aveva sotto il suo musetto andava oltre tutti i confini della propria immaginazione felina: fra le sue zampe era adagiato... il leggendario "Libro Stregatto degli Stregatti"! (si veda il capitolo primo del libro secondo)
«Per mille costellazioni miagolanti!...Dobby!!! Perché hai deciso di consegnarlo a noi? Avresti potuto darlo al tuo padrone Lucius!» miagolò il direttore della Quinta casa, visibilmente commosso per essere di fronte a una reliquia sacra di valore inestimabile per la propria specie.
«Perché il Libro stesso lo ha chiesto e miagolato a Dobby» mormorò l'elfo con le lacrime agli occhi. «Il Libro Stregatto degli Stregatti è stata la prima creatura che mi ha trattato come un suo pari. E' amico di Dobby! Come anche tu hai considerato me... come Dobby è amico di Harry Potter!».

Proprio in quell'istante, il Libro magico iniziò a fare le fusa compiaciuto, per salutare Pietra e Dobby in segno di approvazione e riconoscenza.
Eppure, se era pur vero che il magico zampascritto aveva fatto ritorno a Hogwarts, dopo tantissimi secoli dedicati a vagabondare, le sorprese per gli Stregatti non erano ancora finite: il Libro Stregatto degli Stregatti racchiudeva dentro di sé incredibili segreti magici, ma sopratutto... un'antica anima felina, potente e coraggiosa.
Del resto, la leggenda millenaria miagolava che lui era sempre stato troppo pigro, anche per andare oltre.

2 commenti:

  1. Buongiorno Stregatto. Così hai inventato una nuova figura professionale, l'assistente agli anziani magici. L'unico problema è che ci vuole un assistente anche per l'assistente... Sei l'incrocio fra un ingenuo bambino di quattro anni e la bomba atomica... Oh, Dobby! Che tenerezza questo personaggio, un piccolo cuore coraggioso e uno spirito veramente libero nonostante la schiavitù e l'oppressione. Un saluto da Lidia.

    RispondiElimina
  2. Miao Lidia,

    se Pietra non facesse sempre 'puff!' per pigrizia e zampettasse di più nel centro di Londra, certe cose non succederebbero: babbanologia, questa sconosciuta!

    Credo che Pietra Stregatto sia in parte come miagoli tu, ma ci sono altri aspetti caratteriali più responsabili, che usciranno fuori nei prossimi capitoli, quando la realtà gli farà sbattere il musetto e gli farà versare lacrime amare.
    La bomba atomica dovrà riflettere molto prima di esplodere, e il bambino dovrà essere trattenuto nel suo cuore, per fare spazio allo stregatto adulto, forse quello che Voldemort sottovaluta.
    Eileen e Daisy cercano di fare quello possono, ma alla fine. Pietra si troverà ad affrontare la responsabilità delle sue decisioni da solo, e a convivere con il dolore intorno a lui.
    Tuo stregatto che, nel frattempo, cerca di scoprire chi si nasconda nel Libro Stregatto degli Stregatti.

    RispondiElimina

AVVISO: Benvenuti! Potete commentare pur non essendo registrati, ma sapete che è possibile inserire un nickname? Nella tendina "Commenta come" c'è l'opzione "Nome/URL". Inserite soltanto un nome e cliccate su continua, potrete così identificare facilmente i vostri commenti! Buona permanenza nel blog!