Libro 2, Capitoli 1 e 2: L'antica leggenda degli Stregatti

Libro 2, Capitoli 1 e 2: L'antica leggenda degli Stregatti
Liberamente ispirato a Harry Potter e la Camera dei Segreti, Capitolo Uno: Il peggior compleanno, e Capitolo Due: L'avvertimento di Dobby

Era da poco sorta l'alba sui tetti di Diagon Alley, annunciata dai primi bagliori riflessi dalle vetrine dei negozi in una miriade di giochi di luce.
Non ci volle molto tempo perché un magnifico sole infuocato di fine luglio cominciasse a splendere sulle strade ancora deserte, in attesa della comparsa delle streghe e dei maghi più mattinieri.
Se solo il famoso Harry Potter fosse stato presente in città, proprio quel giorno, ovvero il trentuno di luglio, avrebbe probabilmente ricevuto gli auguri di buon compleanno da parte di quasi tutta la comunità magica.

Del resto, Harry era ormai consapevole di essere un piccolo mago famoso, dopo essere sopravvissuto per ben due volte agli attacchi del Signore Oscuro.
Allo stesso tempo, non aveva alcun dubbio che, per tutta la loro vita, zio Vernon e zia Petunia sarebbero stati enormemente tentati di proporre a Voldemort un corso accellerato su come far fuori il loro adorato nipotino rinchiudendolo nel sottoscala senza cibo, se solo lo stesso Signore Oscuro avesse prestato più attenzione all'importanza di avere un recapito telefonico in un elenco pubblico londinese (o inglese?).
In buona sostanza, si poteva considerare una vera fortuna che il signor Arthur Weasley fosse l'unico mago realmente interessato alle modalità di utilizzo della tecnologia babbana di comunicazione.

Purtroppo, la medesima alba sorta su Privet Drive sembrava ispirare una realtà ben diversa: il sole infuocato non stava attendendo proprio nessuno, meno che mai il bambino sopravvissuto, e annunciava un giorno come tanti altri.

Infatti, la mattina del suo compleanno, Harry era di nuovo alle prese con i soliti litigi mattutini dei Dursley: invece di festeggiarlo a colazione, lo avevano rimproverato per i fischi acutissimi lanciati dalla povera Edvige, chiusa con un lucchetto nella gabbia.
Inoltre, giunto alle porte di agosto, non gli era ancora pervenuta alcuna lettera da parte dei suoi amici, nemmeno da Hagrid, neanche un misero bigliettino di auguri!
I buoni propositi espressi da Ron a Hogwarts, di invitarlo a casa sua durante le vacanze, stavano assomigliando sempre più alle strade dell'inferno: lastricate di buone intenzioni.
Per questo, il maghetto sentiva di dover condividere emotivamente la sua situazione con quella della sua civetta Edvige, anche in considerazione del fatto che il suo baule, con tutti i suoi effetti personali da mago, si trovava rinchiuso nel sottoscala senza rimedio.
D'altra parte, i Dursley avevano completamente ignorato il suo compleanno, preparandosi a ricevere per cena i signori Mason, allo scopo di concludere un importante affare di lavoro di zio Vernon.
Naturalmente, Vernon e Petunia non mancarono di regalare, al bambino sopravvissuto, i consigli del caso: sparire in camera sua senza fare il minimo rumore durante il pasto e, possibilmente, fare finta di non esistere.


Mentre Harry scivolava nella tristezza più profonda, vittima dell'ennesimo rimprovero riguardante la sua anormalità magica, ai confini di Diagon Alley due ombre feline apparvero proiettate sulle margherite di un minuscolo giardino incolto, pieno di fastidiosissimi gnomi, nei pressi di una casa abbandonata.

«E' questo il posto della consegna» miagolò Eileen scrutando il cielo all'orizzonte. «Guarda a sud! Arthur Weasley sta arrivando con il mezzo di trasporto babbano!».
«Miiiiiiiiiiiiiieeeeeeeeewwoooorrrr!» gridò dal dolore lo Stregatto, liberando velocemente la sua coda dai denti aguzzi di un paio di gnomi.
«Sempre il solito distratto!» aggiunse Eileen scuotendo il capo. «Toccherà a te collaudare quella cosa. Spero che tu abbia preso sul serio il tuo compito!».

Dopo circa un minuto, Arthur Weasley atterrò vicino a loro con la sua Ford Anglia blu e li salutò calorosamente.
«Ecco, cara Eileen, questo è il libretto di istruzioni» disse allegramente il signor Weasley fregandosi le mani. «Molly ha sentito dire al professor Piton che Pietra ha esperienza in materia di autoveicoli babbani, e quindi ho pensato di chiedere a voi questo favore».

Eileen strinse gli occhi fino a farli diventare due fessure, poi rispose: «Esperienza, Arthur? ...Devi sapere che nel millenovecentosettantasette, in Sudafrica, mentre stavo cercando una coppia di uccelli Fwooper per sperimentare un nuovo incantesimo silenziatore, l'attenzione di Pietra fu attirata dal Gran Premio di Formula Uno che si stava disputando nel circuito di Kyalami, adiacente alla nostra zona di ricerche. Ad un certo punto, Pietra osservò due Fwooper entrare nell'abitacolo della Ferrari di un certo babbano, chiamato Niki Lauda, che si era allontanato dal veicolo per andare in bagno prima della gara. ...Anche il nostro Stregattaccio decise di entrare nell'abitacolo per catturare i pennuti, accendendo per sbaglio il motore con un colpo di coda!»

"Non mi dire! Veramente strabilianti queste Ferrari, di colore rosso come lo sfondo dello stemma di Grifondoro" meditò il signor Weasley ad alta voce. «Sono alimentate con una sostanza vitaminica chiamata benzina...E io che pensavo fosse burrobirra!».
Eileen annuì ridacchiando, immaginandosi per un attimo la Ferrari come una famelica creatura fantastica, nutrita amorevolmente da Hagrid con del cibo per Schiopodi, poi aggiunse: «La vettura monoposto si mosse dai box in direzione della linea di partenza, occupando il terzo posto della griglia ancora vuoto, guadagnato dallo stesso Niki Lauda nelle precedenti prove di qualificazione. Poi il Gran Premio del Sudafrica ebbe inizio...con la scuderia della Ferrari nel panico più totale. Il loro pilota era rimasto senza casco, senza auto e ammutolito, mentre io non sapevo più che topi prendere!».

Arthur Weasley era rimasto a bocca aperta di fronte a quell'affascinante racconto.
In verità, Arthur era di solito più interessato alle automobili babbane che ai guai combinati da Pietra, ma questa volta sembrò fare un'eccezione e guardò Pietra con occhietti speranzosi, come per incitarlo a continuare la storia.
«Miao, lo giuro! ...Non avevo la più pallida idea di cosa fosse una gara di Formula Uno fino a quel giorno! Ero impaurito e così pestai qualche pedale con le mie zampette, per capire a cosa servissero: volevo solo darmi alla fuga. Fu terribile quando entrai per sbaglio in pista! Vidi tre luci di colore rosso cambiare in verde e, in pochi secondi, mi ritrovai inseguito da tutte le altre vetture che tentavano di affiancarmi, come se dei maghi oscuri avessero avuto l'intenzione di avvicinarsi alla mia vettura per uccidermi!» miagolò Pietra mettendosi una zampetta sugli occhi. «C'era una strana lancetta che contava circa 320-350 non so cosa ...ma la mia paura di essere agguantato era tale che scelsi di modificare, con un incantesimo, i freni e il motore della Ferrari per correre quasi a pelo d'aria. Infine, gettai a bordo pista  la strumentazione che mi sembrava inutile, tra cui una strana leva metallica, conficcata in basso come la famosa spada nella roccia, due specchietti retrovisori decisamente antiestetici e superflui, nonché delle cinture che mi stringevano troppo il pancino».

«Ahhhh, La leva del cambio!» esclamò Arthur Weasley entusiasta, alzando istintivamente una mano come se si fosse trovato seduto su un banco di scuola. «In ogni caso, ehm... credo che nelle gare di automobilismo babbano sia normale inseguire il pilota che conquista la prima posizione, ma solo per superarlo e tentare di vincere la gara, non per ucciderlo!».
«Esatto!...Ma Pietra lo ignorava!» miagolò Eileen indignata. «Continuò a fuggire in pista, anche dopo aver riportato un grave danno al sistema di raffreddamento del motore, con la conseguente perdita di quasi tutto il liquido refrigerante nel corso dell'ultimo giro ...Dulcis in fundo, arrivò primo sotto la bandiera a scacchi sventolante vincendo a motore spento e fumante!...Poi raggiunse i box, parcheggiando la Ferrari dentro il bagno della McLaren e, non contento, sgattaiolò via con due Fwooper nello zaino, inseguito da una squadra di ingegneri avversari inferociti capeggiati dal pilota James Hunt!».

«Dunque, come è finita?» chiese Arthur con il pensiero in parte assorbito dalla "strana lancetta" di un probabile tachimetro babbano.
Pietra scosse sconsolato la testa, poi mormorò: «Oh, beh ...l'inseguimento durò pochissimo perché gli altoparlanti del circuito richiamarono subito Niki Lauda sul podio per festeggiarlo come vincitore e la scuderia Ferrari se ne fece subito una ragione».
«Bene! Allora, lascio la Ford Anglia in buone zampe!» disse il signor Weasley applaudendo Pietra. «Vi prego di riportarla a casa mia dopo il collaudo, e tante grazie per l'aiuto!».

Salutato Arthur, Eileen e Pietra entrarono nella Ford Anglia e chiusero le portiere.
Non era esattamente come una Ferrari, ma disponeva di un bel bagagliaio per contenere tutti gli acquisti didattici occorrenti ai due docenti felini, tra i quali due enormi calderoni che Pietra usava anche come vasi da notte.
Ultimati gli ultimi controlli di routine, Eileen diede l'ordine di partenza e Lo Stregatto accese il motore e il turbo invisibile, facendo rotta verso il tetto del negozio "Il Calderone".
Il cielo sopra Diagon Alley li stava aspettando!


Mentre i felini si apprestavano a guadagnare la quota di sicurezza per provare la strumentazione stregata, Harry uscì di casa, attraversò il prato e si lasciò cadere sulla panchina del giardino, canticchiando fra sé: «Tanti auguri a me... tanti auguri a me!».
Era consolante il fatto di non aver perso quel briciolo di autoironia che lo aveva sempre aiutato in momenti come quello: il grande Harry Potter, colui che aveva fermato il più grande Mago Oscuro di tutti tempi, continuava a perdere miseramente con i Dursley!

"Ho più probabilità di ricevere gli auguri di compleanno da Voldemort che dal vecchio Vernon!" pensò Harry, ritrovando un pò di buon umore. "Ma forse, un buon allibratore li darebbe entrambi alla pari".
Niente cartoline, niente regali e, per giunta, avrebbe trascorso la serata a far finta di non esistere.
Il suo sguardo sconsolato si posò sulla siepe. Non si era mai sentito così solo.
Nessuno dei suoi amici gli aveva scritto durante l'estate, anche se Ron gli aveva detto che lo avrebbe invitato a passare qualche giorno da lui.
E quella speranza sarebbe stata l'ultima a morire.

D'un tratto Harry si drizzò a sedere sulla panchina del giardino. Aveva continuato a fissare distrattamente la siepe... e quella ricambiava il suo sguardo! Tra le foglie erano apparsi due enormi occhi verdi.
Purtroppo, proprio nel momento in cui avrebbe desiderato conoscere a chi appartenesse quello sguardo, Dudley lo provocò sulla irrilevanza del suo compleanno, facendolo poi punire da zia Petunia a causa della sua reazione.
Come l'attimo fuggente non colto, quegli occhi verdi scomparvero, senza lasciare più spazio all'immaginazione.
Un'altra giornata così ciondolante e il povero bambino si sarebbe trasformato in una pianta ornamentale del giardino di Petunia, senza bisogno di un incantesimo trasfigurante.


Intanto, la Ford Anglia era stata collaudata con successo, spelata e parcheggiata nella rimessa della Tana, come Arthur aveva richiesto.
Poi, Eileen e Pietra tornarono a Hogwarts, iniziando a sistemare i loro acquisti scolastici nelle aule riservate agli studenti felini della Casa Violafucsia, compreso un grattatoio anti pulci magiche per il personale docente.

Quel pomeriggio Eileen era particolarmente preoccupata per la nota spese di Pietra da presentare a Silente, ampiamente gonfiata dall'acquisto di una cappottina magica, ricamata con seta viola e fili d'oro, vanto dell'antico artigianato persiano: era stata tessuta con materiale incantato, in grado di captare fonti di magia oscura!
Se la cappottina persiana passava in prossimità di oggetti stregati, cambiava colore diventando nera!
Era un cimelio storico molto interessante, appartenuto alla gatta persiana blu di Dario I il Grande, ma come giustificare una spesa di 100 galeoni?
Non c'era alcun motivo di temere la presenza di oggetti pieni di magia oscura al castello.

Proprio mentre stavano zampettando nel corridoio del terzo piano, verso l'ufficio del Preside, con la bollente nota spese di materiale "più o meno scolastico" che gridava vendetta, un gufo con un messaggio urgente planò su una spalla di Eileen.
Proveniva da Mr Tibbles, l'agente della Quinta Casa operante presso la casa dei Dursley e aveva con sé il seguente messaggio:
"Codice giallo miagolante: rilevata la presenza di un elfo domestico della Famiglia Malfoy nel giardino dei Dursley. Pronto ad intervenire in caso di azioni ostili".

«Non sarà mica quel tuo amico elfo combina guai?» miagolò Eileen guardando Pietra di sottecchi. «Un mese fa gli offristi un gelato alla fragola da Fortebraccio, ma il suo padrone glielo strappò via dalle mani prima che lo potesse assaggiare. Ricordo anche che, prima di smaterializzarti, esprimesti il tuo disappunto rovesciando sulla testa di Lucius un intero vassoio di bignè alla crema».
Per un attimo, Pietra si perse nei golosi ricordi delle leccornie di quella gelateria, poi rispose: «Miao è probabile che sia Dobby, essendo un ammiratore di Harry, ghghgh! Ehm...No no, era un vassoio di budini giganti al caramello. Un vero spreco! Non me lo sono mai perdonato».
«Cosa sarà andato a fare da Harry Potter?...Dobbiamo preoccuparci?» esclamò Eileen in tono serio, pensando ancora alle invettive che Lucius aveva lanciato quel giorno contro ignoti.

«Come stavo miagolando prima, Dobby è un ammiratore di Harry, e quindi non gli farebbe mai del male» ribadì Pietra mentre sognava di scalare la vetta di una montagna di panna. «Forse gli chiederà un autografo, muahahahah!».
«D'accordo, in ogni caso, stiamo all'erta stregattaccio!» miagolò Eileen dando uno scappellotto sulla testolina di Pietra. «Ma se agisse contro il bambino per conto di Lucius...»
«Avrà a che fare con me!» concluse la frase Pietra, senza lasciare spazio ad altri dubbi.
Poi sparì con un inchino ruffiano a presa di giro, e il suo solito "puff!".

"Ecco, lo sapevo! Lo sapevo!!!... Adesso, tocca a me giustificare la spesa della cappottina persiana comprata da Pietra!" pensò Eileen sospirando. "Ogni anno scolastico è sempre la stessa storia! Appena ci incamminiamo per andare da Silente a miagolare riguardo la nota spese, lui sparisce!!!...E questa volta gli ho fornito anche un buon motivo, Hogsmeade impestata!". 


A Privet Drive, numero quattro, stava ormai sopraggiungendo l'ora di cena, il momento in cui i signori Mason si sarebbero presentati a casa Dursley. Harry finì di mangiare velocemente un misero pasto, in attesa di essere confinato in camera sua.
Era appena arrivato al pianerottolo quando il campanello suonò e la faccia furibonda di zio Vernon apparve in fondo alle scale.
«Ricorda ragazzo, un solo rumore e...» sbottò Vernon agitando un dito indice accusatorio.
Harry raggiunse la sua camera da letto in punta di piedi, vi scivolò dentro, e si voltò per buttarsi sul letto.
Peccato che il suo letto fosse già occupato da un elfo domestico di nome Dobby!

Era la prima volta che il bambino sopravvissuto vedeva un elfo.
Evitò di cacciare un urlo per la sorpresa e pensò bene di non offenderlo, tentando di cominciare dai convenevoli di una educata conversazione civile tra..."esseri diversi".
In fondo, anche lui si sentiva un po' diverso dagli altri, o almeno dai Dursley, ma credeva che l'universo fosse una fonte infinita di diversità, e che ciò fosse anche uno degli aspetti più affascinanti della vita: conoscere persone diverse e apprezzare le loro sfumature, compreso l'aspetto di Dobby e...le "premurose attenzioni" di Severus Piton nei suoi confronti.

Dopo le presentazioni, Harry ebbe l'occasione di comprendere la stravagante natura della creatura che aveva di fronte, dotata di una sensibilità unica, ma poco abituata alla gentilezza da parte dei maghi.
Eppure Dobby sembrava adorarlo, ma era evidente che non aveva alcuna idea di come comportarsi nella casa dei Dursley, soprattutto quella sera in cui Vernon aveva importanti ospiti a cena e non voleva sentire volare una mosca.
Purtroppo, per qualche strana ragione, ogni volta che l'Elfo tentava di aprire bocca per dare informazioni a Harry, doveva necessariamente autopunirsi per qualcosa che aveva detto o fatto, sbattendo la testa in qualche mobile.
Così, con il trascorrere dei minuti, i signori Mason iniziarono ad avere alcune difficoltà a credere che si trattasse del rumore causato da un enorme gatto in amore, come sosteneva Vernon.

La conversazione con Dobby giunse al culmine dello stupore quando ad Harry fu finalmente rivelato il motivo della sua visita inaspettata.

«Harry Potter non deve tornare a Hogwarts. C'è un complotto, Harry Potter. Un complotto per far succedere le cose più terribili, quest'anno, alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Harry deve rimane qui, dove è al sicuro!» squittì l'elfo domestico.
«Quali cose terribili?» si affrettò a chiedere Harry. «E chi sta complottando?».
Dobby emise un buffo singhiozzò e sbatté la testa contro il muro per l'ennesima autopunizione.
«Basta così!» gridò Harry afferrando l'elfo per un braccio.

Intanto, nella cucina sottostante, il signor Mason, ipotizzò ironicamente che, nella stanza di sopra, doveva trovarsi un gatto norvegese di proporzioni gigantesche, che probabilmente stava usando i suoi artigli sui mobili per far legna da ardere nel caminetto dei Dursley.
Un vero peccato che si fosse in estate!
Ma il peggio doveva ancora arrivare, e giunse puntualmente dopo l'arrivo di Vernon in camera, accompagnato dalle sue migliori e cordiali minacce.
Dobby, infatti, si decise a uscire dall'armadio dove si era nascosto durante la breve visita del signor Dursley mentre un'altra triste verità stava per venire a galla, grazie all'incalzare delle argomentazioni del Grifondoro.

«Lo vedi come si vive qui?» disse Harry. «Lo capisci perchè devo tornare ad Hogwarts? E' l'unico posto dove ho...beh, dove penso di avere degli amici».
«Amici che neanche scrivono a Harry Potter?» rispose Dobby maliziosamente.
«Suppongo che abbiano...aspetta un attimo!» disse Harry aggrottando la fronte. «Come fai a sapere, tu, che i miei amici non mi hanno scritto?».
Dobby si dondolò sui piedi, poi confessò mestamente di aver intercettato tutta la corrispondenza dei suoi amici.
Lo aveva fatto a fin di bene, per fargli dimenticare i suoi amici, per salvarlo dal futuro complotto che stava per essere ordito a Hogwarts, ma Harry Potter non poteva essere d'accordo con lui.
Si sentiva infuriato per quell'aiuto non richiesto, dando seguito all'ennesimo scontro verbale di quella sera, per avere indietro tutte le lettere rubate.

«Allora Harry Potter non lascia a Dobby altra scelta» disse tristemente l'elfo uscendo dalla stanza e dirigendosi verso le scale che conducevano al piano terra.
Il maghetto gli corse dietro e, giunto in cucina, il cuore gli si fermò: il capolavoro dolciario di zia Petunia volteggiava per l'aria.
«No!» supplicò Harry con voce rauca. «Te ne prego... mi ammazzeranno».
«Harry Potter deve dire che non tornerà a scuola!» rispose l'elfo con tono deciso, mentre stava manovrando magicamente il delizioso manicaretto ricco di panna.
«Dobby...ti prego!».
«Lo dica, signore».
«Non posso!».
Dobby gli lanciò un'occhiata tragica.
«Allora Dobby deve farlo, signore, per il bene di Harry Potter» concluse l'elfo domestico.

Il dolce cadde a terra con uno schianto da infarto. La panna imbrattò finestre e muri, e il piatto andò in frantumi.
Con uno schiocco di dita, simile a una frusta, Dobby lasciò il bambino alla ferocia repressa dei suoi zii, svanendo nel nulla.
Sul povero Potter stava per piombare addosso la furia di Vernon, l'equivalente di uno stormo di disgrazie alate che avrebbe volteggiato su di lui per il resto delle vacanze estive.


Tuttavia, anche all'elfo stava per capitare qualcosa di inaspettato.
La Smaterializzazione elfica non funzionò proprio secondo i desideri di Dobby e, invece di tornare a Villa Malfoy, si ritrovò materializzato in un angolo buio di Privet Drive, a poche decine di metri dalla casa dei Dursley.
L'elfo si guardò intorno impaurito e disorientato, riprovò la Smaterializzazione, ma per quante dita facesse schioccare, qualche ignoto potere magico lo stava bloccando lì, senza alcuna possibilità di fuga.
Era ormai calata la notte, accompagnata da uno spicchio di luna calante, mentre una bellissima farfalla blu stava attraversando la strada illuminata da qualche lucciola, volando sullo sfondo del cielo stellato, per poi appoggiarsi delicatamente su una siepe e scomparire.
Dobby seguì il volo della farfalla blu e, per un attimo, provò invidia per la sua libertà e tanta tristezza per la propria condizione, ma in quel momento, doveva assolutamente capire il motivo per cui non era giunto a Villa Malfoy.

«Impossibile!...Nessuna magia che Dobby conosca è in grado di bloccare o interrompere una Smaterializzazione elfica, neanche le arti oscure possono!» balbettò l'elfo domestico in preda al panico.
Per un attimo immagino di vedersi apparire Voldemort in persona alle spalle, pronto a smentirlo, e sudò freddo, ma pochi secondi dopo la luna sembrò ridere e cambiare posizione, adagiandosi orizzontalmente in basso, a mezz'aria.
La sagoma di una strana bocca sorridente, piena di denti squadrati, gli apparve davanti all'improvviso, insieme a due occhietti gialli che si scambiavano di posto.
Infine si Materializzò una testolina felina e, ad un tratto, un colpo di coda raggiunse l'elfo su un orecchio, come una carezza.

«Se sei un Mangiamorte sappi che...sono pronto a morire per Harry Potter!» esclamò Dobby facendo qualche passo indietro. «Un momento!...Ma tu sei quell'Animagus che mi offrì un gelato da Fortebraccio!».
Pietra finì di Materializzarsi ridacchiando a più non posso, poi miagolò: «Miao, io un Animagus? Un Mangiamorte? No, no...al massimo posso definirmi un divora-salsicce, si, si, si... ghghghgh!!!».
Dobby tentò di nuovo la Smaterializzazione, ma inutilmente, poi lanciò un incantesimo offensivo, ma quest'ultimo fu facilmente respinto da una barriera di colore viola-fucsia, non appena il collare magico dello Stregatto iniziò a brillare minacciosamente.

«Capisco, sei un tipetto che prima spara e poi fa le domande! ...Anzi, non le fa! Quindi mi presenterò miagolamente, sono uno Stregatto, stasera anche un po' astratto, hihihi!» rispose Pietra sbadigliando maleducatamente. «E se riprovi a schiantarmi, ti graffierò le orecchie e ti tratterrò inchiodato qui per tutta la notte!...E addio pigrata!».
«Uno Stregatto in carne e ossa?...E' antica magia felina! L'unica in grado di fermare la Smaterializzazione elfica!!! Ma cosa vuoi da me?» chiese Dobby con animo rassegnato e sorpreso.
«Miao, vecchio amico mio, preferisco più in carne che in ossa, muahahahahahah!!!» sghignazzò Pietra senza ritegno. «Capisco, sei un tipetto che dà le risposte  prima che gli altri facciano le domande, eh? Hai detto che sei pronto a morire per Harry Potter! Allora, per questa notte, abbiamo finito. Tutto questo lavoro notturno mi fa arruffare il pelo! Ci vorrebbe uno spuntino notturno e una buona pigrata! Miao, Dobby!».

Lo Stregatto scomparve in uno sbadigliante "puff!", mentre la luna stava giocando a nascondino dietro una piccola coltre di nubi.
Dobby rimase da solo, con le orecchie tutte impelate; provava ancora un pò di timore, ma in fondo al suo cuore sentiva che quel bizzarro felino non era poi così cattivo...e lo aveva chiamato "amico"!
Decise di riprovare la Smaterializzazione per tornare a Villa Malfoy, ma questa volta non riuscì neanche a schioccare le dita.
Dopo un breve istante di smarrimento, ne comprese il motivo: si ritrovava nella mano un meraviglioso gelato alla fragola, e non se n'era neanche accorto!

Di fronte a quella meravigliosa leccornia, l’elfo domestico si rilassò e ricordò di aver letto una curiosa favola, nascosta tra le pagine di un antico libro, ormai dimenticato da tempo nella polverosa soffitta dei suoi padroni.
L’opera era intitolata “Lo zampascritto Stregatto degli Stregatti”.
Si trattava piuttosto di una bizzarra leggenda dove, in appendice, si trovava un'antica raccolta di incantesimi che solo degli Stregatti avrebbero potuto eseguire.
Oltretutto, queste scritture erano emerse all’improvviso dalle pagine bianche dell’opera, come se quel libro, ad un certo punto, avesse autonomamente deciso di farsi leggere proprio da Dobby.

Era evidente che non era un libro qualunque: aveva una piccola coda pelosa come segnalibro, correva dietro a qualunque cosa si muovesse, come gli uccellini sul davanzale della soffitta o i topolini tra i vecchi mobili rotti; si grattava come se avesse le pulci e miagolava dispettosamente per avere qualche goccia di latte versata sul titolo dorato della copertina.
La padrona Narcissa lo aveva acquistato da Magie Sinister, insieme alle Favole di Beda il Bardo: era sicura di aver trovato un bellissimo regalo per il suo piccolo bambino.
Però, quel libro miagolante non era a impatto zero, soprattutto per il lettore avventato che lo avesse trattato nel modo sbagliato, lisciandolo contropelo.
Ben presto, Draco fu graffiato da artigli invisibili nel suo inutile tentativo di aprire con la forza la sua copertina soffiante.

Del resto, il signor Sinister, felice di essersene sbarazzato, era stato chiaro: mai sfogliare il libro quando questo dorme e ronfa dentro la sua cuccia!
Dopo l'incidente al piccolo Draco, lo zampascritto finì nel buio della soffitta di Villa Malfoy, tra le cose rotte o inservibili, proprio dove Dobby aveva sempre avuto il suo giaciglio.
Negli scritti apparsi magicamente all’elfo, sempre su pagine precedentemente bianche, si narrava della fantastica avventura vissuta da una giovane strega di nome Alice e dai suoi amici felini.
La compagnia miagolante della fanciulla era composta da due maschi di nome Baccano e Frastuono, e da due femmine chiamate Baraonda e Parapiglia.

Un bellissimo giorno di primavera, la ragazza decise di andare con suoi quattro gattini sulle rive del Lago Nero, per una passeggiata rilassante alla ricerca delle Farfalle Arcobaleno.
A parte i caratteri non proprio miti, i micetti attaccabrighe erano così affezionati alla loro padroncina che stavano sempre al suo fianco ovunque andasse.
Inoltre, rispondevano zampettanti al richiamo di graziosi campanellini agganciati a quattro braccialetti incantati, di colore violafucsia, che la stessa Alice indossava al polso della mano destra.
Il suono incantato prodotto dal movimento di quei braccialetti poteva essere udito dai quattro gattini dovunque si trovassero e, in qualunque luogo fossero, sarebbero stati magicamente ricondotti alla presenza della fanciulla in un batter di ciglia.

Accadde così che una farfalla dalle ali nere sfiorò il volto di Alice, volando verso il lago.
Alice non aveva mai visto una farfalla dall'aspetto così bello e nello stesso tempo lugubre.
Perciò la rincorse per ammirarla, senza accorgersi di essere sprofondata in acqua fino alle ginocchia, rimanendo intrappolata nel fango melmoso.
In men che non si dica, il tempo cominciò a cambiare e una terribile tempesta si abbattè su di lei.
La povera strega venne trascinata a largo da un’onda altissima; non sapeva nuotare, e oltretutto, aveva perso la bacchetta: il suo destino pareva ormai segnato.

Veloci come i lampi nel cielo, i coraggiosi gattini si gettarono in acqua, sprezzanti del pericolo, riuscendo a raggiungere la loro amica e a spingerla con i musetti verso la salvezza, sui fondali più bassi, vicino la spiaggia.
Tuttavia, l'eroico gesto fu pagato a caro prezzo, perché le loro forze vennero meno.
Baccano, Frastuono, Baraonda e Parapiglia scomparirono per sempre nel gelido abbraccio delle acque del Lago Nero.

Proprio in quel momento, la tempesta si placò e il sole aprì uno piccolo squarcio tra le nuvole, riscaldando con i suoi raggi il volto di Alice.
Sulla riva, invece, la farfalla nera si trasformò di colpo in una figura incappucciata, che iniziò a muoversi lentamente verso la bambina, lasciando delle orme scheletriche sulla sabbia.
Vestita del suo nero mantello e compiaciuta con se stessa, la Morte era apparsa per reclamare la sua anima, ma questa volta si era sbagliata: la bambina era ancora viva!

La Morte non si arrese all’evidenza! Sapeva bene che anche un soffio di vita nel cuore della fanciulla era, per lei, l'unico limite invalicabile, ma non voleva ritornare nel suo regno a mani vuote.
Era intenzionata a ingannare la vita, portando via con sé l’umana ancora vivente, che quel giorno avrebbe dovuta morire affogata.
Tanta fu la sua prepotenza, che tese la sua mano scheletrica per l’ultimo tocco verso la fanciulla distesa sulla riva, come aveva sempre fatto, ma questa volta ...accadde l’impossibile!

Il braccio destro di Alice si mosse leggermente verso i suoi capelli per proteggersi il viso dal sole, facendo suonare i campanellini dei braccialetti, e la mano della Morte si fermò a mezz'aria, trattenuta da una forza misteriosa che la fece indietreggiare.
Nessuna creatura vivente era mai riuscita fermarla, ma quando si voltò verso il lago, venne colta di sorpresa e il suo scettro, la famosa falce mietitrice di anime, le cadde dalla mano tremante.
Davanti a lei avanzavano a pelo d’acqua, come i Quattro Cavalieri dell'Apocalisse, le anime dei gatti di Alice, simili a splendenti Patronus, ma dello stesso colore dell'oro, dall'aspetto così feroce da incutere timore alla Morte stessa.

In un istante, le anime feline si lanciarono in una rissa senza precedenti nella storia nel creato: Frastuono saltò sopra il teschio della Morte facendo a brandelli il suo cappuccio, Baccano e Baraonda la spinsero con un balzo in pieno petto, facendola cadere a terra, mentre Parapiglia prese la falce caduta e la brandì contro di lei.
Con grande stupore, la Morte comprese che quella era stata la sua punizione divina, per aver tentato di condurre "oltre" la fanciulla ancora viva.
Per farsi perdonare e riavere indietro la propria falce, la Morte chiese ad Alice i quattro braccialetti, trasformandoli in quattro collari magici violafucsia, che da quel giorno divennero noti come "I Quattro Collari dell'Apocalisse".
Tali collari furono considerati degli oggetti simbolo della Casa Violafucsia, al pari della spada di Grifondoro, del Medaglione di Serpeverde, del Diadema di Corvonero e della Coppa di Tassorosso.
Se quei collari fossero stati indossati contemporaneamente da un solo Stregatto, tale felino avrebbe acquisito un potere magico ineguagliabile, forse promanante dalla Morte stessa.

Poi, La Morte fece indossare un collare violafucsia ad ognuna delle quattro anime feline, donando loro la possibilità di vivere nove vite.
Non appena i collari furono agganciati, le anime dei gattini sparirono in un "puff!" e, al loro posto, sorsero quattro creature di una nuova specie fantastica, scaturita dalla antica magia dell'Amore.
Nacque così la stirpe degli Stregatti!

Infine, mise a disposizione la sua falce, a fin di bene, permettendo ai soli Stregatti di richiamarla a sé, per respingere qualunque maledizione oscura, attraverso un incantesimo miagolante chiamato “Falxfelis mortis”. L'unico limite imposto fu l'utilizzo esclusivo, per sole tre volte, in favore di maghi e streghe minorenni in pericolo di vita.
I quattro collari, le nove vite da Stregatti, e l'uso della falce erano i tre Doni Felini della Morte, a cui forse, Beda il Bardo si era ispirato per una delle sue favole umane più famose.

Una volta restituita la falce alla Morte, questa salutò con un inchino la strega Alice e i suoi Stregatti, scomparendo senza lasciare traccia, come se fosse stato un brutto sogno al risveglio mattutino. 
In un'era imprecisata, dal primo matrimonio tra nobili stregatti, nacque il mago Stregatto ViolaFucsia, il Fondatore della quinta Casa segreta Violafucsia di Hogwarts, ma questa era un'altra storia, e il libro non permetteva ancora a nessuno di leggerla.
Dobby aveva sempre le lacrime agli occhi quando leggeva la storia di Alice prima di addormentarsi nel suo giaciglio, ma l'avventura che aveva vissuto quella notte, aveva superato ogni fantasia o immaginazione elfica.


Nei tre giorni che seguirono, la condizione di Harry Potter cambiò drasticamente, fino a potersi considerare equivalente a quella di un detenuto agli arresti domiciliari.
Del resto, dopo la comunicazione del Ministero della Magia da parte di Mafalda Hopkirk, Vernon aveva scoperto che i maghi minorenni non potevano usare la magia fuori della scuola, pena il rischio di essere espulsi dalla scuola stessa, e quindi non aveva più paura di agire nei confronti del bambino.

Per questo, Harry non vedeva più una via di uscita da quella situazione: la finestra era stata dotata di una inferriata, il cibo passava attraverso una porta gattaia, e le uniche occasioni di uscire da quella prigione erano le poche visite in bagno.
Inoltre, la prospettiva illustrata dai Dursley di non farlo più tornare a Hogwarts, era tra i pensieri più terrorizzanti che Harry avesse mai dovuto affrontare dopo Voldemort.
Ammettendo di essere ancora vivo di lì a quattro settimane, che cosa sarebbe successo se non fosse tornato a Hogwarts? Forse avrebbero mandato qualcuno a cercarlo? Sarebbero riuscito a convincere i Dursley a lasciarlo andare?

Il buio invase la sua stanza e, quella notte, Harry cadde in un sonno agitato.
Sognò di essere in mostra, in uno zoo, dentro una gabbia con su un cartello: "Mago Minorenne".
Tra la folla, vedeva la faccia di Dobby, gridava per chiedergli aiuto, ma Dobby rispondeva: «Qui Harry Potter è al sicuro, signore!» e svaniva.
Allora, apparivano i Dursley, e Duddley picchiava contro le sbarre della gabbia, ridendogli in faccia.
«Smettila!» bofonchiava Harry, mentre quel rumore secco gli rimbombava nella testa dolorante.
«Lasciami in pace... smettila... sto cercando di dormire».
Aprì gli occhi. La luna splendeva attraverso l'inferriata. Ed effettivamente c'era qualcuno che lo fissava attonito da dietro le sbarre: qualcuno con il viso coperto di lentiggini, i capelli rossi e un lungo naso.
Fuori della finestra c'era Ron Weasley.


Intanto, nella casa di Privet Drive numero cinque, lasciata vuota dai proprietari per il periodo feriale, due figure feline si stavano muovendo con destrezza verso il frigorifero della cucina abbandonata.
«Miao signor Direttore, c'è una Ford Anglia davanti alla finestra di Harry Potter con Fred Weasley alla guida» miagolò Mr Tibbles in tono allarmato. «Ritiene che sia il caso di intervenire?».
«Miao Agente Tibbles, credo che stanotte sia il caso di lasciare ai fratelli Weasley un pizzico di iniziativa» rispose Pietra con altre priorità in mente. «A proposito, Tibbles, hai idea di cosa sia questa strana scatola di caramelle dentro il frigorifero?».

«Penso che si chiamino supposte, signore» replicò Mr Tibbles imbarazzato. »Sono sicuramente medicinali Babbani, ma non ho mai visto nessuno assumerle come normali caramelle».
«Questi babbani hanno modi alquanto bizzarri di curarsi!» borbottò lo Stregatto scuotendo la testa. «Meglio non indagare quali altre vie di somministrazione di farmaci possono esserci, oltre quelle orali!».

In quell'istante, il telefono di casa Reed iniziò a squillare, e Pietra, incuriosito dalle storie del Signor Arthur Weasley sulla tecnologia babbana, si fece coraggio e decise di alzare il ricevitore senza rispondere.
Dopo qualche secondo, una voce ruppe il silenzio e esclamò: «Pronto? Signor Reed? Scusi per l'ora tarda, sono Robert Bayles, direttore della trasmissione radiofonica 'Magic Night', e trasmettiamo da BBC Radio Uno... ha mai sentito parlare di noi?».
«Esatto sono quel signor Reed di Privet Drive numero cinque, che non vi conosce e che, questa notte, avrebbe preferito pigrar, ehm... dormire in cucc, ah ehm, nel suo letto... Senza essere disturbato!» tagliò corto Pietra dopo essersi consultato con Mr Tibbles. «A cosa debbo l'onore del suo squillante gufo telefonico notturno?».

«Nessuna gufata sfortunata, signor Reed, lei è stato baciato dalla fortuna! Per Lei c'è soltanto una domanda! E nel caso dovesse rispondere in modo esatto, lei e la sua famiglia vincerete un meraviglioso viaggio a New York per quindici giorni, tutto pagato! Pertanto ci risponda subito: «Come si chiama il felino a strisce violafucsia che imperversa nella famosa favola intitolata 'Alice nel paese delle meraviglie'?».
«Miao, può darmi un'altro indizio?» miagolò Pietra leggermente stordito dalla pigrata ritardata. «Non è una domanda semplice! Sia comprensivo, è stata una giornata da grami!».

«Ahahah, buona questa! Signor Reed, lei fa bene a miagolare, perché è sulla strada giusta, quella della Contea del Cheshire!» suggerì l'intrattenitore radiofonico ridacchiando. «Ha presente una risata simile ad uno spicchio di luna che appare all'improvviso nella notte, mentre due occhietti gialli si scambiano di posto ballando tra le stelle? Le ho detto anche troppo! Adesso il signor Reed ha a disposizione cinque secondi per la risposta esatta! Cinque...quattro...tre...due...».

Pietra cercò freneticamente un suggerimento da Mr Tibbles, ma anche l'altro felino era andato nella confusione più totale e, quindi, sparò: «Gatto Silvestro? Mio padre lo adorava!».
«Ahhhhh, che peccato, signor Reed! Anche io adoro Gatto Silvestro, ma purtroppo lei non ha vinto... Non mi resta che augurarle la buona notte, spedendole una maglietta del nostro programma! Alla prossima occasione con 'Magic Night!', e buonanotte!» concluse la simpatica voce del direttore, interrompendo di colpo la chiamata.

Fu come se allo Stregatto avessero detto che la sua cuccia silvestre estiva, vicino la casetta di Hagrid, era stata oggetto di rimozione forzata e portata via da un carroattrezzi babbano per divieto di sosta.
«Miao signore! Mi sembrava di avere il nome di quel gatto sulla punta della lingua! E invece....!» miagolò Mr Tibbles arrabbiato con se stesso. «Mi creda signore, avevo quasi la sensazione di averlo davanti ai miei occhi, poi, in un attimo miagolante e fuggente, la sua immagine è sgattaiolata via, e non ricordo più chi era...».
«Non te la prendere Tibbles, colpa del sonno arretrato! Questa sfida era oltre le nostre possibilità... Non si può vincere sempre» miagolò Pietra in tono rassegnato. «Mi dispiace solo per la famiglia Reed!».

Poi, Lo Stregatto zampettò davanti ad allo specchio dell'ingresso di quella casetta, ne approfittò per sistemarsi il suo ciuffetto spelacchiato, e proseguì con il fedele Tibbles verso la camera da letto.
«Sai cosa ti miagolo caro Tibbles?» mormorò Pietra stordito dal sonno. «Penso che mi sarei trovato a mio agio in quella favola, magari a pigrare in una cuccia delle meraviglie, ghghghgh!».
«Ha ragione Signore, ma alla radio non hanno mai menzionato alcun ciuffetto! Sarebbe stato un particolare molto importante» rispose l'agente felino allargando le zampette.

«Giusto Tibbles, quasi mi dimenticavo di citare miagolamente la saggezza di Silente! 'Sono i ciuffetti che abbiamo, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità'!» aggiunse lo Stregatto storpiando, per l'ennesima volta, una delle massime formulate dal preside di Hogwarts, per poi accucciarsi compiaciuto sul morbido letto dei signori Reed.
«Un grande mago Silente, come lei signore!» miagolò Tibbles aggiustandosi istintivamente il suo ciuffetto nello specchio della camera. «Miagolosa notte, signore».

«Puoi chiamarmi Pietra, Tibbles!» miagolò assonnato il direttore felino. «E domani mattina, ricordami di passare da Robert Bayles, il direttore di Magic Night».
«Posso chiedere il motivo signor... ehm, Pietra» domandò Mr Tibbles accucciandosi di fianco al suo amico felino.
«Beh miao, prima di tutto dobbiamo convincerlo a regalare un viaggio a New York alla famiglia Reeds! Odio perdere, ghghghgh!» miagolò lo Stregatto stremato stiracchiandosi senza ritegno. «E poi... muoio ancora dalla curiosità di domandargli come si chiama il gatto di quella favola!».
«Miao, ma vedendoci non si metterà paura?» chiese giustamente l'agente felino.
«Ma no, miao, vedrai che per quel Babbano sarà più o meno come vivere la stessa favola di cui parlava alla radio nei panni di Alice, ghghghgh! ...In fondo siamo felini anche noi» lo rassicurò Pietra sprofondando nei morbidi cuscini ricamati della signora Reed. «A proposito di coincidenze, Tibbles, lo sapevi che anche la venerata strega, patrona della Stirpe degli Stregatti, si chiama Alice? ...Miagolosa notte, Tibbles».

16 commenti:

  1. Huffleraven Shadowhunter1 febbraio 2016 alle ore 15:30

    Miao ragazzi! Mi mancavano le Cronache... bene bene, un nuovo capitolo!! Questo inizio è riuscito a superare quello della Pietra Filosofale... Ci sono dei brani favolosi, davvero, e non vedo l'ora di poter leggere altro nuovo materiale! Vi segnalo solo un errore ortografico, verso la fine della favola di Alice con i suoi quattro favolosi micini (che vorrei avere anche io)... Vi siete dimenticati l'apostrofo su "in un'era imprecisata".

    Stupenda l'idea dei Doni felini della Morte - chissà se qualche coraggioso esponente della Quinta Casa li rintraccerà mai... Resteremo sintonizzati!! XD

    Un abbraccio forte a entrambi e grazie per questo mondo meraviglioso!! <3

    Agente Raven, al vostro servizio!! <3 ;*

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    1. Miao Raven,

      ho la sensazione che quei doni felini si dipaneranno per tutta la saga, ghghghghghghgh!!!

      Io e Eileen ti ringraziamo per gli apprezzamenti. Abbiamo superato il primo capitolo?
      Bè, miao, come in tutte le saghe, i primi libri non permettono sviluppi particolari, proprio perché siamo all'inizio della narrazione.

      Grazie per la rilevazione dell'errore, correggo subito, ghghghgh!
      Uno zampabbraccio da Eileen e Pietra.

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    2. Huffleraven Shadowhunter4 febbraio 2016 alle ore 14:34

      Miao Pietra, scusa per il ritardo con cui ti rispondo!! Guarda, ti assicuro che i vostri primi capitoli sono veramente STUPENDI, divertenti, effervescenti, frizzanti... in inglese ci sono molte più parole adatte per descriverli; se dovessi sceglierne due, sarebbero "gorgeous" e "amazing"! È un piacere leggere ciò che scrivete... Ormai lo sai che adoro la situazione che avete creato e tutte le battute, e i personaggi, e i barbecue... okay, la smetto! XD :P Insomma: ancora una volta, GRAZIE, dal profondo del mio cuore stregattesco!

      Ti mando un abbraccio fortissimo!

      Agente Raven, come sempre al vostro servizio! ;) <3 :*

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    3. Miao Raven,

      cercheremo di essere sempre all'altezza anche con prossimi capitoli 3 e 4 congiunti!
      Ma man zampa che si prosegue con la storia, diventa sempre più difficile imbrigliare le integrazioni con una saga in crescita esponenziale di personaggi. Compresi quelli che aggiungiamo noi.

      Perdonaci se qualche volta ci saranno capitoli "di transizione" sotto tono, anche se questo capita a quasi tutti gli scrittori.
      Miagolosi saluti da Eileen e Pietra!

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    4. Huffleraven Shadowhunter4 febbraio 2016 alle ore 15:28

      Pietra, i capitoli di transizione sono indispensabili alla storia, sono caratteristici dei grandi romanzi (*coffcoff*Le cronache del ghiaccio e del fuoco*coffcoff), oltre che belli quanto gli altri e fondamentali per rendere la storia omogenea e ben amalgamata! (Okay, qui sto sforando nella cucina... ma, insomma, sono una Stregatta anche io! Tu e Sev avete ragione: la fame non è tutto... è molto di più, miao!! XD) So che è sempre più complesso tenere a bada tante figure insieme, anche perché, finora, avete sempre evitato di modificare lo svolgersi della trama nella saga originaria; avete solo aggiunto cose in più, il che è una caratteristica molto importante e particolare. Tuttavia, se anche un giorno doveste modificare un po' i fatti narrati, le Cronache non perderebbero affatto in carisma o bellezza, rimarrebbero sempre meravigliose! Insomma, qualunque cosa decidiate di fare, siccome ormai vi conosco, posso essere sicura che ciò che scriverete sarà in ogni caso meraviglioso... e avrete sempre tutto il mio appoggio! ;)

      Un bacione a voi e che una ciotolina di croccantini al salmone di prima qualità possa giungerti in dono dalla Casa di Tassorosso! XD :*

      Agente Raven, al vostro servizio! <3

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    5. Miao Raven,

      non ci discosteremo dalla trama originale, quindi non potremo uccidere Voldemort al posto di Harry, ghghghgh!
      Ma un duello ci potrebbe sempre scappare, se la saga lo consente, e poi gli Horcrux non ci permetterebbero comunque di vincere.
      Arrivata la ciotolina, con la posta miagolante prioritaria!

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  2. Ciao Pietra,
    bellissimo capitolo. Ma prima di approfondire i complimenti ti segnalo un piccolo refuso "non gli era ancora pervenuta alcuna lettera da parte suoi amici" manca un "dei".
    Per il resto è davvero eccezionale. Devo dire che il racconto della piccola Alice e dei suoi quattro gatti dell'apocalisse è davvero sorprendente. Non sempre è facile riuscire a trovare sempre nuove ispirazioni e soprattutto lavorare su una trama che deve per forza non allontanarsi eccessivamente dall'originale.
    Se queste sono le premesse per il secondo libro chapeau!! Non vedo l'ora di leggere il seguito

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    1. Miao Collega felino/a Gatto Calderone,

      Ti ringraziamo per i meravigliosi complimenti e per la segnalazione del refuso: grazie a te, il nostro lavoro, seppure da dilettanti, sarà migliore.

      Speriamo di far uscire i capitoli 3-4 uniti, proprio per San Valentino.
      Ce la metteremo tutta, dal momento che ci piacerebbe dare un po' di spazio al tema dell'Amore!
      La storia di Alice è commovente, un po' triste, ma è la vita è fatta così, gioie e dolori.
      E poi, ricordiamoci che da un diamante non nasce niente, mentre dal letame e dalla terra nascono i fiori.
      Tuo stregattaccio romantico che sta divinando la sua lettiera.

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  3. Ciao Stregatto, ciao Eileen. Ho letto i capitoli praticamente in contemporanea, ma siccome sono una commentatrice accurata procedo con ordine. Leggendo il primo capitolo mi è tornata in mente una vecchia favola russa, quella che ha ispirato "Samarcanda" di Vecchioni. Povera Morte! Sua sorella, la Vita, è bella, amata, nessuno vuole perderla e spera di restare con lei il più a lungo possibile. È forte, esuberante, creativa, interessante... La Morte, invece, è brutta e antipatica. Inoltre non deve essere nemmeno tanto furba, visto quanto è facile ingannarla ed estorcerle dei doni...Che tristezza! Fa anche un lavoro che non piace a nessuno, anche se è necessario. Infatti non esisterebbe la Vita senza la Morte. In definitiva, è solo una vittima delle circostanze...Buona giornata da Lidia Felidia.
    P.s. Ah. Come vorrei averlo io il Libro-Micio! Un libro è un amico che ti tiene compagnia in silenzio, questo avrebbe anche l'optional di fare le fusa...
    P.p.s. "Via del Campo"? Stregatto buongustaio!

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    1. Miao Lidia,

      bella la canzone Samarcanda! E' vero, la Morte fa un brutto mestiere, anche se necessario, ma con l'Inps babbano, neanche lei vedrà mai la pensione.
      Tuttavia dobbiamo prendere atto che, per quante volte puoi ingannarla, alla fine, la Morte è la sovrana.
      Una favola russa? Non si finisce mai di imparare!

      Per quanto riguarda il Libro Stregatto degli Stregatti, aspetta e vedrai!
      Tuo Stregatto rincorso dal libro Stregatto degli Stregatti!

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  4. Ciao Stregatto. Più che una sovrana la Morte i sembra la serva obbediente della Vita. Riflettendoci viviamo perché ci nutriamo sacrificando altre vite (animali o vegetali) per continuare le nostre. La Morte non mangia, infatti è magra come uno scheletro... ah, ah, ah... humor nero...Gli unici esseri che sono in grado di vivere senza danneggiare le altre creature sono gli alberi. Io li giudico gli unici esseri perfetti. Producono cibo, danno riparo fabbricano l'ossigeno, in tutto senza arrecare danno. Vuoi conoscere qualche altra canzone di mio gusto? "Gli uccelli" di Battiato, "Pezzi di vetro" di De Gregori, "Autogrill" di Guccini, il concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in Re min. Op.30 di Sergej Rachmaninov, l'immortale "Child in time" dei Deep Purple, "Smells like Teen Spirit" dei Nirvana, "Aqualung" dei Jethro Tull... Un caro saluto da Lidia.

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    1. Miao Lidia,

      e infatti, il platano picchiatore è molto calmo e tranquillo, e rottama soltanto le ford Anglia, ghghghghgh!!!
      Nell'elenco che hai fatto, mi fermo a Battiato, aggiungendo I treni di Tozeur, Summer on solitary beach, sentimento nuevo e La Cura.
      Sono sicuro solo di una cosa sulla Morte. E' sempre molto educata e silenziosa, a differenza noi altri vivi.
      Siamo noi che mettiamo in croce la Morte combinandoci l'ultimo guaio, complicandogli la vita professionale, ghghghghghghgh!!!
      Tuo Stregatto che bagna il suo piccolo olivo.

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  5. Ciao Stregatto. Mi è venuta in mente un'altra canzone sulla Morte, o meglio una ballata "Sono io la Morte, e porto corona. Io son di tutti voi Signora e padrona. E davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare, e al lento passo della Morte andare"."Sei l'ospite d'onore del ballo che per te noi diam. Posa la falce e danza tonda tonda. Il giro di una danza, e poi un altro ancora...e tu del Tempo non sei più Signora." (Angelo Branduardi). Ciao da Lidia.

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    1. Miao Lidia,

      questo capitolo ha scatenato in te il desiderio di dare un volto al mistero più profondo della vita, insieme all'atto di fede in Dio.
      C'era anche un film sulla morte, 'Joe Black'. Non era male la Morte versione Brad Pitt, almeno per una donna, ghghghgh!!!
      Stregatto che aspetta il suo ultimo momento con fede e curiosità.

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  6. Ciao Stregatto, non è questione di fede. La Nera Signora è lì che ci aspetta comunque, volenti o nolenti. C'è tutta una letteratura sull'argomento, a cominciare da Orfeo ed Euridice, perché l'argomento ha appassionato schiere di umani prima di me... e anche maghi visto che c'è un'intera sezione dedicata al suo studio. Mi vengono in mente un paio di racconti da suggerirti sul questo tema. Magari dopo te li mando. Buona giornata da Lidia.

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    1. Miao Lidia,

      l'importante è che la Morte mi presti la falce per farmi un spezzatino di trippa!
      Sono troppo ottimista? Stregatto che si ricorda che deve miagolamente morire.

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