Libro sette, capitolo dodici: Visita al Ministero

      Liberamente ispirato al libro sette, capitolo dodici libro sette: La Magia è potere.



Col trascorrere di agosto, il quadrato di erba incolta al centro di Grimmauld Place avvizzì al sole fino a diventare secco e marrone.
 
Gli abitanti del numero dodici non furono mai visti da nessuno delle case intorno, e del resto nemmeno il numero dodici.
Gli altri abitanti che abitavano nei dintorni avevano da tempo accettato il buffo errore di numerazione che aveva posto il numero undici accanto al numero tredici.

I Mangiamorte di guardia, che si davano il cambio ogni due giorni, continuavano a portare i mantelli neri anche con il caldo estivo, e venivano considerate come persone amanti di tenute eccentriche alla stregua di tanti turisti di passaggio.
Pietra e Conan avevano finito la collezione di figurine di calcio Babbane ottenute con le spese effettuate nel vicino supermercato, e si divertivano ad incollare dispettosamente i doppioni ai mantelli dei Mangiamorte di turno.

Il primo giorno di settembre il numero dei Mangiamorte nella piazza era sensibilmente aumentato, ma gli Stregatti continuavano a prenderli in giro senza farsi vedere.

"Cosa ha da lamentarsi quel ometto?" mormorò Pietra al suo amico felino. "Gli ho appiccicato la figurina dell'West Ham, una squadra londinese di tutto rispetto".
"Ehm, si.. sulla nuca" rispose Conan divertito. "Chissà quando si staccherà..."

Nel frattempo, all'interno di Grimmauld Place numero dodici, Harry era appena rientrato nell'atrio, di ritorno da una 'ricognizione' nei dintorni del Ministero della Magia.
La cucina era quasi irriconoscibile rispetto al primo giorno che vi aveva messo piede: Kreacher stava facendo un lavoro superlativo.

                                  

"Che cosa è successo?" chiese Ron, preoccupato. Lui e Hermione erano chini sul tavolo a studiare le mappe dei singoli piani del Ministero e a scrivere piani dettagliati per entrarvi senza essere scoperti, ma alzarono gli occhi per guardare Harry quando il giornale atterrò sulle pergamene sparpagliate. 

La grossa foto di un uomo a loro ben noto, con i capelli neri e il naso adunco, li fissava tutti da sotto il titolo: 'SEVERUS PITON CONFERMATO PRESIDE DI HOGWARTS'.

"No!" esclamarono in coro Ron e Hermione.
Pietra e Conan stavano per applaudire quando furono bloccati sotto il tavolo da Eileen e Daisy.

Come se non bastasse, Alecto Carrow aveva preso il posto della precedente insegnante di Babbanologia e il fratello Amycus era il nuovo professore di Difesa contro Le Arti Oscure. 

"...'Sono lieto dell'opportunità di tenere alti i nostri più nobili valori e tradizioni magiche'... Come commettere omicidi e tagliare le orecchie alla gente, immagino! Piton Preside! Piton nello studio di Silente...Per le mutande di Merlino!" strillò Hermione continuando a leggere l'articolo e facendo sussultare sia Harry che Ron.

Si alzò di scatto dal tavolo e uscì in fretta dalla stanza, urlando: "Torno subito!"
"Per le mutande di Merlino?" ripeté Ron, divertito. "Dev'essere sconvolta".
 Avvicinò Il giornale e rilesse l'articolo su Piton.
"Gli altri insegnanti non lo tollereranno. La McGranitt, Vitious e la Sprite sanno la verità, sanno come è morto Silente. Non accetteranno mai Piton come Preside. E chi sono questi Carrow?"
"Mangiamorte. Dentro ci sono le foto. Erano in cima alla torre quando Piton ha ucciso Silente, quindi sono tutti pappa e ciccia. E poi" continuò Harry amareggiato, prendendo una sedia, "gli altri insegnanti non hanno alternative. Se dietro Piton ci sono il Ministero e Voldemort, dovranno scegliere se restare a insegnare o passare un bel po' di annetti ad Azkaban, nel caso più fortunato. Secondo me resteranno per cercare di proteggere gli studenti".

Kreacher si avvicinò alla tavola con una grossa terrina tra le mani e versò la zuppa nel ciotole immacolate, fischiettando.
"Grazie, Kreacher" disse Harry, voltando la Gazzetta del Profeta in modo da non dover vedere la faccia di Piton. "Bè, almeno sappiamo di preciso dove si trova adesso". 

Cominciò a mangiare un buonissima zuppa di cipolle alla francese, la migliore che avesse mai assaggiato. La qualità della cucina di Kreacher era migliorata in modo impressionante da quando gli aveva regalato il medaglione di Regulus. 

"Ci sono un sacco di Mangiamorte che sorvegliano la casa" raccontò Harry a Ron. "Più del solito. Come se sperassero di vederci uscire con coi bauli di scuola per andare a prendere l'Espresso per Hogwarts".

Ron guardò l'orologio.
"E' tutto il giorno che ci penso. E' partito quasi sei ore fa. Strano non esserci, eh?"

Harry s'immaginò la locomotiva a vapore scintillare tra campi e colline, come lui e Ron l'avevano vista una volta dall'alto, un contorto bruco rosso acceso. Era certo che Ginny, Neville, e Luna erano seduti nello stesso scompartimento, e forse si chiedevano dove fossero lui, Ron e Hermione, o discutevano la maniera migliore per sabotare il nuovo regime di Piton. 

                                

"Mi hanno quasi visto tornare un attimo fa" continuò ripensando alla sua uscita esplorativa. "Ho fatto un brutto atterraggio sull'ultimo gradino e mi è scivolato il Mantello".
"A me succede sempre. Oh, eccola" aggiunse Ron, voltandosi a guardare Hermione che rientrava in cucina. "Nel nome dei più consunti slip di Merlino, cosa è successo?"
"Mi è venuta in mente una cosa" ansimò Hermione.

Posò a terra un grosso quadro incorniciato e prese la borsetta di perline da sopra la credenza. La aprì e ci pigiò dentro il quadro che, nonostante fosse infinitamente troppo grande, dopo qualche secondo sparì, come molte altre cose, nei vasti recessi della borsa.

"Phineas Nigellus" disse, gettandola sul tavolo, dove atterrò con il solito fracasso.
"Scusa?" fece Ron. Ma Harry aveva capito.

L'immagine dipinta di Phineas Nigellus era in grado di viaggiare tra il ritratto di Grimmauld Place e quello dello studio del Preside a Hogwarts, e avrebbe potuto rivelare informazioni preziose.

"Piton potrebbe mandare Phineas Nigellus a dare un'occhiata qui in casa" spiegò Hermione a Ron, sedendosi. "Ma se ci prova adesso, tutto quello che Nigellus riuscirà a vedere sarà l'interno della mia borsa".
"Bella pensata!" esclamò Ron, colpito.
"Grazie". Hermione sorrise e si avvicinò la ciotola di zuppa . "Allora, Harry, cos'è successo oggi?"
"Nulla rispose Harry, pensando a Dolores Umbridge e al Medaglione di Serpeverde. "Ho sorvegliato l'ingresso del Ministero per sette ore. Di lei nessuna traccia. Però ho visto tuo padre, Ron. Sta bene". 
Ron annuì contento.

"Papà ha sempre detto che quelli del Ministero usano quasi tutti la Metropolvere per andare a lavoro" raccontò Ron. "E' per questo che non abbiamo visto la Umbridge: lei non andrebbe mai a piedi, crede di essere troppo importante".
"E quella buffa vecchia strega e quel mago piccolo con il vestito blu?" chiese Hermione. 
"Ah, si, il tipo della Manutenzione Magica" disse Ron.
"Come fai a sapere che lavora alla Manutenzione Magica?" gli domandò Hermione, il cucchiaio a mezz'aria.
"Papà dice che tutti quelli della Manutenzione Magica hanno i vestiti blu"
"Ma non ce lo avevi mai detto!"

Hermione lasciò cadere il cucchiaio e e tirò verso di sé il mucchio di appunti e mappe che lei e Ron stavano studiando all'arrivo di Harry. 

"Qui non dice niente di vestiti blu, niente!" esclamò, sfogliando le pagine in maniera febbrile.
"Bè, è importante?"
"Ron, tutto è importante! Se dobbiamo entrare al Ministero senza farci scoprire quando è ovvio che staranno all'erta contro gli intrusi, ogni particolare è importante! Ne abbiamo discusso tante volte, insomma, a cosa servono tutti i nostri giri di perlustrazione se poi non ti prendi nemmeno la briga di dirci..."
"Accidenti, Hermione, mi sono dimenticato di un piccolo..."
"Lo capisci, vero, che probabilmente non c'è posto più pericoloso per noi del Ministero..."
"Credo che dovremo farlo domani" la interruppe Harry.

Hermione rimase a bocca aperta; a Ron andò di traverso la zuppa.

"Domani?" ripeté Hermione. "Non dici sul serio, Harry, vero?"
"Si" rispose Harry. "Non possiamo essere più preparati di così, anche se ci appostiamo davanti all'ingresso del Ministero per un altro mese. Più rimandiamo, più il Medaglione rischia di allontanarsi. C'è già la possibilità che la Umbridge l'abbia buttato via; quell'affare non si apre".
"A meno che" obiettò Ron. "Lei non abbia trovato un modo per aprirlo e ora sia posseduta"
"Su di lei non farebbe nessuna differenza, è sempre stata malvagia" osservò Harry scrollando le spalle. 

Hermione si morse il labbro, meditabonda.

"Sappiamo tutte le cose importanti" riprese Harry, rivolto a lei. "Sappiamo che hanno bloccato le Materializzazioni dentro e fuori del Ministero. Sappiamo che solo i funzionari più anziani hanno il permesso di connettere le proprie case con la Metropolvere, perché Ron ha sentito quei due Indicibili che si lamentavano. E sappiamo più o meno dove si trova l'ufficio della Umbridge, da quello che ha detto quel tipo barbuto al suo amico..."

" 'Vado su al Primo Livello, Dolores vuole vedermi' " recitò Hermione all'istante.
"Esattamente" replicò Harry. "E sappiamo che si entra usando quelle buffe monetine, o gettoni, o quello che sono, perché ho visto quella strega chiederne uno in prestito alla sua amica..."
"Ma noi non ne abbiamo!"

"Hai consumato tutti i gettoni che avevamo per telefonare a tua zia!" brontolò Daisy
"Lo sai che se Zia Milù non mi sente almeno una volta al mese chiama il Preside di Hogwarts per avere mie notizie" rispose lo Stregatto. "Non vorrai mica disturbare Sev per una sciocchezza simile!". 

"Se il piano funziona, li avremo" continuò Harry tranquillo.
"Non so, Harry, non so...c'è un mucchio di cose che potrebbero andare storte, contiamo troppo sulla fortuna..."
"Sarà lo stesso anche se passiamo altri tre mesi a prepararci" tagliò corto Harry. "E' ora di agire".

"Finalmente, miao" mormorò Pietra. "Era l'ora di fare una merenda al bar del Ministero...o alla mensa"
"Già" rispose Conan. "Azione e merenda è quel ci vuole!"
"Basta che ce ne andiamo di qui" aggiunse Daisy
"E alla svelta..." concluse Eileen.

Dalle espressioni di Ron e Hermione traspariva la loro paura; nemmeno lui era troppo fiducioso, ma di sicuro sapeva che era giunto il momento di mettere in pratica il loro piano.

Per quattro settimane avevano usato a turno il Mantello dell'Invisibilità per tenere d'occhio l'ingresso ufficiale del Ministero, che Ron, grazie a suo padre, conosceva fin da piccolo. Avevano pedinato dipendenti, origliato le loro conversazioni, rubato Gazzette del Profeta. Sapevano gli orari di entrata e uscita di ogni lavoratore. Piano, piano avevano compilato mappe sommarie e preso appunti di ogni genere.

                                

"Va bene" disse Ron esitando, "diciamo che è per domani...credo che dovremmo andare solo io e Harry".
"Oh, non ricominciare!" sospirò Hermione. "Credevo che avessimo deciso".
"Un conto è ciondolare davanti agli ingressi col Mantello addosso, ma questa volta è diverso Hermione". Ron puntò il dito su una Gazzetta del Profeta di dieci giorni prima. "Sei sulla lista dei Nati Babbani che non si sono presentati all'interrogatorio!"
"E tu dovresti essere alla Tana che muori di Spruzzolosi! Se c'è uno che non deve venire è Harry, ha una taglia di diecimila galeoni galeoni sulla testa..."
"Va bene, io resto qui" ribatté Harry. "Se riuscite a sconfiggere Voldemort, fatemelo sapere, d'accordo?"

Mentre Ron e Hermione ridevano e gli Stregatti si lamentavano del nome del Signore Oscuro appena pronunciato da Harry, un lampo di dolore attraversò la cicatrice.
Il ragazzo si portò la mano alla fronte facendo finta di spostarsi i capelli.

"Bè, se andiamo in tre, ognuno dovrà Smaterializzarsi per conto proprio" stava dicendo Ron. "Insieme sotto il Mantello non ci stiamo più".

La cicatrice bruciava sempre più forte. Harry si alzò . Kreacher si avvicinò di corsa.

"Il padrone non ha finito la zuppa, il padrone preferisce lo stufato, o la torta con la Melassa che gli piace tanto?"
"Grazie Kreacher, torno tra un minuto...ehm...vado in bagno".

Sotto lo sguardo insospettito di Hermione Harry raggiunse il bagno al primo piano e chiuse la porta a chiave.

"Noi sgattaioleremo con voi" gli miagolò Pietra di fianco al lavandino nero con i rubinetti a forma di serpente".
"In bagno?" chiese Harry sofferente. "Ormai è un appuntamento fisso".
"Ma no, al Ministero!" brontolo lo Stregatto. "E smettila di chiamarlo per nome..."
"Chi?"
"Buonanotte!...Tu Sai chi!!!".

Poi Harry si abbandonò sopra al lavandino e chiuse gli occhi. 

Scivolava lungo una strada al tramonto fino ad arrivare a una casetta che sembrava fatta di marzapane. Cercava Gregorovich, ma trovò solo una donna insieme ai suoi figli, ma non aveva nessuna informazione sul fabbricante di bacchette. seguì un lampo verde...

"Harry, Harry!" 

Aprì gli occhi; era scivolato a terra adagiato dolcemente dallo Stregatto, che subito si rese invisibile. Hermione bussava alla porta.

"Harry, apri!" 

Aveva urlato, lo sapeva. Si alzò e aprì. Hermione entrò inciampando, si raddrizzò e si guardò intorno sospettosa. Ron era alle sue spalle, sul chi vive, e puntava la bacchetta verso gli angoli del bagno gelido.

"Cosa stavi facendo?" gli chiese Hermione, dura.
"Secondo te? ribatté Harry con debole spavalderia.

"Posso suggerire di farti aiutare dalle tue emorroidi?" mormorò Pietra ad un orecchio del grifondoro.
"Cosa?...Io non ho..." farfugliò Harry.

"Hai urlato come un pazzo!" disse Ron.
"Oh, si...devo essermi addormentato..."

"Ma certo, succede spesso di scivolare su un rotolo di carta igienica di Serpeverde..." miagolò Pietra con un tono di voce ironico.

"Harry, per favore, non insultare la nostra intelligenza" ribatté Hermione, respirando a fondo. "Ci siamo accorti che ti faceva male la cicatrice, sei bianco come un lenzuolo"

E alla fine Harry si arrese, si sedette sul bordo della vasca e fu costretto a raccontare ai suoi amici la sua nuova visione.
Dopo le immancabili proteste di Hermione e le solite battute di Harry sulle sue scarse capacità di usare l'Occlumanzia, provarono a capire quali informazioni cercasse il Signore Oscuro da un altro fabbricante di bacchette, ma la risposta non era certo facile.

"Ma secondo te" intervenne Ron, "Voldemort ha rinchiuso Olivander da qualche parte. Ha già un fabbricante di bacchette, a cosa gli serve catturarne un altro?" 
"Forse la pensa come Krum, forse ritiene che Gregorovich sia più bravo...oppure crede che possa spiegargli cos'ha fatto la mia bacchetta quando lui mi inseguiva, perché Olivander non lo sapeva".

Hermione era scettica anche sulla teoria della bacchetta che aveva agito da sola; era convinta che Harry si dovesse assumere la responsabilità dei suoi nuovi grandi poteri.
E inutilmente Harry tentò di farle cambiare idea sull'argomento.

"Lascia perdere" le suggerì Ron. "Sta a lui. Se dobbiamo andare al Ministero domani, non credete che dovremmo ripassare il piano?".

Finirono di mangiare e andarono a letto tardi, dopo aver trascorso ore a rivedere il piano finché ognuno di loro non fu in grado di recitarlo agli altri parola per parola.
L'alba arrivò con una rapidità sconveniente, trangugiarono la colazione e risalirono al piano di sopra per gli ultimi controlli degli oggetti magici da portarsi dietro.

Uscirono sul primo gradino con immensa cautela: videro un paio di Mangiamorte con gli occhi gonfi che sorvegliavano la casa dall'altro capo della piazza avvolta nella foschia.
Hermione si Smaterializzo con Ron, poi tornò indietro a prendere Harry, mentre gli Stregatti erano già insieme a Ron, invisibili come al solito.

"Ti piace il loro piano?" chiese Daisy a Pietra.
"Lo chiami piano?" rispose lo Stregatto falsamente indignato. "Organizzo meglio io le gite domenicali a Hogsmeade!".
"Pensi che riusciranno a trovare il Medaglione di Serpeverde?" domandò Eileen preoccupata. "Miagolo sul serio..."
"Bè, io vorrei trovare anche l'occhio magico di Alastor per metterlo nella sua tomba" replicò Pietra. "Poi penseremo al Medaglione se Harry fallisce".
"E se li catturano?" chiese Conan sogghignando.
"Cattureremo i catturatori" concluse lo Stregatto ridacchiando. "Un piano molto più semplice di quello dei ragazzi, ghghgh!"

                                 

Si erano radunati nel vicolo dove avrebbe avuto luogo la prima parte del loro piano.
Era ancora deserto, a parte un paio di grossi bidoni; nessun impiegato del Ministero compariva prima delle otto.

"Allora" cominciò Hermione guardando l'orologio. "Dovrebbe arrivare tra cinque minuti. Dopo che l'avrò Schiantata..."
"Hermione, lo sappiamo" la interruppe Ron, deciso. "Ma non dovevamo aprire la porta prima del suo arrivo?"
Hermione squittì. 
"Me l'ero quasi dimenticato! Spostati..."

Puntò la bacchetta contro una porta di sicurezza chiusa da un lucchetto e coperta di graffiti, che si spalancò con uno scoppio. 
Il buio del corridoio conduceva, come avevano appreso nei loro attenti sopralluoghi, fino a un teatro vuoto.
Hermione accostò la porta per farla sembrare ancora chiusa. 

"E ora" disse, voltandosi a guardare gli altri due, "ci rimettiamo il Mantello..."
"...E aspettiamo" concluse Ron, gettandolo sulla testa di Hermione come un panno sopra un pappagallino e alzando gli occhi al cielo.

Nel giro di di qualche decina di minuti, i tre grifondoro riuscirono a schiantare Mafalda Hopkirk, un'assistente dell'ufficio dell'Uso Improprio delle Arti Magiche e a rimandare a casa vomitanti e sanguinanti Reg Cattermole, addetto alla Manutenzione oltre a un altro impiegato sconosciuto dal fisico imponente.
Naturalmente, non prima di aver strappato a ciascuno di loro i capelli necessari per le Pozioni Polisucco e di aver rimediato i gettoni per entrare nel Ministero.

"Prendi un gettone di Mafalda" Hermione disse a Harry, che si era trasformato nell'uomo sconosciuto, "e andiamo, sono quasi le nove". 

Sbucarono insieme dal vicolo. A una cinquantina di metri, sul marciapiede affollato, una ringhiera nera con due aste appuntite divideva due rampe di gradi, una con il cartello 'Signori', l'altra con il cartello 'Signore'. 

"A fra poco, allora" li salutò Hermione nervosamente, scendendo verso il bagno delle signore. Harry e Ron si unirono a un drappello di uomini e percorsero l'altra rampa.

"Buongiorno, Reg!" gridò un altro mago vestito di blu, prima di entrare in un cubicolo e infilando il gettone dorato in una fessura della porta. "Una bella seccatura, eh? Costringerci tutti ad andare a lavoro così! Chi si aspettano che arrivi, Harry Potter?"

Il mago scoppiò in una fragorosa risata alla propria battuta. Ron-Reg rispose con una risatina forzata.
"Già, stupido, no?"

Lui e Harry entrarono in due cubicoli contigui. A giudicare dal continuo rumore di sciacquoni, era necessario tirare la corda dell'acqua per attivare l'entrata magica.
E così fecero, mettendo i piedi dentro il water.

Dopo una breve discesa Harry e Ron sbucarono asciutti fuori da un camino dentro il Ministero della Magia, esattamente nell'Atrium.
Al centro del salone, al posto della precedente statua dorata, c'era una statua di pietra nera, che raffigurava un mago e una strega seduti su dei troni, e alla base di essa era incisa la scritta 'La Magia è potere'.

Harry ricevette un colpo dietro le gambe: un altro mago era appena schizzato fuori dal camino alle sue spalle.
"Non puoi spostar...oh, scusa, Runacorn!"

Spaventato il mago stempiato corse via. Evidentemente l'uomo di cui Harry aveva preso le sembianze, Runcorn, incuteva timore.

"Psst!" fece una voce. "Sei arrivato bene, allora?" gli sussurrò Hermione-Mafalda, un po' spettinata vicino alla statua nera accanto a Ron-Reg.
Lui li raggiunse.
"No, è ancora incastrato nel cesso" ribatté Ron-Reg.
"Oh, molto divertente...è terribile vero?" disse Hermione, fissando la statua. "Hai visto su cosa stanno seduti?"

Harry guardò meglio e vide dei corpi di uomini, donne e bambini, tutti schiacciati sotto il peso del mago e della strega ben vestiti sui loro troni.

"Babbani" sussurrò Hermione. "Al posto che spetta loro. Su, andiamo".

Si unirono al flusso di maghi e streghe dirette ai cancelli dorati in fondo al salone, guardandosi intorno più furtivi che potevano, ma non videro traccia dell'inconfondibile sagoma di Dolores Umbridge. 
Varcarono i cancelli per entrare in un atrio più piccolo, dove già si stavano formando le code davanti a venti griglie dorate che ospitavano altrettanti ascensori.
Gli Stregatti sgattaiolarono con le cappottine invisibili dietro a loro, felici di aver visto funzionare la prima parte del piano.

I grifondoro si erano appena accostati al più vicino quando una voce esclamò: "Cattermole!"

Si voltarono e a Harry si strinse lo stomaco. Uno dei Mangiamorte che avevano assistito alla morte di Silente veniva verso di loro.
I dipendenti del Ministero tacquero, gli sguardi a terra. Harry avvertì la paura propagarsi tra di loro. Qualcuno nella folla intorno agli ascensori gridò, in tono adulatore: " 'Giorno, Yaxley! ". Yaxley lo ignorò.

"Avevo richiesto l'intervento della Manutenzione Magica per sistemarmi l'ufficio, Cattermole. Piove ancora dentro".

Ron si guardò intorno nella speranza che intervenisse qualcun altro, ma nessuno parlò.

"Piove...nel suo ufficio? Non...non va bene, vero?"

Ron diede in una risatina nervosa. Gli occhi di Yaxley si spalancarono.

"Ti sembra divertente, Cattermole?" 

Una coppia di streghe si allontanò di fretta dalla coda.

"No" rispose Ron. "Certo che no..."
"Lo sai che sto scendendo a interrogare tua moglie, Cattermole? In effetti sono sorpreso che tu non sia giù a tenerle la mano nell'attesa. L'Hai già data per persa, eh? Probabilmente una mossa saggia. La prossima volta assicurati di sposare una purosangue".

Hermione squittì spaventata. Yaxley la fissò. Lei tossicchiò e guardò altrove.

"Io...io..." balbettò Ron.
"Ma se mia moglie fosse mai accusata di essere una sudicia Mezzosangue" continuò Yaxley, "anche se nessuna donna che io prenda in moglie potrebbe mai essere scambiata per una simile feccia ...e se il Direttore dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia avesse bisogno di un lavoretto, Cattermole. Mi hai capito?"
"Si" sussurrò Ron.
"Allora fallo, Cattermole, e se il mio ufficio non è completamente asciutto entro un'ora, lo Stato di Sangue di tua moglie sarà ancora più in dubbio di quanto non lo sia ora".

                                  

Le griglie dorate davanti a loro si aprirono fragorosamente.

Con un cenno e uno sgradevole sorriso a Harry, che evidentemente avrebbe dovuto apprezzare il trattamento riservato a Cattermole, Yaxley si avviò verso un altro ascensore. Harry, Ron e Hermione entrarono nel loro, insieme agli invisibili Stregatti, ma nessuno li seguì: era come se fossero contagiosi. La griglia si chiuse con un tonfo e l'ascensore prese a salire.

"Che cosa devo fare?" chiese subito Ron agli altri due; era agghiacciato. Se non vado, mia moglie...voglio dire la moglie di Cattermole..."
"Verremo con te, dobbiamo restare uniti..." cominciò Harry, ma Ron scosse il capo febbrilmente.
"E' assurdo, non abbiamo molto tempo. Voi due trovate la Umbridge, io vado a sistemare l'ufficio di Yaxley...ma come faccio con la pioggia?"
"Prova con 'Finitus Incantatem' suggerì subito Hermione, "se è una fattura o una maledizione dovrebbe bloccarla; altrimenti vuol dire che qualcosa è andato storto, un Incantesimo Atmosferico, che è un po' più difficile da riparare, quindi come misura temporanea prova con un 'Impervius' per proteggere le sue cose...".
"Ridimmelo lentamente..." Ron si frugò le tasche in cerca di una piuma, ma in quel momento l'ascensore si fermò con uno scossone. Una voce femminile incorporea declamò: "Quarto Livello, Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, comprendente la Divisione Bestie, Esseri e Spiriti, L'Ufficio delle Relazioni con i Folletti e lo Sportello Consulenza Flagelli", e le griglie si riaprirono per far entrare due maghi e diversi aeroplanini di carta violetto pallido, che svolazzarono intorno alla lampada sul soffitto dell'ascensore. 

" 'Giorno Albert" disse un uomo con i baffi cespugliosi, sorridendo a Harry. Guardò Ron e Hermione mentre l'ascensore ripartiva cigolando; Hermione stava sussurrando concitate istruzioni a Ron. Il mago si chinò verso Harry con un ghigno e mormorò: "Dirk Cresswell, eh? Delle Relazioni con i Folletti? Bravo, Albert. Spero proprio che avrò il suo posto, adesso!"

Gli strizzò l'occhio. Harry sorrise in risposta, sperando che bastasse. L'ascensore si fermò e le griglie si riaprirono. 

"Secondo Livello, Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, comprendente l'Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche, Il Quartier Generale degli Auror e i servizi Amministrativi Wizengamot" annunciò la voce.

Harry vide Hermione dare una spintarella a Ron, che si affrettò a scendere, seguito dagli altri maghi e da Eileen e Daisy, sempre invisibili. 

Rimasero soli con Pietra e Conan. Non appena la porta dorata si fu chiusa lei disse velocissima: "Harry, ecco, io credo che dovrei andare con lui, non penso che sappia quello che fa e se lo catturano è finita..."

"Alla faccia della fiducia, miao" mormorò Pietra indignato. "Io ti avrei sputacchiato addosso una salivosa palla di pelo!"
"E non ha neanche il coraggio di dirglielo in faccia, la Signorina Sottutto-Io" aggiunse Conan. "Bleahhhh!!!".

Hermione sentì le frasi degli Stregatti e arrossì violentemente.
 
Harry si limitò ad alzare gli occhi al cielo e si limitò a borbottare ad alta voce: "E' solo preoccupata per lui, non è mancanza di stima!".
"Harry, per la barba di Merlino!...Ma...ci sono anche loro?"
"Ah, gli Stregatti?...Si, certo. Sono sempre stati con noi, perfino a Grimmauld Place"
"Sempre...che significa?"
"Anche in bagno"
Hermione arrossì ancora di più.

"Primo Livello, Ministero della Magia e Personale di Sostegno" 

Le griglie dorate si aprirono di nuovo scorrendo e Hermione rimase senza fiato. 
Davanti a lei c'erano quattro persone, due delle quali immerse in una fitta conversazione. 
Un mago dalla lunga chioma e uno splendido abito nero e oro, e una strega tozza con la faccia da rospo, un fiocco di velluto nei capelli corti e una tavoletta per appunti stretta al petto. 

"Se vuoi li uccidiamo subito, Harry" miagolò Pietra con un tono di voce serio. "Quale migliore occasione?".

Hermione squittì per l'ennesima volta.

"Al tuo comando, caro Prescelto" continuò Conan sussurrando. "Era facile agire quando avevi uno come Silente alle spalle che prendeva le decisioni per te, eh?"
"No...non ancora" replicò Harry con un sottile filo di voce, più preoccupato dalla gelida determinazione degli Stregatti che per l'improvvisa presenza di fronte a lui di Dolores Umbridge.
"Non ancora?" chiese Pietra ridacchiando. "E' la tipica risposta di chi ha un vero piano, ghghgh!...Stai improvvisando, vero Harry?".
"Ho detto non ancora..." mormorò Harry toccandosi la vecchia cicatrice lasciata da Dolores sulla sua mano. "E adesso...decido io".


 





  

















 
 

















  

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