
"Allora...sono giunto a conoscenza che Potter è andato in campeggio nella Foresta di Dean" sibilò Severus Piton lentamente e con un tono di voce mellifluo a Eileen e Daisy, appoggiando un braccio sopra la corteccia di un albero nel punto più ombroso della Foresta Proibita. "A quanto pare, alla signorina Granger piaceva fare le vacanze da quelle parti".
Un Asticello osservò Piton incuriosito da un ramo del albero. Lui ricambio lo sguardo in modo fulmineo, facendo scappare la piccola creatura più in alto.
Poi il Maestro di Pozioni si rivolse verso il sentiero che portava all'entrata di quella che una volta era stata la tana di Aragog.
Adesso i ragni sembravano aver paura del Preside di Hogwarts nominato da Lord Voldemort e non si permettevano neanche di avvicinarsi a lui.
"Si, Preside" miagolò Daisy annuendo. "Pietra e Conan ci hanno inviato da te per concordare un piano allo scopo di far pervenire la Spada di Grifondoro a Potter".
"Ovviamente...la Spada deve essere presa da un Grifondoro meritevole, in una situazione di grande audacia e coraggio" proseguì Eileen con un inchino anticipatorio delle sue scuse. "Ma è prudente da parte tua non mostrarti a Harry, Preside".
Piton si voltò inchinando lievemente la testa su un lato.
"Davvero?...Per la mia incolumità o per la sua?" chiese lui sogghignando.
"Harry ancora non sa che tu sei dalla sua parte, non se lo immagina nemmeno, non..." continuò Daisy mormorando.
"...Non si fida" la interruppe Piton, felice che la sua copertura stesse funzionando bene anche con Potter. "Bè...pensavo di utilizzare il mio Patronus. Potter non sa che è una cerva, ma la forma potrebbe suonargli familiare. Quanto alle condizioni di coraggio non vedo come..."
"...C'è una pozza d'acqua ghiacciata vicino la loro tenda, Preside" intervenne Daisy ridacchiando e mostrando una mappa del luogo disegnata con precisione a zampa. "Pietra e Conan non vedono l'ora di vedere il Prescelto tremare dal freddo".
"D'altra parte, ci vuole coraggio a farci un bagnetto..." mormorò Eileen sogghignando. "Io ci penserei due volte d'inverno ad immergermi sotto una lastra di ghiaccio".
"Un'idea meravigliosa, l'ideale per il nostro Signor Prescelto" disse il Preside di Hogwarts. "Certo che dopo aver affrontato il Signore Oscuro, il ragazzo non avrà paura di qualche cubetto di ghiaccio".
"Esatto!" miagolarono in coro Eileen e Daisy.
"Come vengono queste idee a Pietra e Conan?" rispose Piton. "Fate loro i miei migliori complimenti".
"Ehm...si, grazie Preside" replicò Daisy con un tono di voce incerto. "Per quanto riguarda Ron Weasley...se ne è andato".
"Non è affar mio" sibilò Piton, muovendo una mano come per scacciare una zanzara. "Adesso tornerete nella Foresta di Dean. Stanotte guiderò il ragazzo alla pozza che mi avete indicato usando il mio Patronus, proprio nel luogo dove troverà la spada immersa.
"Ehm...noi?" chiese Eileen incerta.
"Voi lo seguirete nascosti fra gli alberi, con discrezione. Durante l'operazione di recupero, se necessario, coprirete la mia presenza in qualunque modo. Andate pure, amiche mie".
"Agli ordini, Sev!" miagolò Daisy.
"A Stanotte, Sev!" concluse Eileen prima di sparire insieme alla sua amica.

Intanto nella Foresta di Dean, dopo due notti di poco sonno, Harry montava di guardia seduto davanti alla tenda: aveva la sensazione che quella notte ci fosse qualcosa di diverso. Guardava la Mappa del Malandrino per vedere Ginny, ma poi si ricordò che erano le vacanze di Natale e che doveva essere tornata alla Tana.
Nel paesaggio coperto di neve ogni minimo movimento sembrava amplificato dalla vastità della foresta. Era difficile distinguere tra un rumore di qualche animale notturno o di un ramo caduto da un eventuale nemico in avvicinamento.
Harry aveva appena sollevato una mano per vedere se riusciva a distinguere le dita quando accadde.
Una luce argentea apparve davanti a lui, muovendosi tra gli alberi. Qualunque cosa ne fosse la fonte, si spostava senza alcun rumore. La luce sembrava galleggiare a mezz'aria verso di lui.
Balzò in piedi, la voce paralizzata in gola, e alzò la bacchetta di Hermione.
Strizzò gli occhi perché la luce divenne accecante, gli alberi le si stagliavano davanti neri come la pece, qualunque cosa fosse si avvicinava.
"L'ultima cosa a cui penseresti in questo momento?" mormorò Conan al suo amico felino fra gli alberi.
"Prestare il mio accappatoio a Potter..." rispose Pietra.
"Zitti..." sibilarono in coro Eileen e Daisy.
Poi la fonte di luce uscì da dietro la quercia. Era una cerva bianco argento, splendente come la luna e abbagliante, che avanzava, sempre in silenzio, senza lasciare traccia di zoccoli nella fine neve fresca.
Veniva verso di lui con la bella testa eretta e i grandi occhi orlati di lunghe ciglia.
"Certo il mio Patronus a forma di criceto non lo avrebbe preso in considerazione" mormorò Pietra. "Ma una cerva..."
"Gli ricorderà il Patronus di suo padre" miagolò Conan. "Una volta credevo che il Patronus di James fosse un altro animale, un maia...."
"Piantatela!" lo interruppe Daisy.
Eileen guardò Conan con uno sguardo torvo.
"D'accordo, miao, scherzavo" miagolò Conan facendo spallucce. "Comunque era una vecchia diceria di Sev".
"Chiudete il becco o vi lego i baffi" sibilò Eileen con un tono voce deciso.
Gli Stregatti si erano posizionati una decina di metri dietro la cerva d'argento per sfruttarne la copertura della luce abbagliante.
Harry fissò la creatura, colmo di stupore non per la sua stranezza, ma per la sua inspiegabile familiarità.
Gli sembrava di aver atteso il suo arrivo, ma di aver dimenticato che si erano dati appuntamento. L'impulso di gridare e chiamare Hermione, che un attimo prima era stato fortissimo, svanì.
Sapeva, ci avrebbe scommesso la vita, che era venuta per lui e lui soltanto.
Si guardarono intensamente per alcuni istanti, poi lei si voltò e se ne andò.
"No!" esclamò lui, la voce incrinata, tanto a lungo era rimasto in silenzio. "Torna indietro!".
Lei continuò ad avanzare con calma tra gli alberi. Per un secondo lui esitò, tremante. Ma l'istinto superò la prudenza, e gli disse che quella non era Magia Oscura.
Si lanciò all'inseguimento.
Dietro la Cerva d'Argento gli Stregatti si mossero furtivamente, così come Severus Piton, aiutato sia dagli alberi, sia dal movimento dei felini che erano pronti a creare un diversivo, come una serie di rumori per distrarre il ragazzo.
Senza fare alcun rumore la Cerva d'Argento lo guidò nel folto della foresta, mentre Harry avrebbe desiderato tanto parlargli.
Infine lei si fermò. Girò un'altra volta la bella testa verso di lui, che si mise a correre, con una domanda che gli bruciava dentro, ma quando aprì le labbra per formularla, lei svanì.
Ora Harry aveva paura: la presenza della cerva aveva significato sicurezza.
"Lumos!" sussurrò, e la punta della bacchetta si accese.
Ascoltò alcuni scricchiolii di rami. Stava per essere aggredito? Perché lo aveva portato lì?
Qualcosa brillò alla luce della bacchetta e Harry si voltò di scatto, ma non vide altro che una pozza ghiacciata; la sua superficie nera e incrinata scintillò quando lui alzò ancora la bacchetta per osservarla.
Intanto gli Stregatti si erano riuniti al Preside di Hogwarts, a distanza di sicurezza per controllare la situazione e non essere facilmente individuati.
"Stai a vedere che Harry è talmente orbo da non vedere la Spada di Grifondoro sott'acqua" miagolò Pietra a Sev.
"Ha tutto ciò che gli serve, non fallirà" sibilò Piton con un tono di voce calmo. "Anche se stanotte suo padre non l'ha certamente favorito".
"Dici che gli ha trasmesso un carattere troppo sospettoso?" chiese Conan confuso.
"No, gli occhiali" replicò Severus imperturbabile.
"E se non bastassero?" chiese Daisy.
"E se non riuscisse a vederla perché la vista è peggiorata?" domandò Eileen. "Tornerebbe alla tenda a mani vuote, per la barba del gatto di Merlino!".
"In tale eventualità.. Dovrete rompere la lastra di ghiaccio e gettare Potter di peso dentro alla pozza" mormorò il Preside sogghignando. "E non lo farete uscire fino a quando non avrà preso coscienza e consapevolezza della presenza della spada".
"Siamo sempre pronti ad aiutare il Prescelto, ghghgh!" ridacchiò lo Stregatto. "In tal caso, per farci perdonare, gli regaleremo una bacchetta giocattolo nuova a pile".
"Regali babbani a Potter?" disse Piton alzando un sopracciglio. "Stiamo diventando sentimentali, Pietra".

Nel frattempo, Harry si avvicinò cauto alla pozza ghiacciata e guardò in basso. Il ghiaccio rifletteva la sua ombra distorta e il raggio di luce della bacchetta, ma in fondo, sotto la densa, nebulosa scorza grigia scintillava qualcosa. Una grande croce d'argento...
Il cuore gli balzò in gola: cadde in ginocchio sul bordo della pozza e diresse la bacchetta in modo da illuminare il più possibile il fondo.
Un brillio rosso cupo...era una spada con l'elsa incrostata di rubini...la Spada di Grifondoro giaceva sott'acqua, nella foresta.
La fissò senza quasi respirare, Com'era possibile? Com'era finita in una pozza nel bosco, così vicino a dove erano accampati? Dove era la persona che aveva voluto consegnargliela? Oppure la spada si era presenta a lui per una qualche sconosciuta magia?
Intorno a lui non c'era nessuno. Harry puntò la bacchetta verso la sagoma argentata e mormorò "Accio spada!".
Non si mosse. Non si era aspettato che lo facesse. Se fosse stato così facile, la spada sarebbe stata a terra, non nelle profondità di un laghetto gelato.
"Il ragazzo sta cercando di fare il furbo, eh?" chiese Eileen con sorrisetto malizioso.
"Ha cercato la soluzione più facile" osservò Daisy. "Ma almeno l'ha trovata".
"Tale e quale a suo padre" sibilò Piton.
"Tale e quale a sua madre" mormorò Pietra nello stesso tempo. "Sta andando per tentativi".
Piton si voltò a guardare lo Stregatto con aria interrogativa.
"Bè, dalle ricerche della scienza medica babbana si evince che l'intelligenza umana è trasmessa geneticamente in maggior qualità al neonato dalla mamma" chiarì Pietra rapidamente. "Ammesso sia vero...Ammesso abbia capito bene...".
Il Preside di Hogwarts aprì per un istante le labbra e poi annuì.
Mentre Piton e gli Stregatti lo tenevano d'occhio, Harry mormorò la parola 'aiuto', ma la spada rimase nel fondo della pozza, indifferente, immobile.
Una volta Silente gli aveva detto che soltanto un vero Grifondoro avrebbe potuto estrarla dal Cappello Parlante. E quali erano le qualità che definivano un Grifondoro? Una vocina dentro la sua testa gli rispose: audacia, fegato, cavalleria.
Harry sapeva cosa doveva fare. Doveva immergersi nell'acqua gelata e recuperare coraggiosamente la spada.
Così cominciò a spogliarsi, tremante, con i denti che battevano. Rimase in maglietta e mutande, scalzo nella neve. Posò in cima al mucchio dei vestiti la saccoccia che conteneva la sua bacchetta, la lettera di sua madre, il frammento di specchio di Sirius e il vecchio boccino; poi puntò la bacchetta di Hermione contro il ghiaccio.
"Diffindo"
Il rumore sembrò quello di una pallottola nel silenzio: la superficie della pozza s'infranse e frammenti di ghiaccio scuro dondolarono sull'acqua increspata. Non sembrava profonda, ma per prendere la spada avrebbe dovuto immergersi completamente.
Cercò di non pensare al freddo che avrebbe patito, si avvicinò al bordo e si tuffò.
Cercò la lama con i piedi intirizziti, ma poi decise di immergersi completamente.
Il freddo era una agonia, lo aggrediva come fuoco.
Dopo pochi secondi Harry arrivò sul fondo e allungò la mano, cercando la spada. Le sue dita si chiusero intorno all'elsa; la sollevò.
Poi, qualcosa gli si strinse intorno al collo. Non erano alghe: la catena dell'Horcrux si era tesa e gli schiacciava la trachea.
Harry scalciò con forza per risalire in superficie, ma riuscì solo a spingersi contro il margine roccioso del laghetto.
Divincolandosi, soffocando, tirò la catena che lo strangolava, le dita gelate, incapaci allentarla, adesso piccole luci gli esplodevano dentro la testa, sarebbe affogato, non c'era nulla, nulla che potesse fare, le braccia che si chiudevano attorno al suo petto erano certamente quelle dalla morte...
Tossendo, rinvenne e si ritrovò a faccia in giù nella neve. Da qualche parte accanto a lui qualcun altro ansimava e tossiva e barcollava.
I colpi di tosse erano troppo profondi, i passi troppo pesanti per essere Hermione.
"Avete visto, miao?" miagolò Conan. "E' tornato Ron Weasley! Ma come ha fatto a trovarli?"
"Una vera fortuna, mi ha risparmiato una pesca con la rete a strascico" rispose Pietra. "Che ne pensi, Sev?"
"Forse sei anni di istruzione magica sono serviti a qualcosa" mormorò Piton con un tono di voce pacato.
"Il Medaglione di Serpeverde voleva uccidere Harry, non c'è dubbio" sibilò Daisy.
"Già, adesso l'Horcrux sa di essere in pericolo". replicò Eileen.
Harry non ebbe la forza di alzare la testa e scoprire l'identità del suo salvatore. Riuscì solo a portare una mano tremante alla gola e a tastare il punto in cui il medaglione gli aveva inciso un taglio netto nella carne.
Era sparito, qualcuno lo aveva liberato. Poi una voce affannata parlò sopra la sua testa.
"Ma...sei...scemo?"
Solo la sorpresa di sentire quella voce riuscì a dargli la forza di alzarsi. Davanti a lui c'era Ron, che teneva ii una mano la Spada di Grifondoro e nell'altra il medaglione con la catena spezzata.
"Perché cavolo non ti sei tolto questa roba prima di tuffarti?" chiese Ron facendo dondolare l'Horcrux avanti e indietro.
Harry non seppe rispondere, la Cerva d'Argento non era nulla, nulla in confronto al ritorno di Ron.
Si rivestì fissando Ron, che si era tuffato nel laghetto e gli aveva salvato la vita.
"Sei stato t-tu?" domandò Harry.
"Bè, si" rispose Ron un po' confuso.
"Tu ha-hai evocato quella cerva?"
"Cosa? No certo che no! Pensavo che fossi stato tu!"
"Il mio Patronus è un cervo. Maschio"
"Già. Mi pareva che fosse un po' diversa. Niente corna"
"Perché sei qui?"
Evidentemente Ron sperava che la domanda arrivasse più in là, o mai.
"Bè, io sono...insomma...sono tornato. Se..." Si schiarì la voce. "Se mi vuoi ancora".
Ci fu una pausa. Ron si guardò le mani. Per un attimo fu sorpreso nel vedere le cose che stringevano.
"Ah, già, l'ho presa" osservò, piuttosto inutilmente, alzando la spada perché Harry la vedesse bene. "E' per questa che ti sei buttato dentro, vero?"
"Si" rispose Harry. "Ma non capisco. Come hai fatto ad arrivare qui? Come sei riuscito a trovarci?"
E Ron gli spiegò rapidamente che era nella foresta a cercarli da ore e che, alla fine, aveva visto lui che seguiva la Cerva d'argento.
"Non hai visto nessun altro?"
"No. Io..."
Ma esitò, scoccando uno sguardo a due alberi a qualche metro di distanza.
"...Credo di aver visto qualcosa muoversi laggiù, ma stavo correndo verso la pozza, perché tu eri andato sotto e non tornavi su, quindi non potevo perdere tempo a...ehi!"
Ron non fece in tempo a dire 'ehi!' che una folata di vento leggera sembrò attraversare la parte del bosco indicato e alcuni rami di alberi si mossero quasi in modo impercettibile.
Harry stava già correndo verso il punto indicato da Ron per controllare, ma non c'era alcuna traccia.
"Trovato qualcosa?" chiese Ron.
"No" rispose Harry.
"Allora come c'è entrata la spada nel laghetto?"
"Chiunque abbia evocato quel Patronus deve avercela messa dentro"
"Pensi che sia quella vera?"
"C'è un modo per scoprirlo, no?" replicò Harry.
Harry si guardò intorno, tenendo alta la bacchetta di Hermione, e individuò il luogo adatto per distruggere l'Horcrux, una pietra piatta all'ombra di un platano.
"Vieni" fece strada a Ron, rifiutandosi di prendere la spada offerta dal suo amico. "No, devi farlo tu"
"Io?" esclamò Ron spaventato. "Perché?"
"Perché sei tu che hai preso la spada dalla pozza. Credo debba farlo tu"

Non era un atto di gentilezza o generosità. Con la stessa certezza con cui aveva capito che la cerva era amica, sapeva che era Ron a dover usare la spada, Se non altro, Silente gli aveva insegnato qualcosa su certi tipi di magia, sul potere incalcolabile di certi gesti".
"Io lo apro" continuò Harry "e tu lo colpisci. Subito, d'accordo? Perché qualunque cosa ci sia dentro, lotterà. Il pezzo di Riddle nel diario ha cercato di uccidermi".
"Come farai ad aprirlo?" domandò Ron. Sembrava terrorizzato.
"Gli chiederò di aprirsi in Serpentese" rispose Harry. La soluzione gli salì così spontanea alle labbra che pensò di averla sempre saputa, nel profondo. Forse a causa della sua connessione magica con Voldemort.
Guardò la 'S' tempestata di lucenti pietre verdi: era facile immaginarla come un minuscolo serpente curvo sulla pietra fredda.
Ron pregò Harry di non aprirlo, perché quel medaglione faceva più effetto su di lui che sul suo amico. Quando lo aveva portato al collo, gli aveva messo in testa strane cose...
Tuttavia, per Harry era una ragione in più perché fosse proprio Ron ad affrontarlo e distruggerlo.
"Non posso farlo, Harry!"
"Si che puoi" insisté Harry. "Puoi! Hai preso la spada, so che devi essere tu a usarla. Per favore, fallo fuori, Ron".
Sentir pronunciare il suo nome funzionò come un eccitante. Ron deglutì, poi, inspirando forte dal lungo naso, si avvicinò di nuovo alla pietra.
"Dimmi quando" gracchiò.
"Al tre" rispose Harry, prima di concentrarsi sul Serpentese. "Uno...due...tre...apriti!"
L'ultima parola suonò come un sibilo e un ringhio e le porticine d'oro del Medaglione di Serpeverde si spalancarono con un piccolo scatto. Dietro le finestrelle di vetro parevano esserci gli occhi belli e scuri di Tom Riddle.
"Colpisci" ordinò Harry, tenendo fermo il medaglione sulla pietra.
Ron sollevò la spada con le mani tremanti e poi una voce si alzò sibilando dall'Horcrux.
"Ho visto il tuo cuore, ed è mio".
"Non ascoltarlo!" esclamò Harry, rauco. "Colpisci!"
"Ho visto i tuoi sogni, Ronald Weasley, e ho visto le tue paure. Tutto ciò che desideri è possibile, ma tutto ciò che temi è altrettanto possibile..."
"Colpisci!" urlò Harry.
"Il meno amato, sempre, dalla madre che voleva tanto una femmina...il meno amato, ora, dalla ragazza che preferisce il tuo amico...l'eterno secondo, sempre eclissato..."
"Ron, colpiscilo adesso!" tuonò Harry.
Ron levò ancora più alta la spada e in quel momento gli occhi di Riddle s'incendiarono di rosso.
Dalle due finestrelle del ciondolo, dagli occhi, sbocciarono come due grottesche bolle, le teste di Harry e Hermione, bizzarramente deformate.
Ron urlò e indietreggio mentre stavano prendendo forma due figure umane, e il vero Harry fu costretto a lasciare il ciondolo perché stava diventando incandescente.
"Ron!" gridò il Riddle-Harry. "Perché sei tornato? Stavamo meglio senza di te, eravamo più felici senza di te, lieti della tua assenza...abbiamo riso della tua stupidità, della tua vigliaccheria, della tua presunzione..."
"Presunzione!" ripeté Riddle-Hermione, che era più bella e più terribile di quella vera. "Chi potrebbe guardarti, chi mai vorrebbe guardarti, accanto a Harry Potter? Che cos'hai fatto mai, in confronto al Prescelto? Che cosa sei, paragonato al Ragazzo Che E' Sopravvissuto?"
"E chi è il Prescelto paragonato a noi, Conan?" chiese Pietra che volteggiava sopra il platano.
"Sai come sono gli umani" borbottò Conan. "Basta che uno straccio di profezia voli per l'aria ed ecco che si montano subito la testa".
Eileen e Daisy li guardarono basite.
"Ron, colpisci, COLPISCI!" lo esortò Harry, ma Ron non si mosse.
"Tua madre ha confessato" continuò beffardo Riddle-Harry, mentre Riddle-Hermione rideva, "che avrebbe preferito me come figlio, che sarebbe stata felice di fare cambio..."
E dopo averlo preso in giro, Riddle-Hermione baciò Riddle Harry con grande passione.
Ron alzò di nuovo la spada pervaso dal dolore.
Ron guardò verso di lui e a Harry parve di vedere una traccia di scarlatto nei suoi occhi.
"Ron...?"
"Stai a vedere che Ron trafigge Harry con la Spada di Grifondoro" miagolò Conan.
"Pensi che dovremmo intervenire?" chiese Pietra. "Ho un sonno..."
"Per fare cosa?" chiese Daisy.
"Uccidere Ron, naturalmente?" domandò Conan.
"Cosa...?" borbottò Eileen.
"Scherzavo, scherzavo, ehi!" si affrettò a chiarire Conan prima che Scintille usasse il collare magico per Schiantarlo.
La spada lampeggiò, affondò: Harry balzò di lato; si udirono un clangore metallico e un lungo urlo. Harry si rigirò, scivolando nella neve, la bacchetta pronta, ma non c'era nulla contro cui combattere.
Le versioni mostruose di lui e Hermione erano sparite: c'era solo Ron, in piedi con la spada in mano, che guardava i resti del medaglione sulla pietra piatta.
Lentamente Harry tornò da lui, immaginò come si sentisse il suo amico, e poi, raccolse il medaglione: la cosa che era vissuta nell'Horcrux era scomparsa; torturare Ron era stato il suo ultimo atto.
Ron lasciò cadere la spada a terra e s'inginocchio con la testa fra le braccia. Tremava, ma Harry capì che non era per il freddo. Si ficcò in tasca il medaglione rotto, s'inginocchiò accanto a Ron e gli posò cautamente una mano sulla spalla. Interpretò come un buon segno che l'amico non l'allontanasse.
A quel punto Harry decise di chiarire una volta per tutte ogni dubbio, e così, rivelò a Ron quanto aveva pianto Hermione a causa della sua assenza, e che per lui era come una sorella, niente di più.
Dopo un breve silenzio, Ron accettò la verità pronunciata da Harry e si scusò per essersi allontanato da loro.
"Direi che questa notte ti sei fatto perdonare" ribatté Harry. "Hai preso la spada, hai distrutto l'Horcrux, mi hai salvato la vita"
E dopo aver scherzato un po' sulle parole pronunciate, i due amici si abbracciarono.
"E ora" concluse Harry quando si separarono, "dobbiamo solo ritrovare la tenda".
Del resto c'era ancora Hermione con cui dover fare i conti.
Ritrovata la tenda, Harry svegliò Hermione. E per Ron fu un'altra dura prova: doveva sottoporsi al giudizio della sua amata per averla abbandonata nel bel mezzo della missione.
La prima reazione di Hermione fu tempestare Ron di pugni, mentre lo Stregatto e Conan che volteggiavano sopra di lei, la incitavano a continuare.
Volarono offese pesanti. Poi Hermione tentò di strappare la bacchetta di mano a Harry ma non ci riuscì.
Hermione proseguì con l'elenco delle malefatte di Ron e lui non poté fare altro che presentare le sue scuse a ripetizione.

"Bè, cos'altro posso dire?" urlò Ron. Harry fu lieto che reagisse.
"Ah, non so!" gridò Hermione, con spaventoso sarcasmo. "Frugati il cervello, Ron, non dovresti metterci più di un paio di secondi..."
"Vuoi chiedere un risarcimento danni prematrimoniale?" chiese Pietra avvicinandosi all'orecchio della ragazza. "Conosco un avvocato Stregatto così bravo che riesce farti divorziare prima che tu sia sposata..."
"Zitta, bestiaccia insensibile..."
"Passi la bestiaccia, ma insensibile no, eh..."
"Hermione" intervenne Harry, che trovava le ultime parole della sua amica come un colpo basso. "Mi ha appena salvato la..."
"Non m'importa" "Strillò lei. "Non m'importa cosa ha ha fatto! Settimane e settimane, e per quella che ne sapeva potevamo essere morti..."
"Impossibile, c'eravamo noi a pararvi il..." miagolò Conan.
"Zitto anche tu...bestiaccia...ins...ins..." mormorò Hermione, mentre i suoi amici si accorsero che sembrava parlare da sola.
Era chiaro che stava dialogando con i felini di loro conoscenza.
"...insensibile?"
"Insopportabili, tu e il tuo amico..."
"Va già meglio, grazie"
"L'avete portata voi la spada?"
"Chissà, miao"
A quel punto, Ron gli spiegò che avrebbe voluto tornare un minuto dopo, ma che aveva avuto problemi con una banda di Ghermidori, che aveva notizie delle loro imprese dalla Gazzetta del Profeta, e che aveva scoperto un nuovo potere misterioso del Deluminatore, lo strumento che gli aveva permesso di ritrovare i suoi amici nella Foresta di Dean.
"Il Deluminatore?" chiese Hermione, così sorpresa da dimenticare la sua espressione fredda e rabbiosa.
"Non serve solo ad accendere e spegnere le luci" spiegò Ron. "Non so come funziona o come mai è successo in quel momento e non prima, perché è da quando me ne sono andato che volevo tornare. Ma stavo ascoltando la radio, la mattina di Natale, molto presto, e ho sentito...ho sentito te".
Guardò Hermione.
"Il Deluminatore era lo strumento che inventò Albus per ritrovare sempre Gellert ovunque fosse" mormorò Daisy.
"Romantico, no?" rispose Eileen.
"Mi hai sentita alla radio?" chiese Hermione incredula.
"No, ti ho sentito uscire dalla mia tasca. La tua voce" e mostrò di nuovo il Deluminatore, "veniva da qui".
"E che cos'è che avrei detto?" chiese Hermione con un tono di voce tra lo scettico e il curioso.
"Il mio nome. 'Ron'. E hai detto...qualcosa a proposito di una bacchetta..."
Hermione diventò tutta rossa.
"Così l'ho tirato fuori" continuò Ron, guardando il piccolo oggetto, "e non è che fosse diverso dal solito, ma ero sicuro di averti sentito. Allora l'ho fatto scattare. E nella mia stanza si è spenta la luce, ma ne è apparsa un'altra fuori della finestra. Era una sfera di luce, pulsava, tipo, ed era azzurrina, come l'alone attorno a una Passaporta, avete presente?".
"Si" risposero insieme Harry, Hermione, e gli Stregatti, meccanicamente.
"Ho capito che mi chiamava" proseguì Ron. "Ho preso la mia roba, mi sono messo lo zaino in spalla e sono uscito in giardino. La pallina di luce era lì a mezz'aria, ad aspettarmi, e quando sono uscito è rimbalzata un po' e io l'ho seguita dietro il capanno e poi lei...bè, mi è entrata dentro".
"Scusa?" chiese Harry, certo di non aver sentito bene.
"Ha galleggiato verso di me" spiegò Ron, mostrando il movimento con l'indice libero, "qui sul petto, e poi...è entrata. E' finita qui" e toccò un punto vicino al cuore, "l'ho sentita, era bollente. E quando ce l'ho avuta dentro ho capito cosa dovevo fare, ho capito che mi avrebbe portato dove dovevo andare. Così mi sono Smaterializzato e sono sbucato su una collina. C'era neve dappertutto..."
"Eravamo là" confermò Harry. "Ci abbiamo passato due notti, e la seconda mi era sembrato di aver sentito qualcuno che si muoveva nel buio e chiamava!"
"Si, bè, probabilmente ero io" disse Ron. "I vostri Incantesimi protettivi funzionano, tra parentesi, perché non vi vedevo e non vi sentivo. Ero sicuro che eravate da quelle parti, però, quindi alla fine mi sono ficcato nel sacco a pelo e ho aspettato che uno di voi sbucasse fuori".
"Come abbiamo fatto a non accorgerci di Ron?" domandò Eileen.
"Qualcuno dormiva di guardia?" aggiunse Daisy.
"Chi, noi?" miagolarono Pietra e Conan confusi. "Possibile mai che ci siamo addormentati?"
"In realtà no" rispose Hermione. "Ci siamo Smaterializzati sotto il Mantello dell'Invisibilità, per maggior prudenza. E ce ne siamo andati molto presto, perché, come ha detto Harry, avevamo sentito qualcuno".
"Bè, sono rimasto su quella collina tutto il giorno" continuò Ron. "Speravo sempre che sareste comparsi. Ma quando è venuto buio ho capito che vi avevo mancato, così ho acceso di nuovo il Deluminatore, è uscita la luce azzurra ed è entrata dentro di me, mi sono Smaterializzato e sono arrivato qui, in questi boschi. Non vi ho visti neanche stavolta, perciò potevo solo sperare che uno di voi alla fine saltasse fuori, e Harry l'ha fatto. Bè, prima ho visto la cerva, ovviamente".
"Hai visto cosa?" domandò Hermione brusca.
Raccontarono l'accaduto e durante la storia della Cerva d'Argento e della spada nella pozza Hermione spostava lo sguardo torvo dall'uno all'altro, così concentrata che si scordò di tenere braccia e gambe incrociate.

"Ma doveva essere un Patronus!" esclamò. "Non avete visto chi l'ha evocato? Non avete visto nessuno? E vi ha portati fino alla spada! Non ci posso credere! E poi cos'è successo?"
Hermione continuava a sospettare dell'aiuto degli Stregatti, ma non capiva come facevano a possedere la spada.
Ron spiegò che aveva visto Harry gettarsi nella pozza e aveva aspettato che tornasse su; quando aveva capito che qualcosa non andava, si era tuffato per salvarlo, poi era tornato a prendere la spada. Arrivò fino all'apertura del Medaglione di Serpeverde, poi esitò e s'inserì Harry.
"...E Ron l'ha trafitto con la spada".
"E...ed è andato? Così?" sussurrò lei.
"Bè, ha urlato " rispose Harry, gettando un'occhiata a Ron. "Guarda".
Le tirò il medaglione in grembo; con cautela lei lo prese e osservò le finestrelle perforate.
Intanto Ron, che era scappato dai Ghermidori rubando loro una bacchetta, la consegnò a Harry, che era rimasto senza la sua.
Nel frattempo, Hermione mise l'Horcrux distrutto nella borsa di perline. Poi si arrampicò di nuovo sul suo letto e si distese senza dire una parola.
"Non potevi sperare che andasse molto meglio di così, credo" mormorò Harry.
"Si" rispose Ron. "Poteva finire peggio. Ti ricordi quando mi ha scatenato contro quegli uccelli?"
"Non è ancora escluso che lo rifaccia" arrivò la voce di Hermione soffocata da sotto le coperte, ma Harry vide Ron accennare un sorrisetto mentre prendeva il pigiama marrone dallo zaino.
"Confessa, miao....Ti ha fatto piacere rivedere il tuo amato Ron" miagolò lo Stregatto all'orecchio di Hermione. "Ron non si è frugato tanto nel cervello, ma nel cuore si..."
"E se invece di uccelli magici scatenassi cani magici?" replicò Hermione stizzita.
"Essere saggio e amare eccede le capacità umane!"
"Shakespearare!...Conosco anche l'opera da dove..."
"Ovviamente, Signorina Sottuttoio...buon riposo!".