Libro sette, capitolo 14: Una conversazione illuminante

  





  Miagolamente ispirato al Libro sette, capitolo 14: Il ladro







Harry aprì gli occhi e fu accecato da una luce verde e oro; non sapeva che cosa fosse successo, sapeva solo di essere disteso tra foglie e rametti.

Poi qualcosa si mosse vicino al suo viso e si accorse che era il piede di Ron.
Si guardò intorno e vide che loro due e Hermione erano distesi in una foresta, soli.
O almeno in presenza di quattro Stregatti invisibili.

Di primo acchito Harry credette che fosse la Foresta Proibita, ma gli alberi erano più giovani, più radi, il terreno più sgombro.
Incontrò Hermione, anche lei carponi, vicino alla testa di Ron. Non appena lo sguardo gli cadde su di lui, tutti gli altri pensieri svanirono: aveva il corpo ricoperto di sangue e il volto, bianco grigiastro, spiccava contro la terra coperta di foglie.
L'effetto della Pozione Polisucco stava svanendo.

"Credi che dovremmo aiutarli, miao?" chiese Daisy preoccupata.
"No. Non ancora" miagolò Pietra con un tono di voce più tranquillo. "Voglio vedere se Hermione si è davvero preparata al meglio per questo lungo viaggio".
"Ron potrebbe morire dissanguato..." mormorò Eileen.
"Impossibile" borbottò Conan. "Con una trasfusione magica di sangue di Stregatto si rimetterebbe in piedi in pochi secondi. C'è solo un effetto collaterale per gli umani, e cioè..."
"...Miagolerebbe di tanto in tanto per il resto della vita" concluse Daisy scuotendo la testa.

"Cosa gli è successo?" chiese Harry alla sua amica.
"Si è spaccato" rispose Hermione, che stava armeggiando con la manica di Ron, dove il sangue era più fresco. 
Harry rimase a guardare inorridito, mentre lei squarciava la camicia di Ron.

"Harry, presto, nella mia borsa, c'è una bottiglietta con scritto 'Essenza di Dittamo'..."

Il giovane mago corse alla borsa color viola e, grazie all'Incantesimo 'Accio Dittamo', riuscì a trovarla e a portarla di corsa a Hermione.
Tre gocce bastarono a stabilizzare la ferita e a rimarginarla.

"Però" commentò Harry.

"Però, miao" commentò lo Stregatto. "Certo mi aspettavo di più da Hermione. Per esempio, una magia curativa...un Incantesimo Epismendo?"
"Accontentati, non è una Guaritrice" osservò Eileen sbuffando.
"Non importa" miagolò Conan. "Stanotte ci penserà Daisy a fare a Ron qualche Incantesimo riparatore per umani, giusto?"
"Potete giurarci" rispose Daisy. "Ciò che basta per accelerare la guarigione. Non sono neanche io una Guaritrice; ho solo fatto un corso di pronto soccorso magico"

"E' l'unica cosa che mi sento di fare" spiegò Hermione, tremante. "Ci sono Incantesimi che lo ricostruirebbero, ma non oso provarli, rischierei di sbagliare e fare peggio...ha già perso tanto di quel sangue..."
"Come ha fatto? Cioè..." Harry scosse il capo, cercando di chiarirsi le idee, di capire cos'era accaduto, "perché siamo qui? Credevo che stessimo tornando in Grimmauld Place..."

Hermione prese un gran respiro. Era sull'orlo delle lacrime.

"Harry, non credo che potremo tornarci"
"Che cosa...?"
"Mentre ci Smaterializzavamo, Yaxley mi ha afferrato e non sono riuscita a liberarmi, era troppo forte, e quando siamo arrivati a Grimmauld Place mi teneva ancora, poi...bè, deve aver visto la porta, avrà pensato che ci saremmo fermati lì, allora ha allentato la presa e io me lo sono tolto di dosso e vi ho portato qui, invece!"
"E lui dov'è? Un momento...non vorrai dire che è in Grimmauld Place? Non può entrare, vero?"

Gli occhi di lei scintillavano di lacrime trattenute.

"Harry, credo di si. Io...io l'ho costretto a mollarmi con una Fattura Revulsiva, ma l'avevo già portato dentro la protezione dell'Incanto Fidelio. Dopo la morte di Silente, noi siamo Custodi Segreti, quindi gli ho passato il segreto, giusto?"

Inutile illudersi: aveva ragione. Harry pensò a Kreacher, che non avrebbe potuto rivedere tanto presto, proprio ora che aveva costruito un rapporto amichevole con lui.

"Harry, scusa, mi dispiace tanto!" 
"Sciocca, non è colpa tua! Mia semmai..."

Infilò la mano in tasca e ne tirò fuori l'occhio di Moody.
Hermione fece un passo indietro orripilata.
Tutti gli Stregatti fecero un passo avanti.

                                   

"La Umbridge l'aveva incastrato nella porta del suo ufficio, per spiare la gente. non potevo lasciarlo lì...Ma è così che hanno capito che c'erano intrusi"

"Se non lo avesse preso lui lo avrei preso io, poco cambiava" brontolo Pietra facendo spallucce.

Prima che Hermione potesse replicare, Ron gemette e aprì gli occhi. Il suo volto era grigio e imperlato di sudore.

"Come ti senti?" sussurrò Hermione.
"Uno schifo" gracchiò lui in risposta, e si tastò il braccio ferito con una smorfia.
"Dove siamo?"
"Nei boschi dove hanno tenuto la Coppa del Mondo di Quidditch" rispose Hermione. "Cercavo un posto riparato, nascosto, ed è stato..."
"...Il primo che ti è venuto in mente" concluse Harry, osservando la radura in apparenza deserta, sebbene avesse un sospetto sulla presenza degli Stregatti. 

Tuttavia, l'ultima volta che si erano Materializzati a Londra, i Mangiamorte li avevano individuati.

"Credi che dovremmo andarcene?" chiese Ron a Harry. Dalla sua espressione era evidente che era preoccupato anche lui per il precedente incontro imprevisto.
"Non lo so" rispose l'amico aggiustandosi gli occhiali.

"Se almeno la smettessero di farsi scappare dalle loro boccacce il nome del Signore Oscuro..." brontolò Conan.
"Già" miagolò Daisy. "Abbiamo tentato di farglielo capire, ma a quanto pare..."

Ron era ancora pallido e sudato. Sembrava troppo debole persino per tentare di stare seduto. La prospettiva di spostarlo era scoraggiante.

"Per ora restiamo qui" decise Harry.

Sollevata, Hermione balzò in piedi.

"Dove vai?" chiese Ron.
"Se restiamo, questo posto va protetto con qualche Incantesimo" rispose Hermione. Levò la bacchetta e iniziò a pronuciarli: "Salvio Hexia...Protego Totalum...Repello Babbanum...Muffliato...".

Poi la ragazza disse a Harry di tirare fuori la tenda e lui la prese dalla borsa, allo stesso modo del Dittamo.
Infine, la tenda fu montata con l'Incantesimo 'Erecto'. 

"Cave Inimicum" concluse Hermione con uno svolazzo rivolto al cielo. "Altro non so fare. Come minimo, sapremo che stanno arrivando. Non posso garantire che tengano lontano Vol..."
"Non pronunciare quel nome!" la interruppe Ron, aspro. Harry e Hermione si guardarono. Gli Stregatti tirarono un respiro di sollievo.

"Meglio un silenzio miagolante, che un irragionevole miagolare" sbottò Conan.
"Ben miagolato!" rispose Pietra.
"E bravo il nostro Ron!" aggiunse Eileen.

"Scusate", gemette Ron, nel tentativo di alzarsi, "ma ogni volta che lo sento, mi sembra come una fattura... Possiamo chiamarlo Voi-Sapete-Chi...per favore?"
"Silente diceva che aver paura di un nome..." cominciò Harry.

"Forse quel giorno a Grimmauld Place, in bagno, non ci siamo spiegati bene..." mormorò Daisy.

"Nel caso che tu non te ne sia accorto, chiamare Tu-Sai-Chi col suo nome non gli ha portato proprio bene, alla fine" ribatté Ron. "Insomma, mostra un po' di rispetto a Tu-Sai-Chi, no?"
"Rispetto?" ripeté Harry, ma Hermione gli schioccò uno sguardo d'avvertimento: non doveva litigare con Ron quando era così debole.

"Miao, rispetto per il potere magico del nemico, idiota" gli mormorò lo Stregatto a un orecchio.
"Ancora voi..." disse Harry con un filo di voce. "Idiota sarai tu..."

Poi Harry e Hermione trascinarono Ron dentro la tenda, completa di letti a castello, di bagno e di una piccola cucina. 
Fecero scivolare un pallido Ron nella piazza inferiore di uno dei letti a castello, constatando la fatica che aveva fatto il loro amico durante quel semplice e breve spostamento.

                                    

Hermione fece un tè; parlarono dei Cattermole lasciati al Ministero, e poi il pensiero andò al Medaglione di Serpeverde.

"Allora, ce l'hai?" chiese Harry alla sua amica, che nel frattempo guardava Ron teneramente.
"Ce l'Ho...cosa?" chiese lei, sussultando.
"Perché abbiamo fatto tutta questa fatica? Il Medaglione! Dov'è il Medaglione?"
"Ce l'hai?" ruggì Ron puntellandosi sui cuscini. "Nessuno mi dice niente! Cavoli, potevate dirlo!"
"Bè, stavamo fuggendo dai Mangiamorte, no?" ribatté Hermione. "Ecco".

Tirò fuori il Medaglione dalla tasca dell'abito per consegnarlo a Ron. 
Era grosso come un uovo di gallina. Una elaborata 'S' intarsiata con molte pietruzze verdi scintillava cupamente nella luce che filtrava dal tetto della tenda.

"Non è che qualcuno l'ha distrutto nel frattempo, eh?" chiese Ron speranzoso. "Voglio dire, siamo sicuri che sia ancora un Horcrux?"
"Ho paura di si" rispose Hermione, riprendendolo per guardarlo da vicino. "Se fosse stato neutralizzato con la magia ne sarebbe rimasta qualche traccia".

Lo passò a Harry, che se lo rigirò fra le dita. Sembrava perfetto, intatto. 

"Credo che Kreacher abbia ragione" disse. "Dobbiamo capire che fare ad aprirlo prima di poterlo eliminare" 
Tentò con l'incantesimo che Hermione aveva usato per forzare la camera di Regulus. Niente da fare. Restituì il ciondolo a Ron e a Hermione.
Entrambi fecero del loro meglio, ma non ebbero maggior successo.

"Lo senti?" chiese Ron in un sussurro, mentre lo teneva in pugno.
"Cosa?"

Ron passò l'Horcrux a Harry. Dopo qualche istante, Harry credette di aver capito che cosa intendeva Ron.
Era il proprio sangue che sentiva pulsare nelle vene, o qualcosa che batteva dentro il Medaglione, come un minuscolo cuore di metallo? 

"Cosa ne facciamo?" chiese Hermione.
"Lo teniamo al sicuro finché non abbiamo scoperto come distruggerlo" rispose Harry e, per quanto di malavoglia, si appese la catena al collo, nascondendo il Medaglione sotto i vestiti. 

"Dovremmo fare dei turni fuori dalla tenda" aggiunse, rivolto a Hermione. Si alzò e si stiracchiò. "E dovremmo pensare anche al cibo. Tu resta qui" intimò deciso a Ron, che aveva cercato di mettersi seduto e aveva preso una brutta sfumatura verde.

                                        

Fecero la guardia con lo Spioscopio fino a sera, mangiarono dei funghi selvatici gommosi cucinati da Hermione, o almeno tentarono di farlo. 
Tutto sembrava tranquillo intorno a loro, ma Harry con il Medaglione al collo aveva un senso di oppressione: era convinto che una volta recuperato l'Horcrux sarebbe stato euforico, ma non era così, provava solo ansia per il futuro. Aveva la sensazione di essere finito in un vicolo cieco.

C'erano altri Horcrux da qualche parte, ma non aveva la più pallida idea di dove potessero essere. Non sapeva nemmeno quali fossero.
Nel frattempo non era in grado di distruggere il solo che aveva trovato, l'Horcrux che in quel momento era posato sul suo petto nudo.
Curiosamente non aveva preso calore dal suo corpo, ma era così freddo contro la pelle che sembrava appena uscito dall'acqua ghiacciata.

La cicatrice prese a pizzicare di nuovo. Pensò a Kreacher rimasto a Grimmauld Place in balia di Yaxley, o forse si era nascosto. Gli sarebbe rimasto fedele?
Ron e Hermione avevano suggerito di non appellarlo, perché la Smaterializzazione Elfica avrebbe potuto portare da loro anche i Mangiamorte.

La cicatrice adesso bruciava. Poi le immagini nella sua mente...

"Dammela, Gregorovich" 

La voce di Harry era acuta, chiara e fredda; una mano bianca si dalle lunghe dita reggeva la bacchetta. L'uomo anziano contro cui la puntava era appeso a testa in giù.

"Non ha, non ha più! Rubata a me, tanti anni fa!"
"Non mentire a Lord Voldemort, Gregorivich. Lui sa...lui sa sempre".

La Legilimanzia di Voldemort utilizzata sul vecchio mago rivelò la verità anche a Harry: un giovane dai capelli biondi si era introdotto molti anni prima nella casa di Gregorovich e aveva portato via la Bacchetta di Sambuco.

"Chi era il ladro, Gregorovich?" domandò il Signore Oscuro.
"Io non sa, io mai saputo, un giovane...no...prego...prego!"

Un urlo prolungato, poi un lampo di luce verde...

"Harry!"

Aprì gli occhi ansante, la fronte che pulsava; era disteso a terra, appoggiato sul fianco della tenda. Guardò Hermione.

"Un sogno" mormorò, rizzandosi a sedere. "Devo essermi addormentato"
"Lo so che è stata la cicatrice! Lo vedo dalla tua faccia! Stavi guardando dentro la mente di Vol..."
"Non pronunciare quel nome!" dalla tenda arrivò la voce rabbiosa di Ron.

"Miao, c'è mancato un pelo" commentò Pietra impegnato a ispezionare il frigorifero nella tenda.
"Ma la Granger c'è o ci fa?" chiese Conan sbuffando.
"Bè, possiamo contare su Ron..." osservò Eileen.
"Finché è in grado di riprendere in tempo i suoi amici" aggiunse Daisy sospirando. "Pietra...non toccare quei funghi!"
"Chi, io?" miagolò lo Stregando richiudendo lentamente la porta del piccolo frigo.

Dopo essere stata ripresa da Ron, Hermione continuò con più calma.

"Bene. La mente di Tu-Sai-Chi, allora!"
"Non l'ho voluto io!" si difese Harry. "E' stato un sogno! Tu riesci a controllare i tuoi sogni, Hermione?"
"Se solo avessi imparato a usare l'Occlumanzia..."
"Ha trovato Gregorovich, Hermione, e credo che l'abbia ucciso, ma prima gli ha letto nella mente e ho visto..."
"E' meglio che faccia io la guardia, se sei così stanco da addormentarti" replicò Hermione gelida.
"Posso finire il turno!"
"No, è chiaro che sei sfinito. Vai a stenderti".

E si mise all'imboccatura della tenda con aria ostinata. Arrabbiato, ma deciso a evitare una lite, Harry si chinò e entrò. Il volto ancora pallido di Ron sbucava dal letto in basso; Harry si arrampicò su quello di sopra, si distese e guardò il buio soffitto di tela.

"Cosa fa Tu-Sai-Chi?" chiese Ron mormorando.
"Ha trovato Gregorovich. L'aveva legato e lo stava torturando"
"Come fa Gregorovich a costruirgli un'altra bacchetta se è legato?"
"Non lo so...è strano, vero?" rispose Harry. "Voleva una cosa da Gregorovich. Gli ha ordinato di dargliela, ma Gregorovich ha risposto che gli era stata rubata...e poi...poi..."

Ricordò come, nei panni di Voldemort, gli era apparso di infilarsi negli occhi di Gregorovich, nei suoi ricordi...

"Gli ha letto la mente e ho visto un ragazzo biondo appollaiato su un davanzale, che ha scagliato un incantesimo contro Gregorovich ed è sparito con un balzo. L'ha rubata, ha rubato la cosa che Tu-Sai-Chi stava cercando. E io...credo di averlo già visto da qualche parte...".
"Non hai visto cosa aveva in mano il ladro?"
"No...doveva essere una cosa piccola"
"Harry..."

Le doghe di legno del letto di Ron cigolarono. Qualcuno sembrò lamentarsi lievemente sotto di lui.

"Harry, secondo te Tu-Sai-Chi sta cercando qualcosa da trasformare in un altro Horcrux?"
"Non lo so". Harry rifletté. "Forse. Ma non sarebbe pericoloso per lui fabbricarne un altro?" Hermione non ha detto che ha già spinto la sua anima al limite?"
"Si, però forse non lo sa"
"Già...forse".

                                   

Fino a poco prima era sicuro che Voldemort stesse cercando di aggirare il problema dei nuclei gemelli delle loro bacchette, sicuro che dal vecchio fabbricante avrebbe trovato la soluzione...invece l'aveva ucciso, e senza fargli una sola domanda sull'arte delle bacchette.
Cosa voleva Voldemort?

Harry rivide il bel volto del ragazzo coi capelli biondi, allegro, ribelle; irradiava un alone di trionfale astuzia che gli ricordava Fred e George...anche un po' Pietra. 
Si era gettato dalla finestra di Gregorovich come un uccello, e Harry l'aveva visto, ma non ricordava dove...

Con Gregorovich morto, adesso era il ladro dalla faccia allegra a essere in pericolo, e fu su di lui che indugiarono i pensieri di Harry, mentre il russare di Ron cominciava a risuonare dal letto di sotto e anche lui ricadeva nel sonno.

Intanto Eileen e Daisy decisero di tentare di scambiare due miagolii con Hermione, apparendo di fronte a lei all'improvviso.

"Voi...qui?" sussurrò Hermione alzando la bacchetta.
"Prima che tu dia l'allarme" miagolò Daisy dolcemente. "Noi desideriamo solo parlare...consigliarti..."
"Da che parte..."
"...Stiamo?" la interruppe Eileen. "Possiamo alzare il livello della conversazione con domande meno ovvie, mia cara?"
"Vedi, Hermione, se stessimo contro di te saresti già un cadavere adagiato all'entrata di questa tenda" fece notare Daisy. "Andiamo oltre, per favore?"
"Non ho molto tempo" replicò Hermione abbassando leggermente la bacchetta. "Devo fare la guardia.."
"Lodevole da parte tua" miagolò Eileen con fare incoraggiante. "Ma dovresti ascoltare Ron e smetterla di pronunciare il nome di Voldemort, tanto per cominciare. Ci sono delle Maledizioni che si attivano pronunciando dei nomi..."
"C'è dell'altro?" domandò Hermione quasi infastidita.
"Bè, sei tu l'esperta di Storia della Magia del gruppo" aggiunse Daisy allargando le zampette. "Harry ha sognato un giovane umano dai capelli biondi che aveva rubato qualcosa a Gregorovich molti anni fa".
"E che c'entra con la Storia della Magia?" chiese Hermione incuriosita. "Dovrei conoscere quell'uomo?...E' un personaggio storico importante?"
"E' di notevole importanza. Potresti aiutare Harry a capire chi è quel ladro" spiegò Daisy pazientemente. "Ti sei portata una biblioteca dietro in quella borsa..."
"Voi sapete chi è..."
"Certamente"
"E allora perché non me lo dite?"
"Perché Pietra e Conan hanno scommesso contro di noi che Harry è un idiota e non riuscirà mai a scoprirlo!"
"E ci fate perdere tempo prezioso per una scommessa? Mi domando chi sono gli idioti..."
"Avete piantato una tenda; dovete distruggere un Horcrux e aspettare che Ron si rimetta...Tuttavia se non riuscirete a scoprirlo prima di abbandonare questa foresta, vi riveleremo il suo nome. Comunque...ehm...era una persona molto vicina ad Albus Silente".
"Pietra e Conan sono due sciocchi" sussurrò Hermione guardandosi intorno. "Potrei anche decidere di non aver mai parlato con voi e tacere con Harry"
"Uno stolto che non dice verbo non si distingue da un savio che tace".

Hermione cercò di stare calma e non rispondere alle velate provocazioni.

"Hai citato Molière" disse Hermione sogghignando. "Una sua commedia...Il Dispetto Amoroso"
"A quanto pare, Harry ha qualche speranza di vincere questa guerra insieme a te e a Ron" concluse Daisy applaudendo pacatamente.

Poi le Stregatte si resero invisibili agli occhi della ragazza 'illuminata' e tornarono a pigrare nella tenda. 































































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