Appena entrati nell'ufficio del Preside, un'affascinante stanza circolare ricca di oggetti stravaganti e misteriosi, Minerva disse a Harry Potter di attendere l'arrivo di Albus Silente, lasciandolo in compagnia dei quadri che ritraevano i precedenti Presidi di Hogwarts.
C'era anche un'enorme scrivania con le zampe ad artiglio, e dietro di essa, su uno scaffale, era appoggiato un cappello da mago, frusto e straccio... il Cappello Parlante.
Il ragazzo esitò. Gettò un'occhiata circospetta verso le pareti, ai maghi e alle streghe apparentemente addormentati.
In fondo che male c'era se prendeva il Cappello e se lo metteva in testa un'altra volta? Solo per vedere... Solo per accertarsi che lo avesse effettivamente assegnato al dormitorio giusto.
Subito dopo averlo indossato, una vocina gli disse: «Pulce nell'orecchio, eh, Potter?».
«Ehm, si» mormorò lui. «Ehm... mi spiace disturbare... volevo chiedere...».
«Ti chiedi se ti ho messo nel posto giusto» disse il Cappello con grande perspicacia. «Devo ammetterlo, è stata una decisione particolarmente difficile. Ma rimango del mio parere». Il cuore di Harry gli balzò in petto.
E, a dispetto del pensiero di Harry, il Cappello continuò: «Saresti stato benissimo tra i Serpeverde».
Il ragazzo si sentì mancare il respiro, si tolse il Cappello e lo ripose sullo scaffale, poi replicò: «Guarda che ti sbagli!». Ma il Cappello non parlò più.