Percorso l'ingresso dell'immensa sala, debolmente illuminata, Harry tirò fuori la bacchetta, avanzando fino all'ultima coppia di colonne torreggianti contro le pareti.
Si ritrovò davanti la statua di un mago, alta fino al soffitto, dal volto antico e scimmiesco, e con una lunga barba rada che gli arrivava fino all'orlo della veste, scolpita fino a terra.
Tra i piedi grigi della mirabile scultura, che poggiavano sul pavimento levigato della sala, giaceva bocconi una figurina vestita di nero dai capelli rosso fiamma.
«Ginny!» bisbigliò Harry precipitandosi verso di lei. «Ginny! Dimmi che non sei morta! Ti prego, dimmi che non sei morta!».
Poggiò la bacchetta accanto a sé, prese la ragazzina per le spalle e la voltò. Aveva il volto bianco e freddo come l'alabastro ma gli occhi erano chiusi, il che significava che non era pietrificata.
«Ginny, ti prego svegliati!» bisbigliò disperato, scuotendola. La testa di Ginny ciondolò inerte.
«Non si sveglierà» disse una voce suadente.
«Tom... Tom Riddle?» chiese il Grifondoro colto di sorpresa dalla sua presenza in quel luogo misterioso.
Riddle annuì, senza levare gli occhi da Harry, poi gli rivelò che la sua amica era viva, anche se lo sarebbe stata ancora per poco.